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Occhio allo schermo. Beckett, l’ultimo film Netflix racconta l’inspiegabile epopea di un uomo comune

Disponibile sulla piattaforma streaming dal 13 agosto, il film con John David Washington è stato il film d’apertura del Locarno Film Festival 2021

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Noemi Riccitelli – Ha inaugurato il recente Locarno Film Festival (4-18 agosto 2021), Beckett del regista italiano Ferdinando Cito Filomarino, tra action movie, spy story e thriller, è disponibile dal 13 agosto su Netflix.
Prodotto, tra gli altri, anche dal regista, produttore e sceneggiatore Luca Guadagnino, la pellicola è il secondo lungometraggio del regista e la sua prima opera in lingua inglese.
Beckett (John David Washington) e April (Alicia Vikander) sono una coppia americana in viaggio in Grecia: felici, innamorati e spensierati si spostano da una meta all’altra con serenità. Tuttavia, un tragico incidente modifica bruscamente il ritmo della vacanza e Beckett si ritrova al centro di un complotto locale e internazionale che lo costringe a una fuga serrata.

Ambientato nella Grecia della crisi economica del 2015, il film pur avendo un incipit disteso, quasi da commedia romantica, nasconde sin dai primi minuti una tensione sottesa: la si percepisce nello sguardo del protagonista mentre osserva, con velata preoccupazione, le proteste e le notizie nefaste dalla capitale greca di cui la TV dà notizia.
È come se Beckett iniziasse a intuire già qualcosa dell’inspiegabile e assurda vicenda che lo coinvolgerà. Sì, l’intera pellicola, infatti, si concentra sul solo protagonista maschile (il titolo del film è inequivocabile) che non ha tempo e modo di rendersi conto cosa accada intorno a lui: Beckett diventa puro istinto e azione, nell’incertezza e nell’incomprensibilità del tutto (la gravità della sua condizione è acuita dal fatto di trovarsi in terra straniera in un contesto sociale particolarmente delicato), la sopravvivenza è la sua direzione.
Così, l’intensa recitazione di John D. Washington è il perno del film: infatti, pur dialogando con altri personaggi, è al suo Beckett che lo spettatore guarda e si immedesima.

Ciò che rende interessante la storia (la sceneggiatura è scritta dello stesso regista insieme a Kevin Rice) è proprio l’impatto di avvenimenti improvvisi e, apparentemente, irragionevoli sulla vita di un uomo qualunque: Beckett da comune cittadino si ritrova ad essere fuggitivo, spia, infine anche eroe, ma tutto ciò senza l’esaltazione tipica delle storie dei “super” eroi. Anzi, il protagonista è un “super – umano”, che oltre a lottare contro gli sconosciuti aguzzini, fa i conti con i sentimenti che la circostanza critica in cui si trova non gli permette di elaborare, costretto ad annullarli ad interim, ma in realtà portandoli in sé fino alla fine. In questo senso, Washington coglie l’animo profondo del protagonista e dà corpo alla tragedia intima di un uomo spaesato e incredulo, ma tenace.

Certo, se la rappresentazione del nodo profondo e oscuro che Beckett vive risulta compiuta, la sua fuga rocambolesca necessita di una fervida sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore: infatti, il protagonista sfida le altezze più vertiginose e gli ostacoli più improbabili con apparente agilità, senza mai riportare ferite realmente mortali. Tuttavia, il montaggio (di Walter Fasano) e la musica (di Ryuichi Sakamoto) rendono queste scene di azione coinvolgenti e, a loro modo, spettacolari, come ci si aspetta da film di questo genere. L’ispirazione della storia è intrigante, stimola l’attenzione di chi guarda, ma la trasposizione sullo schermo non riesce a convincere pienamente, lasciando lo spettatore coinvolto a metà da una trama che, specie nella risoluzione dell’intreccio che coinvolge il protagonista, rimane fine a sé stessa.

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