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Matese, tra Campania e Molise due strumenti per frenare lo spopolamento

La Strategia nazionale aree interne e il Parco nazionale del Matese per riorganizzare il territorio e frenare la fuga di abitanti: supera i 600milioni di euro il fondo da investire nelle 72 aree distribuite in tutta Italia, tra queste anche l'area matesina tra le due Regioni

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Matese tra moderno e contemporaneo

Il Matese contemporaneo lo leggiamo così: in attesa di un dialogo politico tra amministratori pubblici che sappia valutare al meglio su quali emergenze investire senza “scimmiottare” altri centri, ma partendo da ciò che si è.
Guglielmo Ferrazzano, giornalista di Piedimonte Matese, interviene sulla rubrica Matese tra Moderno e Contemporaneo per una nuova riflessione su aree interne, spopolamento, covid19, investimenti e fondi europei, Parco Nazionale del Matese. 

di Guglielmo Ferrazzano

La Strategia nazionale aree interne (SNAI) e il Parco nazionale del Matese per riorganizzare il territorio e frenare la fuga di abitanti.
Due risposte, non le uniche, in un 2021 che prosegue all’insegna della lotta alla pandemia di Covid-19.
In meno di due anni la vita quotidiana è cambiata: i 69 giorni di lockdown a marzo scorso hanno aperto gli occhi alle famiglie sull’importanza di una vita equilibrata e a misura d’uomo. Una traccia c’è stata nel cambio nella domanda di immobili. Gli acquirenti, per qualche mese, hanno preferito puntare sulle province: case grandi, luminose, con giardino e piscine. Nel 2021, secondo quanto riportato dall’Ansa, il trend è cambiato, ritornando a puntare i fari su centri come Roma e Milano. La vita di provincia affascina ma arranca su questioni come questione lavoro, trasporti, collegamenti con le altre parti del Paese, con l’estero e la disponibilità di connessioni a Internet ad alta velocità.
Gli strumenti a disposizione degli amministratori sono numerosi ma viste le sfide dei tempi recenti è necessario creare equilibri tra aree di lavoro. La Strategia nazionale aree interne è a firma dell’Agenzia per la coesione territoriale. Copre 72 aree individuate lungo lo stivale e lavora per arrestare lo spopolamento. Per farlo organizza una serie di progetti quadro, che contano su un tesoretto che va oltre i 600 milioni di euro: «…in aggiunta agli stanziamenti provenienti dai Programmi operativi dei Fondi SIE e da altri fondi, pubblici e privati, per far fronte al perseguimento degli obiettivi di coesione sociale volti a rallentare ed invertire i fenomeni di spopolamento delle Aree Interne» si apprende dal sito ufficiale.

Dal libro “Un Paese di paesi: Luoghi e voci dell’Italia interna”, di Rossano Pazzagli, apprendiamo che il versante molisano ha ben accolto questo invito: «Il Matese è stata la prima area interna del Molise a dare il via ad un programma di interventi sostenuti dalla Snai, frutto di una programmazione dal basso condotta dai sindaci dei 14 comuni coinvolti, con il supporto della Regione, del Comitato Nazionale Aree Interne e del Centro ArIA dell’Università del Molise».
Quasi 7 milioni di euro saranno distribuiti per potenziare la rete di trasporti, aumentare le farmacie e il numero degli infermieri di comunità, attuare il rilancio del sito archeologico di Altilia, mettere su carta iniziative di sviluppo rurale e ambientale.
Dal versante campano, dopo un lungo silenzio, sono ripresi i lavori per candidare 17 comuni dell’area Matese al prossimo turno di programmazione. Ma una risposta definitiva che metta pace tra Molise e Campania manca sul Parco nazionale del Matese, nato sulle ceneri di quello regionale, con la Legge 205 del 27.12.2017. Oltre al certificato di nascita, assente è l’istituzione materiale, delle iniziative e della più ampia strategia volta ad attirare fondi. Un dibattito che prosegue da 3 anni senza risposte definitive.

Snai e Parco, insieme, vanno oltre a un’idea di sviluppo basato sulla cementificazione selvaggia e lo sfruttamento di lavoro a tempo determinato. Si apre con il bisturi un intero territorio, lo si presenta per quello che è, chiamando a raccolta i professionisti idonei e si programma sul lungo periodo tutto quello che può mettere in luce le potenzialità del territorio, senza scimmiottare altri centri, con diverse caratteristiche.
Un tipo di programmazione che a una prima lettura appare semplice e, anzi, scontato, ma che fino ad oggi è stato assente, come assente un terzo strumento, fondamentale per qualsiasi azione di sviluppo: il dialogo tra le amministrazioni comunali.

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