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Alessandro Parisi: un ritratto biografico

Alessandro Parisi, l'artista alifano scomparso lo scorso 13 maggio, torna in una dettagliata biografia a firma della figlia Emilia. Il percorso di studi e di arte, l'impegno civico per la sua città natale; le ultime possenti opere dedicate all'antichità

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Matese tra moderno e contemporaneo

di Emilia Parisi

Il primo incontro con l’Arte

Il maestro Alessandro Parisi nasce ad Alife, in provincia di Caserta, nel 1946. Il suo percorso plastico ha inizio nel 1970 con azioni su forme prodotte dall’industria per proseguire con le combustioni sui materiali in PVC raccolti nelle discariche. Sono di questo periodo il Rifiuto con gli occhi azzurri, il Rifiuto dal manico giallo (un rifiuto da trasporto) e ACE (realizzato con i vuoti di candeggina), originali fusioni di plastiche raccolte nelle discariche. È con opere di questo genere che Parisi è ospitato dal 1976 al Museu de Arte de Sao Paulo (San Paolo Brasile Esposizione Permanente), e nel lontano 1974 ha partecipato alla X Quadriennale d’Arte di Roma “La Nuova Generazione”. Premiato nel 1976 a Firenze per il V Premio Brunellesco, ha poi continuato il suo percorso creativo, attraversando le fasi più esaltanti del suo divenire artistico.

La tendenza alla pratica artistica nasce fin dalla più tenera età: da bambino stupiva chi lo vedeva disegnare, capacità trasmessagli dalla madre Emilia Bucci (Sposa D’Italia 1962). La tendenza alla pratica artistica come attività spontanea era diffusa nei componenti della famiglia Bucci: «Già in età prescolare – come raccontò Parisi stesso nel corso di un’intervista rilasciata nell’Aprile 2016 al mensile La Voce del Borgo – contemplavo rapito i bellissimi disegni chiaroscurati a matita e quelli dipinti a colori che lo zio Adriano aveva eseguito senza alcun particolare insegnamento!».

Negli anni della scuola elementare, Parisi disegnava trasportato dalla visione dei fumetti (Tex Willer, Cap. Michi, Il grande Bleck, etc.) e dalle immagini cinematografiche dei western con i pellerossa cacciati dalle cariche della cavalleria, le giubbe blu di Rin Tin Tin. «Spesso i miei disegni riguardavano i soldati dei due conflitti mondiali: alleati contro i tedeschi, i campi di battaglia, le trincee, le insidie dei fili spinati, gli assalti alla baionetta. Di tanto in tanto ero invitato nelle altre aule della scuola per fare un bel disegno con i gessetti sulla lavagna. Gli scolari osservavano in rigoroso silenzio!». Finita questa fase fumettistica, durante i tre anni delle scuole medie, Parisi sente il bisogno di trarre le figurazioni e i soggetti dal vivo, animali al pascolo, casolari di campagna e i monti che circondano la valle del tratto medio del fiume Volturno, qualche natura morta e alcuni ritratti di amici. I disegni scomparivano cedendo il primato ai colori, agli impasti corposi aggressivi contro le definizioni visive della grafica fumettistica. In questo periodo, frequenta un corso di ceramica istituito presso l’orfanotrofio da Don Pasquale Panella, ove poté conoscere la duttilità dell’argilla per modellare e qualche lezione di formatura in gesso di bassorilievi.

Il percorso di formazione artistico-culturale di Alessandro Parisi comincia nei primi anni del 1960 del secolo scorso quando l’attività pittorica giovanile, sempre pronta a mutare aspetto, si arricchisce di ritratti e autoritratti insieme a nature morte ad olio su carta. Nel 1963 il suo percorso di formazione appariva ormai chiaro, si iscrive così al Liceo Artistico di Napoli ove crebbe un maggior impegno confacente alla crescita culturale in un ambiente pieno di stimoli. I suoi disegni classici (copie di calchi a matita) piacevano ai maestri napoletani Armando Di Stefano, Di Ruggiero e a tanti altri professori di arte, i quali tenevano spesso le loro lezioni nelle Sale del Museo Archeologico di Napoli, dove erano al cospetto delle copie d’età romana dei marmi dei sommi scultori della Grecia Antica, Fidia, Mirone, Prassitele, Lisippo. etc. E fu così che nelle Sale della Figura disegnata, da studente poté ammirare la copia d’età romana della cosiddetta PSYCHE di scuola prassitelica. Quest’opera tornerà nel 1980 come opera dell’età matura. «Posi uno specchio sulla spianata cranica (che caratterizza questo busto), così gli osservatori, specchiandosi, entrano nell’opera che drammaticamente evoca le parole “il sonno della ragione genera mostri”». Psiche, la pace, la guerra, l’uomo fu il titolo di quest’opera che nel 1999 diverrà un monumentale bronzo composto da due identici busti contrapposti e muniti di specchi sulle spianate craniche.

Gli studi universitari e le prime esposizioni

Negli anni Settanta Parisi frequenta la scuola di Decorazione di Belle Arti di Napoli e fu allora che conobbe ed ebbe come maestro Giuseppe Capogrossi, l’artista dei ritmi martellanti delle catene di montaggio delle produzioni industriali degli anni Settanta. «Il maestro apprezzò le mie opere pittoriche, le riflessioni sui simulacri della guerra… In germe stava nascendo la Croce di Guerra che prenderà forma nel 1978 come un assemblaggio – nella finzione pittorica – di un cumulo di armi di ogni sorta: proiettili, bombe, pile di elmetti dei soldati, carri armati, baionette, mitraglie e nastri lunghissimi di proiettili, gli strumenti del sacrificio; tutto ciò si trasfigura nella Croce di Cristo, perché solo con essa si vince il male».

