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Caritas, cinquant’anni di storia. Gli ultimi, il Vangelo, la creatività: le vie per il futuro indicate da Papa Francesco

Dal Concilio Vaticano II nasceva questa Chiesa: sempre più attenta ai poveri. Migliaia di progetti e azioni di impegno in questi lunghi anni, piccoli e grandi progetti per lo sviluppo integrale della persona: l'impegno serio è quello che garantisce assistenza morale, materiale e spirituale

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Volontari della Caritas di Catania distribuiscono pasti durante il lockdown
La Caritas compie cinquant’anni. Nasceva il 2 luglio 1971, in un contesto di grandi cambiamenti e nuove strade nella Chiesa: la pubblicazione del documento base della catechesi, la promulgazione del nuovo Messale romano, la diffusione della traduzione italiana della Bibbia, e una serie di esperienze nuove, frutto dei semi del Concilio Vaticano II che si sarebbero moltiplicati per negli anni successivi.
Cinquant’anni in crescendo; cinquant’anni di impegno per gli ultimi ma soprattutto di azioni tese e formare e sensibilizzare sul tema “povertà”, sulle parole “dignità e rispetto”, sull’impegno concreto, programmato, coordinato da parte di Diocesi e Parrocchie nei confronti di piccole e grandi emergenze. A tutto questo si è aggiunta una dimensione “internazionale” che ha contribuito a salvare vite, a donare speranza, a garantire salute e soccorso…

Festa di compleanno appena celebrata: venerdì e sabato (25 e 26 giugno) in due appuntamenti, il primo a San Paolo fuori le mura con l’intervento del cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e presidente di Caritas Internationalis e il secondo nell’Aula Paolo VI con Papa Francesco, sono state ripercorse le tappe di un fruttuoso cammino e parlato al futuro, inserendo tra risultati e programmazione la difficile esperienza della pandemia in cui Caritas è stata in prima linea in una serie di interventi (che continuano ancora oggi) finalizzati a reggere nel breve e medio termine il peso della crescente povertà che si registra.

 Le vie indicate da Papa Francesco 
Proseguire il cammino, non smettere di percorrere le vie del mondo, fermandosi per ogni fratelli incrociato e rallentato dal passo lento della miseria e del dolore: a tal proposito Papa Francesco ha indicato tra strade da percorrere. “La prima è la via degli ultimi. È da loro che si parte, dai più fragili e indifesi (…). La carità è la misericordia che va in cerca dei più deboli, che si spinge fino alle frontiere più difficili per liberare le persone dalle schiavitù che le opprimono e renderle protagoniste della propria vita. (…) Se noi non siamo capaci di guardare negli occhi i poveri, di guardarli negli occhi, di toccarli con un abbraccio, con la mano, non faremo nulla. È con i loro occhi che occorre guardare la realtà, perché guardando gli occhi dei poveri guardiamo la realtà in un modo differente da quello che viene nella nostra mentalità.
Una seconda via irrinunciabile: la via del Vangelo (…). È lo stile dell’amore umile, concreto ma non appariscente, che si propone ma non si impone. È lo stile dell’amore gratuito, che non cerca ricompense. È lo stile della disponibilità e del servizio, a imitazione di Gesù che si è fatto nostro servo. È lo stile descritto da San Paolo, quando dice che la carità «tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1 Cor 13,7). Mi colpisce la parola tutto. Tutto. È detta a noi, a cui piace fare delle distinzioni. Tutto. La carità è inclusiva, non si occupa solo dell’aspetto materiale e nemmeno solo di quello spirituale. La salvezza di Gesù abbraccia l’uomo intero. Abbiamo bisogno di una carità dedicata allo sviluppo integrale della persona: una carità spirituale, materiale, intellettuale.
E la terza via è la via della creatività. La ricca esperienza di  questi cinquant’anni non è un bagaglio di cose da ripetere; è la base su cui costruire per declinare in modo costante quella che San Giovanni Paolo II ha chiamato fantasia della carità (cfr Lett. ap. Novo millennio ineunte, 50). Non lasciatevi scoraggiare di fronte ai numeri crescenti di nuovi poveri e di nuove povertà. Ce ne sono tante e crescono! Continuate a coltivare sogni di fraternità e ad essere segni di speranza. Contro il virus del pessimismo, immunizzatevi condividendo la gioia di essere una grande famiglia. In questa atmosfera fraterna lo Spirito Santo, che è creatore e creativo, e anche poeta, suggerirà idee nuove, adatte ai tempi che viviamo”. SCARICA L’INTERVENTO INTEGRALE DEL PAPA.
Ha espresso gratitudine Papa Francesco a quanto sono intervenuti; l’impegno di vescovi, sacerdoti, operatori, collaboratori è quello tradotto nelle centinaia di progetti e servizi che ogni giorno sono una luce che richiama la presenza di un rifugio sicuro, ma anche una luce che va in cerca di quanti sono dispersi nell’ombra del dolore.
Le parole del Pontefice interrogano la vita, la concretezza del Vangelo, della Parola di Dio predicata che si completa nella carità vissuta, nell’amore gratuitamente donato.
A che punto siamo? È la domanda non scritta ma sempre sollecitata dal successore di Pietro… “Non bastano i “like” per vivere: c’è bisogno di fraternità, c’è bisogno di gioia vera”.

 PER APPROFONDIRE 
Nell’Aula Paolo VI, gli interventi/testimonianze di Caritas. CLICCA.
Il saluto del vescovo mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, Presidente di Caritas Italiana, a Papa Francesco. CLICCA.
Il video dell’incontro. CLICCA. 

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