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Ailano. Con la festa di San Giovanni parte la stagione “popolare” intorno ai Santi. Anche quest’anno stop alle processioni

Processioni e feste in piazza ancora sospese, ma la riflessione resta: San Giovanni Evangelista è motivo di comunione, di crescita nella fede, di relazioni sempre nuove ma soprattutto fa della sua comunità destinataria di un messaggio importante: Cristo al centro di ogni scelta

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Ailano, festa di San Giovanni, anno 2019. Foto facebook Raffaele Caruso

Quella di San Giovanni Evangelista ad Ailano, apre il lungo tempo delle feste patronali nella Diocesi di Alife-Caiazzo. Anche quest’anno, a causa della pandemia da Covid19, manifestazione religiosa e popolare contenuta per le regole che ancora vietano assembramenti e di conseguenza processioni e sante messe oltre il numero di posti consentito nelle chiese.

Non più la folla dietro la statua del Patrono che solitamente trascina dietro di sé l’intera popolazione; non più la grande festa popolare caratterizzata dall’omaggio del Gran Concerto Bandistico Città di Ailano, vanto artistico del Matese conosciuto il tutto il Meridione d’Italia; neppure quest’anno la presenza degli amici siciliani di San Giovanni La punta gemellati con Ailano in nome del Patrono.
Ma la festa, il valore di un momento scritto per sempre nella storia di una comunità parrocchiale, resta tale se la fonte di una devozione, che si tenta di non impoverire ma di leggere in maniera matura e sui tempi, è nella comunione vera, nella condivisione di un messaggio e di un modello identificato con il nome del Santo, e con tutti quelli che la Chiesa nel tempo ha identificato e donato come protettori e intercessori presso Dio. Questa mattina la presenza del vescovo Mons. Giacomo Cirulli è stata di vicinanza, di sostegno e di motivo per la preghiera; di guida e di riflessione sul motivo per cui si condivide la festa e la scelta di un testimone della fede… La prima visita del Pastore alla piccola comunità locale è stata accolta dal parroco don Nicola Pinelli e dal Sindaco Vincenzo Lanzone.

Ad Ailano, il San Giovanni di Maggio (il paese lo festeggia anche il 27 dicembre) è motivo di riflessione ulteriore sul perché nel piccolo e suggestivo borgo del Matese si ricordi l’Apostolo prediletto come avviene soltanto per poco più di 30 paesi in Italia, diversamente dal più popolare patrono quale San Giovanni Battista.  Oggetto di riflessione, nel 2015, il libro di Antonio Ferraro, San Giovanni Apostolo ed Evangelista. Unità ed identità di Ailano , residente in paese, e motivo di approfondimento devozionale e storico archeologico locale.

Risalire al motivo per cui Ailano ha scelto questo San Giovanni resta oggetto di studio lasciando in sospeso un “perché” definitivo. Gli studi archeologici sull’antico monastero benedettino di Santa Maria in cingla, la cui presenza è già attestata nel 795, luogo in cui con ogni probabilità fu redatto il famoso Placito di Teano, potrebbe anche spiegare la conoscenza e lo studio sull’Evangelista, autore del IV Vangelo, e motivo ininterrotto di studio e approfondimento teologici.

Ma Cosa conoscono davvero gli ailanesi di San Giovanni e del suo forte e inequivocabile messaggio di amore che racconta attraverso la vita di Gesù e in particolare dei suoi ultimi momenti? Ad una fede e una conoscenza specifica si sostituisce una religiosità che in alcuni momenti – secondo l’opinione e il costume più diffusi in paese – vede il “San Giovanni prima di Gesù”, tanto che in entra nella chiesa parrocchiale porta il suo saluto riverente solo all’altare su cui è collocato il mezzobusto del santo patrono. E se il culto di San Giovanni fosse solo quello per una figura, una sua rappresentazione?
I dubbi non mancano, dal momento che a molti sfugge sull’altare maggiore una delle più belle rappresentazioni artistiche che ritraggono l’apostolo prediletto in figura intera, tanto che per molti “non è quello il vero San Giovanni”, mentre quello raffigurato in busto si.
(Clarus 2015)

È la bellezza (e la contraddizione) della dimensione popolare delle feste, patrimonio ricco di queste terre, inciso nella storia e nelle abitudini di ogni popolo, che indirettamente lancia alla Chiesa la sfida e la provocazione bella di non tacere, ma di rinnovarsi nelle scelte educative e formative per le quali il culto ad un Santo può diventare motivo di formazione cristiana, di orientamento nelle scelte, di risposte alla vita calibrate su Cristo ma nella relazione con i fratelli, oggi.

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