Una testimonianza che ci giunge direttamente dal cuore del Mediterraneo, dalle coste su cui sbarcano quotidianamente decine di migranti.
Chi ci scrive è un amico che quasi ogni notte (ma anche di giorno) fa i conti di quanti ne sono arrivati… a volte incrociandone lo sguardo (e inevitabilmente i sogni), altre volte ne individua le tracce: donne, bambini, uomini…
Siamo tra Lampedusa e Pantelleria, le isole belle ambite dai turisti e sognate dai migranti in arrivo da sud…
Chi ci scrive è A. S. che per motivi professionali sceglie l’anonimato, ma ci affida parole e immagini di profonda verità.
Gli abbiamo chiesto uno “scatto” sulla realtà di quelle coste alla vigilia di domenica 11 luglio, festa di San Benedetto patrono d’Europa, in cui la Chiesa Italiana pregherà per i migranti morti in mare: il suo breve racconto genera alla mente il fragore delle onde (a volte più violente, altre più dolci) in cui fluttuano le voci ormai stanche di chi tenta l’approdo della speranza.
Lampedusa è un’isola bellissima, il pezzo di terra più a sud d’Europa, con calette turchesi e spiagge candite. Pantelleria è nera di energia vulcanica con il suo passito, l’olio, i capperi.
Entrambe sono nei sogni dei turisti che vengono da nord, ma negli ultimi anni anche da dei “diversamente turisti” che vengono da sud, in tanti disperatamente e ostinatamente provano in ogni stagione a aggiungere queste isole con barconi in legno o gommoni.
Nei posti meno turistici di queste isole si trovano spesso dei barconi ormai vuoti di chi è sfuggito alle onde alte, al freddo, al buio della notte ed è approdato verso la salvezza e verso un sogno che chissà se si realizzerà davvero.
Nell’interno dei barconi gli ESSERI UMANI che vi hanno passato dei giorni e delle notti vi lasciano buste di latte per i più piccoli con scritte in arabo, bottiglie d’acqua, coperte, tante taniche di gasolio per non rimanere al centro del Mediterraneo.
Quando si parla con disprezzo di migranti, extracomunitari, invasori, bisognerebbe immergersi in questa umanità. Io mi occupo di coordinare i soccorsi dei mezzi navali, lo provo a fare con professionalità, ma non dimentico mai l’umanità e i valori cristiani: quando si dà il proprio contributo a salvare una vita umana vengono restituite le tante energie spese in notti insonni.
Vi confesso un segreto: con i pezzi dei barconi abbandonati sugli scogli ho costruito una croce e l’ho mandata a Papa Francesco, scrivendogli che come San Francesco incontrò a Damietta il sultano, in queste isole si può incontrare una cultura diversa e ancora una volta è tempo di una crociata, ma una crociata di pace ed accoglienza.
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