Noemi Riccitelli – Chi ama lasciarsi coinvolgere in intrecci romantici e struggenti, in storie comuni ma dai risvolti inaspettati, non può non conoscere la scrittrice inglese Jojo Moyes, nota per il celebre romanzo, poi diventato anche film di successo Io prima di te (Me before you).
Ecco, dopo qualche anno, le parole dell’autrice ritornano ad essere immagini sullo schermo per Netflix: dal 23 luglio, infatti, è disponibile L’ultima lettera d’amore (The last letter from your lover), film tratto dall’omonimo romanzo di Moyes, per la regia di Augustine Frizzell.
La storia racconta di una giornalista, Ellie Haworth (Felicity Jones) che, intenta a cercare del materiale d’archivio per un articolo, scopre una lettera d’amore risalente agli anni ‘60 da cui resta particolarmente colpita, decidendo così di scoprirne di più grazie anche all’aiuto del giovane archivista Rory (Nabhaan Rizwan).
La ricerca porta al ritrovamento di una fitta corrispondenza amorosa tra Jennifer Stirling (Shailene Woodley), un’affascinante giovane donna sposata con il ricco uomo d’affari Lawrence Stirling (Joe Alwyn), e il giornalista Anthony O’Hare (Callum Turner).
La sceneggiatura, scritta da Nick Payne e Esta Spalding, fa riferimento a due piani temporali: la contemporaneità di Ellie e il ritrovamento delle lettere, da cui emerge progressivamente l’origine di quella densa scrittura e, quindi, il passato di cui lo spettatore viene messo a conoscenza tramite dei lunghi flashback, in cui sono assoluti protagonisti Jennifer e Anthony.
La storia, da questo punto di vista, si pone sulla linea dei più classici ménage amorosi, letterari e cinematografici, in particolare, attraverso il tema della corrispondenza: un amore clandestino nato da un sentimento travolgente, vivo e testimoniato da promesse e dichiarazioni d’inchiostro tanto attese, unico collante di due amanti uniti e divisi a seconda delle circostanze.
Tema noto, ma che riesce pur sempre a fare presa sul pubblico e ad affascinare perché trasmette la pazienza e la costanza con cui nasceva un sentimento, specie se confrontato con la comunicazione “disperata” e spasmodica di oggi (cui pure nel film viene fatta menzione).
Nel cast stellare, il duo Felicity Jones/Nabhaan Rizwan risulta meno incisivo e coinvolgente, forse entrambi costretti in personaggi e una linea narrativa banale e forzata, che non permette loro di brillare; mentre Shailene Woodley e Callum Turner risultano più convincenti e appassionati, belli da vedere esteticamente anche grazie al lavoro minuzioso della costumista Anna Robbins (curatrice dei costumi della nota e seguita serie Downton Abbey).
In particolare, gli abiti di Shailene Woodley/Jennifer Stirling sono un caleidoscopio di colori e pezzi iconici degli anni ’60, messi in risalto anche da scenografie e ambientazioni notevoli, cui sembrano ispirarsi per texture e nuance.
Nel complesso, il film si lascia guardare e pur senza scuotere gli animi di chi guarda, è una storia di passione e tenerezza insieme e il finale sfida anche gli irriducibili cinici.