Ritrovato un busto del 1600 nell’area ex Salesiani; già dallo scorso dicembre (a tanto risale il recupero) si attendeva che il Comune di Piedimonte Matese “muovesse” qualche passo perché il pezzo prendesse il suo posto nel Museo Civico della Città: espletate le dovute pratiche e dopo una nuova recente conferma da parte della Soprintendenza Archeologia, belle arti, paesaggio per le province di Caserta e Benevento il pregiato marmo raffigurante un giovane nobiluomo sarà esposto al pubblico.
Un nuovo tesoro nel Museo Civico Raffaele Marrocco, un piccolo pezzo di storia che si aggiunge alla narrazione di un passato che merita sempre aggiornato studio e conoscenza, ma soprattutto occasioni di dibattito che uniscano il passato al presente non per farne sola celebrazione, ma motivo di riflessione sulle radici dell’attuale vissuto sociale, artistico, politico, religioso della Città e motivo di sempre nuovo aggiornamento del sistema di fruizione dei beni culturali locali.
Il fatto
Lo scorso dicembre il comandante dei Vigili Urbani di Piedimonte Matese, Giovanni Labriola, ritrovava in maniera del tutto casuale nell’area ex-Salesiani, un busto di un giovane nobiluomo in marmo di buona fattura della prima metà del XVII secolo. A verificare lo stato delle cose e a farne opportuna comunicazione alla Soprintendenza e al Commissario prefettizio di Piedimonte Matese era Geppino Buonomo, ispettore onorario dei beni culturali. Il bene, conservato nel caveau del Comando della Polizia Municipale ha atteso che la burocrazia facesse il suo corso, per poi verificare – pochi giorni or sono – che seppur la Sovrintendenza avesse già dato autorizzazione a depositarlo presso il Museo Civico, dall’Ente Comune non era pervenuta alcuna indicazione a procedere.
Da parte di Buonomo una nuova Comunicazione messa agli atti del Comune, e da dell’Ente civico, nella persona del Consigliere delegato ai beni culturali, Loredana Cerrone, la repentina azione nei confronti di questo nuovo pezzo che verrà inventariato ed esposto al museo.
Il marmo. I dettagli
Il busto – nella descrizione che ne fa Geppino Buonomo – è costituito da testa con volto dai caratteri delicati, presenta il lato sinistro del naso parzialmente scheggiato; misura 40 cm. x 30 cm. (testa 20 cm.) con un peso di circa 15 Kg. La capigliatura riproduce una parrucca stile rococò con chioma ondulata lunga chiusa da un gran fiocco sulla nuca. Sul busto sono presenti due simboli iconografici: una fascia con al centro un’ape a basso rilievo e a sinistra uno stemma costituito da una croce con terminazioni ancorate con al centro una colomba con la testa rivolta in basso. L’ape, a parere dello scrivente, è il simbolo della Famiglia Barberini. Lo stemma rappresenta un tafano (mosca), simbolo della famiglia Barberini (“Maffeo da Barberino, papa nel 1623 col nome di Urbano VIII, ormai poco soddisfatto di essere rappresentato da un simbolo così imbarazzante, modificò la raffigurazione araldica sostituendo i tafani con le api. […]”. (Tratto da “Le api dei Barberini, Propaganda ingannevole!”, di Marco Accorti, in “Microstoria”).
Lo stemma sul petto raffigura una croce con al centro una colomba, la cui testa è rivolta in basso, ai 4 incavi della croce è presente un giglio. Lo stemma rappresenta l’Ordine cavalleresco francese dei Cavalieri del Santo Spirito, istituito a Parigi il 31 dicembre 1578 da Enrico III e cessato nel 1830 con Luigi Filippo di Francia.
Piedimonte Matese, scrigno di tesori (perduti)
Non sorprende il ritrovamento di un marmo fuori dal suo presumibile contesto “naturale”: accade a Piedimonte ma avviene in tutte le aree limitrofe a luoghi-simbolo di arte e storia. L’ipotesi è che il busto possa essere appartenuto ai beni della famiglia Gaetani di Piedimonte che in Palazzo Ducale per secoli ha raccolto arte, storia, cultura e che per il legame con la nobiltà napoletana e italiana in generale, sia divenuta depositaria di suppellettili come queste.
Che siano state le Guerre o altri difficili momenti (mancata custodia, naturale decadimento, furti o volontari spostamenti di suppellettili…) a sottrarre all’edificio parte della sua identità rimane oggetto di attenzione che si carica di riflessione se si pensa a come – pur crescendo la sensibilità e la possibilità di recupero del passato – la storia di Palazzo Ducale resti emblema, soprattutto nell’ultimo mezzo secolo, di ripida discesa verso il decadimento e l’abbandono.