Fiamme alte su Piedimonte Matese nel pomeriggio di ieri e per tutta la notte; questa mattina ancora focolai da domare e in queste ore elicotteri e uomini ancora al lavoro…; a prendere fuoco la collina nota come Monticello, groppo sporgente di montagna, alla vista quasi staccato dalla più alta parete montuosa da cui si alza il massiccio del Matese.
Ben due grandi focolai si sono verificati sotto il sole e il vento caldo, partiti punti diversi e poi diramatisi lungo due linee verticali fino a circondare completamente Monticelllo: l’ipotesi di incendio doloso troverebbe conferma nel fatto che si sia trattato di due distinti incendi appiccati contemporaneamente, quindi difficili da gestire con uomini e mezzi coinvolti in aree diverse.
Sul posto i Vigili del Fuoco, gli uomini della Comunità Montana, i Carabinieri di Piedimonte Matese, i Vigili Urbani della città e immancabili i Volontari della Protezione Civile.
Un gran colpo d’occhio quello che si presenta per chi arriva a Piedimonte Matese: gli incendi ripetuti degli anni passati, e non da ultimo quello a Monet Cila nel settembre 2020 e a maggio scorso (quest’ultimo non per mano di piromani ma per un incidente partito dalla centrale Enel) hanno quasi raso al suolo la fitta vegetazione lungo il fianco della montagna, rendendo alla vista un paesaggio arso e brullo a cui si aggiunge il grave danno ambientale arrecato alle specie animali che stabilmente (o occasionalmente) stabiliscono il loro habitat tra la vegetazione.
Un ulteriore danno è quello che proprio la scorsa primavera si verificava al Cila tra le antiche mura megalitiche di origine sannitica: il fuoco bruciando radici, rami e arbusti, rendendo secco e franoso il terreno, indebolisce la struttura muraria saldamente tenuta da questi elementi naturali.
Scene simili sul fronte di Monte Maggiore, dove ai confini tra i comuni di Castel di Sasso e Piana di Monte Verna, i mezzi anticendio hanno lavorato per cinque giorni su monte Maiuolo nei pressi della frazione Strangolagalli: solo nella giornata di ieri ben due elicotteri (uno della Regione e uno dei Vigili del Fuoco) hanno effettuato più di 90 lanci sugli ultimi focolai. Anche in questo caso a presidiare l’area gli uomini della Comunità Montana di Monte Maggiore e i volontari della protezione civile di Castel di Sasso e Piana di Monte Verna (anche con controllo notturno) e la SMA Campania.
Il sindaco di Castel di Sasso, Antonio D’Avino, per la gravità della situazione ha invitato i residenti delle frazioni di Truli e di San Marco più vicini ai fumi dell’incendio a non aprire le finestre delle abitazioni e a tutta la popolazione l’invito a ridurre l’utilizzo di acqua nelle abitazioni per consentire un migliore funzionamento del pozzo comunale presso il campo sportivo lì dove i mezzi di soccorso hanno attinto (e non solo qui) per spegnere le fiamme.
Rischio incendi sempre a portata di mano soprattutto nei mesi più caldi o di maggior siccità come quello attuale: contesto ideale per gli immancabili piromani a caccia di un facile quanto pericoloso metodo di pulizia dei boschi o di comodi rimborsi per presunti danni alle proprietà.
Pulizie che macchiano di scuro le pareti delle nostre montagne; stesso colore scuro e arso per l’anima dell’uomo indifferente al suo presente e al futuro; un uomo, presunto padrone di un bene (che di fatto non gli appartiene) e neppure dei propri istinti. Esperienze come queste confermano che la cura dei luoghi, la sorveglianza, le forme di tutela messe in atto necessitano di un livello di guardia sempre alto, sempre vigile.