La Chiesa Italiana verso il Sinodo: esperienza di cammino e di comunione sulle proposte per il futuro ecclesiale, che parta dal basso, dalle comunità locali, come ha chiesto Papa Francesco, prima di essere consegnata nelle mani dei Vescovi, e dopo – in forma concreta – rilanciata attraverso la proposta di un nuovo e aggiornato cammino pastorale.
Ne hanno discusso i Vescovi Italiani riuniti nell’assemblea generale lo scorso maggio, e adesso se ne parla a livello diocesano tra Vescovi e sacerdoti (è accaduto già tra il nostro vescovo Mons. Giacomo Cirulli e il Clero delle Diocesi di Teano-Calvi e Alife-Caiazzo) in vista dell’inizio del Sinodo fissato per il prossimo ottobre, secondo tempi lunghi, che vedranno le parrocchie, le Diocesi e poi l’intera Chiesa italiana coinvolte in più fasi di riflessione, di confronto e di lavoro fino al 2024, e successivamente coinvolte ne Giubileo del 2025.
Perché un Sinodo? E secondo quali criteri? Per rispondere a quali esigenze?
Un Sinodo prevede una revisione, una riflessione condivisa, un cammino insieme fatto di confronto, di proposte e di decisioni, dal basso appunto; perchè è in basso che ci sono le radici da cui crescono anche i più alti e slanciati fusti; dal basso, cioè a partire dalla vita delle persone, anima delle comunità parrocchiali, innestate nella vita sociale e politica di paesi e città, con l’esperienza sulla pelle di confronti, disagi, fratellanza, umanità da intercettare e da soccorrere, e Gesù Cristo da spiegare e annunciare al vicino.
La pandemia e tutte le sue conseguenze in più ambiti, ha rivelato il punto di arrivo di prassi consolidate, ma oggi ne rappresenta anche il punto di ripartenza. Ma non partono da “zero” le comunità ecclesiali italiane, bensì e “rafforzando quanto di buono e di bello si è già fatto negli ultimi anni, riaccendendo la passione pastorale, prendendo sul serio l’invito a rinnovare l’agire ecclesiale attraverso un costante discernimento comunitario”, come spiegano i Vescovi nella Carta d’intenti per il “Cammino sinodale” diffusa da qualche settimana e che ora raggiunge tutti nelle Comunità (SCARICA).
Un testo di sintesi e di facile lettura per comprendere i primi passi da compiere, il resto come esso stesso suggerisce, si costruirà lungo il cammino.
A fronte delle difficoltà generare dalla pandemia, è urgente creare occasioni di rigenerazione: “Piuttosto che cercare affannosamente soluzioni immediate – scrivono i Vescovi – sarà importante indicare i “punti cruciali” dell’azione pastorale per il prossimo futuro, facendo tesoro di quanto abbiamo imparato nel travaglio del tempo presente” e qui si apre il lungo elenco id esperienze maturate e consolidate durante la pandemia, a partire dallo sforzo comune di individuare i semi buoni affidati al terreno delle coscienze in questo difficile momento e non soltanto il peso e il dolore maturato.
Si tratta di dare risalto e – appunto – rigenerare quelle nuove formule già vissute come: ascolto della parola di Dio attraverso la lectio; complementarietà delle celebrazioni comunitarie e in famiglia; riflessione sulla speranza e la vita nell’aldilà; formule di catechesi per i ragazzi che superino il modello scolastico; occasioni di carità e solidarietà condivise tra più protagonismi della vita ecclesiale; maggiori legami con la famiglia e un maggior supporto al suo ruolo educativo…; confronto e collaborazione con la realtà civile….
Effettivamente un cammino che non vede sprovviste le Chiese diocesane di strumenti e dell’allenamento necessario a fronte di esperienze in molti di questi ambiti pastorali e sociali già radicati, discussi, verificati. Ma allineare il passo conta.
È il metodo la vera novità di questo percorso. “Ci è chiesto – si legge nella Carta d’Intenti – di passare da un modo di procedere deduttivo e applicativo a un metodo di ricerca e di sperimentazione che costruisce l’agire pastorale a partire dal basso e in ascolto dei territori. Finora gli Orientamenti CEI (per il decennio) erano approvati dall’Assemblea Generale e proposti alle diocesi che li recepivano attraverso iniziative, percorsi e azioni pastorali. Spesso hanno attuato anche percorsi e proposte assai stimolanti ed efficaci. La prospettiva del “Cammino sinodale”, che emerge per il prossimo quinquennio, dovrebbe sviluppare insieme riflessione e pratica pastorale: ascolto, ricerca e proposte dal basso (e dalla periferia) convergeranno in un momento unitario per poi tornare ad arricchire la vita delle diocesi e delle comunità ecclesiali”.
Aprirsi al nuovo e ai cambiamenti e al contempo farsi profeti cioè uomini e donne capaci di scorgere e indicare i segni di Dio nella Storia; dettare il tempo alla propria vita, ritmato sulle esigenze non di uno ma di molti, dei più deboli di cui le scelte sinodali dovranno farsi carico.
La scommessa del Sinodo è il risveglio della coscienza missionaria; lo stile ecclesiale sarà invece la sfida decisiva, dunque attenzione “al primato delle persone sulle strutture, alla promozione dell’incontro e del confronto tra le generazioni, alla corresponsabilità di tutti i soggetti, alla valorizzazione delle realtà esistenti, al coraggio di “osare con libertà”, alla capacità di tagliare i rami secchi, incidendo su ciò che serve realmente o va integrato/ accorpato”.
La modalità del comune cammino sinodale vedrà in campo la prassi della collaborazione e della condivisione nell’ascolto del presente e nel proporre scelte concrete per il cammino futuro di ogni Chiesa locale.
Su tutto, Papa Francesco, chiede ascolto e concretezza perché emerga una mappa di contenuti, che sia specchio della vita e dei sogni delle piccole e grandi comunità ecclesiali del nostro Paese.