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STORIE VERE. Genitori per sempre: “tornare a fare squadra anche se abbiamo deciso di separarci”

Storie di vita dal Centro diocesana per la Famiglia. La dott.ssa Concetta Riccio, per la rubrica di Clarus "Voci d'Inverno" ci racconta di Sara e Antonio, genitori separati, con la difficoltà di riportare ordine nella vita delle tre figlie adolescenti

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Essere genitori è lavoro di squadra sempre. La responsabilità educativa ugualmente divisa tra mamma e papà ha valore e forza soltanto se l’una e l’altro si riconoscono nel proprio ruolo e nella luce che in due orienta in maniera completa il cammino dei figli. 
Sara e Antonio sono due genitori (separati) che al Centro diocesano per la Famiglia hanno portato le loro fragilità, ma che da qui ne sono usciti più forti. 
È una storia in cui tanti riescono ad identificarsi (la rottura del legame, l’educazione delle figlie, la ribellione di queste…) perciò ve la raccontiamo e apriamo una finestra sulla speranza per quanti, solo un po’, si sentono toccati da queste parole.
Firma per noi, Concetta Riccio, assistente sociale presso il Centro. 

di Concetta Riccio

Una coppia si separa, gli anni passano, la rabbia pure, si trovano nuovi equilibri, intanto i figli crescono e…

Sara si è rivolta al Centro diocesano per la Famiglia “Mons. Angelo Campagna” quando aveva appena deciso di separarsi; un matrimonio avvenuto in età giovanissima, tre figlie, tanti problemi economici, oggi l’insoddisfazione di due adulti che hanno sacrificato molto ma cambierebbero tutto per non sacrificare più se stessi.
I primi colloqui sono serviti a valutare se fosse possibile un percorso di coppia, per tale ragione ho conosciuto anche Antonio, un uomo provato che dimostra più della sua età, ma con poca consapevolezza riguardo il malessere della moglie. Antonio pensa, in effetti, di essersi sacrificato da solo, per ragioni forse anche culturali non riesce a comprendere il desiderio di emancipazione di Sara.

Durante i colloqui viene fuori tanto, quando c’è uno spazio e un tempo definito per raccontarsi e una figura neutra in mezzo sembra più facile dire cose non dette, tentare di farsi capire dall’altro.

Purtroppo quando in una coppia si superano alcuni limiti,  tornare indietro, seppur accompagnati, può essere davvero difficile; Sara e Antonio, decidono, infatti, di continuare la strada della separazione.

Per circa due anni il lavoro al Centro si concentra su Sara. La donna vuole elaborare alcuni eventi traumatici vissuti negli anni del matrimonio ma anche ricostruire se stessa: studiare, trovare un lavoro, tornare a prendersi cura di sé. Per tale ragione alla psicoterapia, si affiancherà costantemente il mio lavoro di orientamento e accompagnamento.

Un giorno, però, Sara chiede un colloquio urgente, è sconvolta, dice di sentirsi fallita come madre. Solo la più piccola delle figlie (11 anni) sembra serena, le altre due sono “fuori controllo”, tutto ciò sembra essere avvenuto senza che lei ne prendesse atto in tempo. La figlia di 15 anni ha un fidanzato e a volte non rientra a casa la notte, non vuole più frequentare la scuola; la più grande, invece, ha grandi obiettivi, sia scolastici che sportivi, ma in casa si comporta come se fosse circondata da servitù: non rispetta alcuna regola, non collabora nella gestione domestica e pretende uno stile di vita “a modo suo”.

Le ragazze non sono propense a farsi seguire da uno psicoterapeuta, pertanto decido di concentrarmi sulla coppia genitoriale e, convocando anche il padre, espongo la mia “proposta educativa”: Tornare a fare squadra.

Sara si sta assumendo da sola responsabilità di ciò che accade alle figlie solo perché vivono maggiormente con lei, ma non deve essere così. Dobbiamo interrompere questo meccanismo deficitario e dare alle ragazze una risposta forte: “mamma e papà sono insieme quando si tratta di noi”.

Progettiamo insieme una serie di azioni mirate. Antonio il fine settimana resta fino a tarda sera a casa, aspetta la figlia e, se questa non rientra, insieme alla moglie la cercano e riportano a casa, a giorni alterni Sara e Antonio cercano di accompagnare la figlia a scuola, mostrando un accordo ben fermo sulla questione e sempre insieme i due decidono e comunicano alle ragazze alcune regole inderogabili in casa. “Insieme” è la nostra arma vincente. E quest’arma sembra funzionare benissimo. Le ragazze, inizialmente un po’ spiazzate da questa nuova “unione genitoriale”, hanno capito di essere una priorità per i loro genitori, sono felici del fatto che i due sono disposti a superare qualsiasi resistenza per il loro bene e i risultati si vedono sin da subito.

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