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Pensare la Chiesa come ‘casa aperta al Padre’, la riflessione dei giovani sacerdoti di Alife-Caiazzo e Teano-Calvi

Dopo l'incontro con il clero diocesano di Teano-Calvi e Alife-Caiazzo e i laici nella giornata di ieri, padre Sabatino Majorano, teologo moralista, questa mattina ha incontrato i preti più giovani, prolungando la riflessione sull'Esortazione apostolica "Amoris Laetitia"

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Si è tenuto ieri, 13 maggio, presso la chiesa parrocchiale dei SS. Cosma e Damiano di Vairano Scalo, il ritiro spirituale del clero diocesano di Teano-Calvi e Alife-Caiazzo, con il vescovo mons. Giacomo Cirulli. La riflessione, guidata da padre Sabatino Majorano, docente di Teologia morale, è stata focalizzata sulla spiritualità del sacerdote vista alla luce della Parola di Dio nel tempo pasquale. Il momento di comunione tra le due Diocesi è proseguito nel pomeriggio, con l’incontro online riservato ai laici sull’Esortazione Amoris Laetitia. Questa mattina, invece, un momento di condivisione e aggiornamento pastorale rivolto ai sacerdoti più giovani delle due Diocesi.

Padre Majorano al Clero giovane
Padre Sabatino Majorano propone al Clero giovane una riflessione che si articola intorno al Ministero presbiterale vissuto come Diaconia ecclesiale e non individualistica per la crescita delle coscienze. La prima e doverosa sottolineatura, infatti, riguarda l’aspetto ecclesiale della pastorale: “Occorre – ricorda Majorano – che le linee di condotta pastorale siano condivise, ovvero che vadano cercate insieme nella pluralità di voci che compongono la Chiesa. La differenza nell’adozione delle linee pastorali, che è una degenerazione pastorale frutto dell’individualismo, genera non poca confusione nel popolo di Dio. La pandemia, inoltre, costituisce un fattore aggravante delle problematiche di ordine morale che quotidianamente i presbiteri si trovano ad affrontare e, quindi, rende ancor più necessario l’adozione di una linea pastorale comune e riconoscibile”.

Il presupposto di partenza per ogni agire pastorale è la comprensione della Chiesa casa aperta del Padre (Amoris Laetitia). Il segno concreto potrebbe essere, ad esempio, l’apertura delle Chiese. Ma l’apertura a cui il Papa invita riguarda, più in generale, le comunità: tutti possono partecipare alla vita ecclesiale. Anche per quanto attiene alla vita sacramentale occorre porsi nell’ottica del facilitare e non del controllare: le porte dei sacramenti – afferma papa Francesco – non si devono chiudere. Tutto ciò in linea con quanto afferma Sant’Alfonso Maria de’ Liguori: “so bene che dell’eucarestia non sono degni nemmeno gli angeli, ma Dio ha voluto degnarne l’uomo per guarire le sue infermità”.

Nella sua riflessione, inoltre, padre Majorano ha suggerito ai giovani Presbiteri alcune esigenze da tenere presenti nell’azione pastorale: evitare gli approcci dogmatici alla realtà e affermare la priorità della realtà sulla teoria (ascoltare il vissuto delle persone); riconoscere e indicare il bene possibile (fattori oggettivi indipendenti dal singolo impediscono di fare tutto il bene teoricamente pensabile, ma ciò deve spingere a ricercare e compiere il bene concretamente possibile); sviluppare la capacità di accompagnare (non dirigere, ma accompagnare); ricordare che i Presbiteri sono servitori dello Spirito che guida la coscienze nel bene, che non si può controllare o determinare il ritmo di crescita di ogni persona, che la fragilità non è una colpa, ma fa parte della nostra condizione umana; diventa colpa quando essa rifiuta la possibilità di grazia; preoccuparsi della dimensione sociale (ogni affermazione etica è anche politica e sociale); saper neutralizzare l’identità tra rispetto della libertà e indifferenza verso la libertà degli altri; sviluppare di più la cultura del noi; mettere al centro il diritto del più povero, difendere la ricchezza culturale, la bellezza naturale, incarnarsi.
Nella nostra proposta del Bene dobbiamo ricordarci che Cristo ci indica la via. Come il Cristo si è fatto Vangelo per noi? Incarnandosi, condividendo e annunciando. Anche il presbitero è chiamato ad agire così, altrimenti si ritroverà ad annunciare un’ideologia e non il Vangelo.

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