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No time to die: il “sentimento del tempo” in James Bond, e sullo sfondo Matera

Dopo due anni di attesa, il 25°esimo film del franchise 007, l’ultimo per Daniel Craig, è finalmente al cinema dal 30 settembre

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Noemi Riccitelli Bond, James Bond.
L’intramontabile e inimitabile frase della spia britannica più nota, nata dalla penna di Ian Fleming, finalmente, torna a risuonare in sala dal 30 settembre.
Infatti, sebbene il franchise fieramente inglese abbia da sempre abituato il pubblico ad un’attesa più o meno lunga per i suoi film, questa volta è stata la pandemia a dilatare i tempi per l’uscita di questo ultimo capitolo.
Tuttavia, originariamente, la lavorazione del film ha subito ritardo anche per via della sostituzione del primo regista cui era stata affidata la direzione della pellicola: Danny Boyle (premio Oscar 2008 per The Millionaire), infatti, ha lasciato la produzione per “divergenze creative” ed è stato poi sostituito da Cary Fukunaga (Jane Eyre, True Detective).
Dunque, l’uscita era stata programmata per aprile 2020 inizialmente, poi ancora novembre 2020; in realtà, si erano levati rumors circa la presunta volontà di Barbara Broccoli e Michael G. Wilson, storici produttori della saga, di cedere allo streaming, ma così non è stato.
Il film andava celebrato in sala, tra il pubblico appassionato che attendeva ansioso.
No time to die è anche l’ultimo film in cui è protagonista Daniel Craig. Infatti, l’attore inglese che ha interpretato James Bond in 4 film (Casino Royale, Quantum of Solace, Skyfall e Spectre), si appresta al passaggio di consegne.

James Bond (Daniel Craig) è in vacanza in Italia con la sua Madeline (Lea Seydoux): ha ormai abbandonato il suo lavoro e il suo passato, pronto ad una nuova vita.
Tuttavia, un vecchio nemico, Blofeld (Cristoph Waltz), riemerge preponderante, mentre nell’ombra agisce anche l’infimo Safin (Rami Malek).
Tra apparenti bugie, dolori personali e intrighi internazionali, James Bond ritorna in missione.
Con lui, i fidati Q (Ben Wishaw), Moneypenny (Naomi Harris), M (Ralph Fiennes) ma anche nuove compagne d’avventura, tra cui l’ultima agente con licenza d’uccidere, Nomi (Lashanna Lynch) e un’altra giovane spia in erba, Paloma (Ana de Armas).

Tempo. In No time to die, il tempo assume un ruolo centrale, non tanto perché segna un limite da rispettare, l’imperativo dell’ennesima missione, ma perché rappresenta una dimensione sentimentale, una linea romantica che unisce drammaticamente il passato e il presente nella storia di James Bond.
Abbiamo tutto il tempo del mondo”, dice Bond suadente alla sua Madeline, mentre sulla Aston Martin si apprestano a raggiungere Matera, sulle note di We have all the time of the world (cantata da Louis Armstrong e musicata da John Barry, storico compositore per i film della saga 007) già colonna sonora secondaria del film “Al servizio segreto di Sua Maestà” (1969, unico film con George Lazenby protagonista). Un vero colpo al cuore, questo, per tutti gli intenditori e appassionati che potranno cogliere una sfumatura ben precisa in questa scelta.

Neal Purvis e Robert Wade, Cary Fukunaga e Phoebe Waller-Bridge (seconda donna a scrivere un film di Bond dopo Johanna Harwood, che aveva co-scritto Agente 007 – Licenza di uccidere e A 007, dalla Russia con amore, nota al pubblico più giovane per le serie Fleabag e Killing Eve), infatti, hanno realizzato una sceneggiatura che tiene insieme la storia del personaggio Bond, in particolare quello interpretato da Daniel Craig, inserendo in essa elementi innovativi che seguono le più recenti istanze del mondo che cambia.

A ciò, per esempio, è legata la presenza di caratteri femminili emancipati e ben definiti, non le classiche attraenti sagome da sedurre e salvare: Lashanna Lynch interpreta, infatti, la nuova 007; sicura di sé, orgogliosa di aver preso il posto di Bond dopo il suo ritiro, gli tiene testa, ma al tempo stesso comprende il valore del suo predecessore.
Ana de Armas, nei panni di Paloma, è una deliziosa agente della CIA alle prime armi: genuinamente naive, simpatica, concentrata su sé stessa e la missione, piuttosto che sul fascino della spia inglese.
Proseguendo sulla linea di istanze sociali recenti, anche il personaggio di Q rivela un’intima parte di sé che in passato, in un film come questo, sarebbe stato improbabile vedere.

L’azione è una delle principali caratteristiche dei film 007 e in No time to die il regista Fukunaga ha pensato e diretto scene adrenaliniche: in particolare, i passaggi di azione girati a Matera risultano suggestivi per il contrasto che si viene a creare tra l’immobilità della città, con i suoi Sassi e vicoli antichi, e la frenesia di un salto da un ponte o la corsa inarrestabile in moto, che lasciano a bocca aperta.

Ogni scena, tuttavia, non recherebbe con sé lo stesso coinvolgimento senza un adeguato accompagnamento musicale: Hanz Zimmer cura, infatti, la colonna sonora del film e la famosa cantante americana Billie Eilish ha scritto, insieme al fratello Finneas O’Connell, il tema principale, No time to die, appunto. Una canzone lenta, avvolgente, che accompagna i classici titoli di testa del film, altra unicità della saga del film.

Infine, una menzione sentita va fatta al protagonista, Daniel Craig, qui al suo commiato.
Criticato all’inizio del suo ingaggio, nel 2005, l’attore inglese ha interpretato un James Bond molto umano rispetto ai suoi predecessori: più macho in confronto agli altri attori, con lo stesso humour, ma intimamente segnato da sofferenze passate e sì, molto sensibile.
Così, di film in film, Craig è stato sempre più amato dal pubblico e dalla critica.
La sua storia personale nel ruolo di 007 si compie degnamente in questo film e mai ci si sarebbe aspettati di commuoversi innanzi ai suoi occhi di ghiaccio.
Per sempre, Bond anche lui.

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