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Ddl Zan, Bassetti presidente dei Vescovi italiani: “La discriminazione non si combatte con l’intolleranza”

Il Senato ferma il Ddl Zan. Se ne tornerà a discutere tra non meno di 6 mesi La Chiesa cerca un confronto "franco"

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“L’esito del voto al Senato sul ddl Zan conferma quanto sottolineato più volte: la necessità di un dialogo aperto e non pregiudiziale, in cui anche la voce dei cattolici italiani possa contribuire all’edificazione di una società più giusta e solidale”. Così il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, commenta lo stop dell’Aula del Senato al testo del ddl Zan in materia di violenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere. La Presidenza della Cei aveva espresso perplessità sul testo con due note, diffuse il 10 giugno 2020 e il 28 aprile 2021. Testi, peraltro, condivisi da tante voci di diversa sensibilità. In modo particolare, la controversa nozione di identità di genere poneva e pone tuttora una questione etica e culturale seria che non può risolversi in banalizzazioni ideologiche. “Il voto del Senato – sottolinea il cardinale – offre un’ulteriore considerazione nel segno del concetto stesso di democrazia: una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza. Tra l’approvazione di una normativa ambigua e la possibilità di una riflessione diretta a un confronto franco, la Chiesa sarà sempre a fianco del dialogo e della costruzione di un diritto che garantisca ogni cittadino nell’obiettivo del rispetto reciproco” (scarica il Comunicato del Cardinale Bassetti).

Foto Ansa/Sir
Le operazioni di voto a scrutinio segreto.
Il Ddl Zan ritorna sui banchi del Governo tra non meno di sei mesi

Con 154 voti favorevoli, 131 contrari e 2 astenuti, l’assemblea del Senato ha accolto la proposta di non passaggio al voto degli articoli presentata da Lega (Roberto Calderoli) e FdI (Ignazio La Russa) in relazione al disegno di legge “recante misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”, meglio noto come ddl Zan. A questo punto l’iter del controverso provvedimento, approvato in prima lettura dalla Camera nel novembre 2020 e al centro di un dibattito politico, giuridico e culturale molto acceso, si interrompe: si tornerà a discuterne in commissione tra non meno di sei mesi. La decisione di Palazzo Madama è stata presa a scrutinio segreto, chiesto – come ha spiegato la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati – “dal prescritto numero di senatori e dal presidente del Gruppo Fratelli d’Italia”. Il riferimento è all’articolo 114 del Regolamento del Senato in cui si prevede la possibilità di chiedere il voto segreto per “le deliberazioni che incidono sui rapporti civili ed etico-sociali di cui agli articoli 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 24, 25, 26, 27, 29, 30, 31 e 32, secondo comma, della Costituzione”. Le due richieste di votazione segreta sono state ritenute ammissibili dalla presidente Casellati “in base al regolamento e in base ai precedenti”.

 

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