Dopo la rubrica Matese tra Moderno e Contemporaneo, pur rimanendo aperto questo spazio di pubblicazione, la nostra ricerca si sposta verso i paesi della la valle del Medio Volturno.
A partire da oggi Clarus inaugura la rubrica Medio Volturno tra Moderno e Contemporaneo: ricerche d’archivio, ricostruzioni storiche e racconti inediti affidati alla penna di Armando Pepe, docente di Storia e ricercatore universitario; al suo lavoro si integreranno quelli di altri, mossi dalla stessa passione per la ricerca e la divulgazione, risultato già sperimentato con la prima rubrica e che oggi vanta il merito di aver creato una piccola comunità generosa di distribuire e consegnare sapere ai tanti e assidui lettori.
Contribuiamo così a generare un prezioso archivio di storia locale con la speranza che oltre a fornire nozioni, sia motivo di riflessione sul valore della ricerca e della memoria.
È il caso, fin da subito di questo scritto sulla strage di Monte Carmignano in cui il 14 ottobre del 1943, a Caiazzo, persero la vita 22 civili per mano nazista. Cosa accade dopo quei terribili fatti? Quali reazioni ne ebbe lo spirito democratico che ardeva in alcuni? Superare la sola cronaca, a questo ci spinge la ricerca, per rintracciare nei fatti i motivi di certi gesti e delle aspirazioni della popolazione.
Buona lettura.
Grazia Biasi, direttore responsabile
Il ricordo della barbarie: la strage di Monte Carmignano nella storia di Caiazzo
di Armando Pepe
Il funesto evento
In una cascina di Monte Carmignano, nel comune di Caiazzo, il 13 ottobre 1943 le truppe tedesche, in ritirata verso la Linea Gustav, uccisero ventidue innocenti, donne e bambini compresi, inumanamente e al di fuori di ogni logica. Non fu un caso isolato, altri massacri seguirono, segnando drammaticamente, anzi efferatamente, il ripiegamento dei reparti germanici. Erano giorni di costernazione, lutto ed angoscia, ma si sognava, gettandone con fatica le basi, un’Italia finalmente democratica, dopo il lungo e tormentato ventennio fascista.
A Caiazzo la democrazia avanza
Anche a Caiazzo si aprì, undici giorni dopo la strage, cioè il 24 ottobre 1943, una sede del Comitato di Liberazione Nazionale (comunemente conosciuto con l’acronimo di CLN).
Dal verbale della prima riunione del CLN caiatino si apprende che i presenti erano «1) il cavalier Loreto Severino, in rappresentanza del dottore Diodato Marocco, per il Partito della Democrazia del Lavoro; 2) il sacerdote Don Fausto Cusano in rappresentanza della Democrazia Cristiana; 3) il signor Attilio Rispoli per il Partito dei Combattenti (del 1915-18); 4) il signor Fioravante Pannone, detto Fortunato, per il Partito di Azione e per il [Partito] Liberale; 5) il signor Francesco Mastroianni per il Partito Comunista; 6) il signor Nicola Santacroce per il Partito Socialista».
Il resoconto, tanto stringato quanto accoratamente sentito, riprendeva la burocratica ma sincera e semplice frase «dopo breve discussione, gli intervenuti all’unanimità deliberano». Effettivamente si può credere che il dibattito sia stato breve, poiché quanto da poco accaduto aveva dell’ineffabile, ovvero si percepiva l’incapacità di esprimere a parole la spietata concretizzazione di una palese e atroce ingiustizia, commessa senza ragione alcuna, come ben descrisse Hannah Arendt nel libro «La banalità del male».
Cosa decisero i sei politici caiatini, ognuno portatore di un proprio vissuto, fermamente convinto di un peculiare credo ideologico?
Ebbene, tutti insieme espressero un’unica decisione, ovvero «di costituirsi in Comitato di Liberazione allo scopo di tenere elevato l’animo della cittadinanza e per rafforzarne lo spirito di resistenza contro lo straniero e tutti coloro che potrebbero dargli assistenza ed aiuto».
Il verbale e l’epigrafe
La conclusione di quanto fu discusso si segnala per il linguaggio lapidario, espresso con pochi ed incisivi termini, come nelle epigrafi. Inequivocabilmente, il letterario epilogo era frutto di un uomo dotato di una robusta cultura classica; pertanto, procedendo ad esclusione, non poteva che essere opera o di Loreto Severino, di professione giudice, o di Don Fausto Cusano, uomo di cospicue letture. La ricercatezza stilistica, notata in altri lavori, induce a pensare e/o fa ragionevolmente supporre che l’autore sia stato il giudice Severino.
Eccola: «Questo è più che necessario in Caiazzo, anzi è doveroso, perché Caiazzo è stata duramente provata dalla barbarie delle soldatesche germaniche, con saccheggi, stragi d’innocenti ed incendi».
Da tutti i partecipanti si dava «mandato al signor Fioravante Pannone, quale presidente di questa seduta, di mettersi in contatto col Comitato Centrale, con sede in Napoli, allo scopo di averne le direttive». Seguivano le firme dei componenti, inclusa, da ultimo, quella del segretario verbalizzante, Don Fausto Cusano.
Nello stesso tempo, le parole di ferma condanna delle efferatezze nazionalsocialiste perpetrate a Caiazzo furono incise su una lapide, dove si legge: «Questo marmo ricordi ai caiatini /i saccheggi gl’incendi, gli oltraggi alle donne / le stragi degli inermi e dei bimbi /perpetrati dalla soldataglia tedesca / cui una folle tirannia aveva consegnata l’Italia, / ricordi ancora la liberazione di questa Città /compiuta dall’esercito americano accolto con gioia il 14 ottobre 1943», il giorno dopo la strage.
I raffronti e le analogie tra la parte finale del verbale assembleare e il testo epigrafico sono sotto gli occhi di tutti, un’allusione davvero lapalissiana.
A futura memoria
L’epigrafe fu, per ignoti motivi che scientemente o inavvertitamente volevano eludere la realtà, rimossa. Soltanto nei tardi anni Ottanta la si rinvenne in uno scantinato e, coraggiosamente, -come racconta Nicola Sorbo nel libro «Tra memoria e oblio: l’eccidio di Caiazzo»-, l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Giuseppe Di Sorbo, volle collocarla nell’aula consiliare caiatina a perenne memoria.
Fonte archivistica, bibliografia e links
Archivio di Stato di Napoli, Comitato provinciale di Liberazione di Napoli, busta 5, fascicolo 10 «Caiazzo 1943».
Giuseppe Agnone e Giuseppe Capobianco, La barbarie e il coraggio: riflessioni sul massacro nazista di SS. Giovanni e Paolo, Arte tipografica, Napoli 1990.
Giovanni Cerchia, La seconda guerra mondiale nel Mezzogiorno: resistenze, stragi e memoria, Luni, Milano 2019.
Nicola Sorbo, Tra memoria e oblio: l’eccidio di Caiazzo, 2000diciassette, Telese Terme 2018, citato a pagina 61, nota 45.
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