Da quando sono iniziati i Giochi Olimpici di Tokyo, don Gionatan De Marco, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la pastorale del tempo libero, turismo e sport e cappellano della squadra italiana, dedica ogni giorno una lettera ad uno dei nostri sportivi impegnati nella competizione internazionale: le loro prestazioni e le loro vite diventano sempre motivo di riflessione.
Oggi le parole sono tutte per lui, per Marcell Jacobs che ieri pomeriggio (ora itaiana) ha riscritto la storia dei 100 metri regalandoci una folle corsa verso il traguardo e lacrime di gioia.
“Carissimo Marcell,
applauso! Te lo meriti! Hai dato il massimo e il meglio di te nella tua corsa nei 100, facendo entrare il nostro Paese nella storia! Hai dato il massimo e il meglio di te e hai realizzato un sogno, lo stesso che facevi da bambino, quasi a dirci che quei sogni non sono inutili o impossibili. Hai dato il massimo e il meglio di te e hai reso felice e orgogliosa la tua famiglia e la tua nazione. Hai dato il massimo e il meglio di te e ci hai convinto, perché ce lo hai dimostrato, che nulla è impossibile a chi ce la mette tutta, a chi crede in se stesso, a chi trova energie per dare gambe alla vita!
Sì, Marcell, questo vogliamo imparare dalla tua storica impresa: dare gambe alla vita!
Vorremmo, come te, dare gambe alla vita imparando gli scatti… quelli di partenza e quelli di rincorsa! È vero che la vita va gustata, ma la vita è un continuo accadere di “subito”… come ci insegna ogni chiamata del Vangelo.
Non è il “subito” della fretta, ma è il “subito” del non veder l’ora che la bellezza accada.
Vorremmo, come te, dare gambe alla vita imparando le accelerazioni… quelle che danno quel tocco in più di passione e che mettono in moto processi di generatività e di creatività, processi di entusiasmo e di felicità… che non rallentano la voglia di arrivare al traguardo dove un abbraccio attende di essere afferrato.
Vorremmo, come te, dare gambe alla vita imparando a guardarci accanto… non per amplificare forme malate di agonismo sociale, ma per dire a noi stessi che le possibilità degli altri sono anche le mie, le realizzazioni degli altri possono essere anche le mie… e non per diventare il migliore, ma per vivere le virtù di ogni campione: citius, altius, fortius… e communiter! Dove il più non è il segno di un’addizione che sottrae, ma di un’addizione che moltiplica… le possibilità e la gioia!
Carissimo Marcell, ora che sei il più veloce, non hai più scuse!
Corri… e arriva per primo lì dove i sogni si spengono e le speranze si affievoliscono e riattiva primavere! E, oltre che il più veloce, sarai anche il più incorreggibile solleticatore di sogni, testimone che dare il massimo e dare il meglio è possibile e realizza cose meravigliose!”.