Nell’anno 74/75 fu ammesso ad esporre tre sue opere alla X Quadriennale d’Arte Moderna di Roma “La Nuova Generazione” al Palazzo delle Esposizioni, ove montò i grossi imballi di recipienti in plastica assemblati alla fiamma. Nel 1975 vinse il Primo Premio per la pittura, il Trofeo Brunellesco, indetto dalla Galleria dei Servi di Firenze con l’opera melanconica per la Caduta del gregario presso l’arrivo. Nel 1976 il Museo di Arte Moderna Sao Paulo Assis Chateaubriand acquisisce una sua opera, Maria del Terzo Mondo, ove ritorna la figurazione drammatica del neonato (Gesù), moribondo con pancia gonfia e livida tra le braccia di una Madonna con corona di spine già posta sul capo, prefigurazione della morte futura e di quella in atto dei bambini del Terzo Mondo.

Il maestro Alessandro Parisi con il fratello Gianni lavorano al modello di creta del busto di San Sisto

Tra passione e impegno civile

Nel 1984 il busto argenteo di S. Sisto I, Papa e Martire protettore di Alife, fu trafugato dalla Cattedrale ove era custodito dai primi anni del 1700. L’incarico di ricostruire l’immagine del Santo fu affidato al Maestro Parisi: «Mi fu affidato l’incarico di ricostruire l’immagine del Santo. Sbalzata dai maestri argentieri napoletani, la statua come tutte le opere di qualità si presentava (provvidenziali furono le foto scattate da Aurelio Martino) discretamente documentata nella sua bella veste tardo-barocca. Sei furono i mesi di lavoro, veramente impegnativi. Poi la fusione ad Agnone e, finalmente gli alifani, “figli di S. Sisto”, riebbero l’immagine da portare in processione del loro papà spirituale». Nel 1993 e per tutti gli anni Novanta Parisi compì un’escursione nei gorghi cromatici, il cosiddetto Linguaggio delle tracce: «Un turbine di colore si sprigiona dalla mia tavolozza stratificandosi con effetti materici, nascono così le Crustae, gli spessi strati di pittura multicolore, le tracce di inquieti stati d’animo si distendono su tele di grosso formato come febbrile e digressiva tensione linguistica che affiora emanata dalle mie molteplici anime». Nel 1999 Parisi realizza il Monumento ai Caduti di Faicchio, “Psiche, la pace, la guerra, l’uomo”, utilizzando due identici busti bronzei montati in posizione controversa; le spianate sul capo coperte da specchi catturano le immagini degli osservatori trascinandoli in un vortice emotivo e pensoso». Sempre nel 1999 Parisi fu eletto per far parte delle amministrazioni comunali. Divenne Assessore al Patrimonio StoricoArcheologico di Alife e si dedicò con particolare attenzione ai resti delle Mura bisognose di restauri; e allo scavo dell’Anfiteatro romano e allo sterro del Criptoportico, utilizzando i fondi europei POR Campania 2006. Reiterò l’avventura elettorale dal 2004 al 2009 nuovamente come assessore. Al termine di altri numerosi interventi (lo scavo della Necropoli sannitica nell’area destinata all’ingrandimento del cimitero), decise poi di non dedicarsi alle ulteriori attività politiche.

Omaggio all’antichità

Negli ultimi anni Parisi si dedica all’universo della cultura antichissima della sua città AAIOHA (Alife in Osco): «Ho riprodotto in terracotta e a forte ingrandimento il famoso didramma argenteo battuto circa 410 anni prima di Cristo. Accurate patinature ripropongono sulla superficie della terracotta l’argentatura come annerita dall’ossidazione». Qualche anno fa, tornò all’attenzione della cultura locale l’arrivo a Piedimonte Matese del cosiddetto Corridore del Cila dal Museo Archeologico di Napoli, ove era custodito il bellissimo bronzetto votivo trovato a Piedimonte nel 1928, alto appena 11 cm e prodotto intorno al 460/65 a. C. presso le officine-fonderie magnogreco-campane e raffigurante un imberbe giovinetto ignudo (nudità eroica) che eleva in alto un cinturone da guerriero con palese orgoglio per aver vinto una gara (oplitodromia= percorsi in armi dei giovani guerrieri della vhereias, associazione giovanile guerriera). «Nel 2013 iniziai a modellare il Corridore di grandezza pari a mt. 1,72; lo formai accuratamente in gesso e realizzai a sbalzo su rame il cinturone. La statua del Corridore dopo qualche anno era pronta. La fusione in bronzo avvenne presso la rinomata fonderia Guastini di Vicenza con ottimo risultato. L’immagine del Corridore del Cila che eleva il cinturone (cingulum), con la sua altezza a grandezza umana, si offre maggiormente alla comprensione del tenore qualitativo del piccolissimo bronzetto nel mondo della storia della scultura dell’area italica, allora sotto il tutoraggio culturale dei greci e dove confluivano emanazioni provenienti dalla madrepatria attica che attraversava, con i suoi maestri scultori Fidia, Mirone, etc, la fase finale dell’arcaismo maturo». Di recente, il maestro Parisi si è cimentato anche nella realizzazione delle teste dei famosi Guerrieri di Riace in un formidabile tête a tête con il passato. Ricordiamo, infine, la partecipazione con tre opere alla mostra collettiva di pittura Los colores y sìmbolos del Mediterraneo, che ha avuto luogo presso il Centro Culturale di Petrer ad Alicante in Spagna dal 16 al 31 Gennaio 2021.

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