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Alzarsi non è solo questione di gambe ma di cuore “impegnato” per il Vangelo. A Piedimonte Matese la Giornata Mondiale della Gioventù

Il Vescovo Mons. Giacomo Cirulli rilancia l'invito ai giovani delle Diocesi di Alife-Caiazzo e Teano-Calvi: essere protagonisti del Sinodo della Chiesa Italiana per costruire la "nuova Chiesa" di cui il mondo ha bisogno

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“Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto!”.
Papa Francesco torna a chiederlo ai giovani; lo ha ripetuto in occasione della XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù che la Chiesa ha celebrato nella solennità di Cristo Re dell’Universo dopo averlo già chiesto nel precedente messaggio (Giovane, dico a te, alzati!) dedicato a questa festa giovane e dopo averlo ripetuto in altre simili occasioni, con l’invito a lasciare la comodità dei divani…per essere annunciatori.

Parole che scuotono ancora di più di fronte ad una foto come questa e che interrogano sul vero significato, legato non solo ad una condizione fisica ma soprattutto interiore.

Quel ragazzo in carrozzina si chiama Salvatore. Siamo nella basilica di Santa Maria Maggiore a Piedimonte Matese dove sabato sera si sono ritrovati i giovani delle Diocesi di Alife-Caiazzo e Teano Calvi con il vescovo S. E. Mons. Giacomo Cirulli nell’evento organizzato dai Servizi diocesani per la Pastorale giovanile delle due Chiese guidati rispettivamente da don Paolo Vitale e don Raffaele Farina.

Dietro Salvatore c’è la Croce dei giovani, simbolo delle Giornate Mondiali della Gioventù che la Diocesi di Alife-Caiazzo conserva come copia di quella originale perennemente in viaggio tra i 5 continenti; dietro la croce il SS. Sacramento, segno visibile della presenza di Cristo, pane per gli uomini, modello di vita donata, spezzata per gli altri…
Salvatore in questa circostanza ha donato se stesso nelle parole che ha consegnato ai coetanei presenti in chiesa: la sua è la storia di un tragico incidente, di una condizione vitale radicalmente mutata, di una depressione che frena ogni slancio e avvolge di morte le giornate, ma anche di speranza che ritrova in Cristo, nella preghiera, nel Vangelo che parla a tutti e coinvolge ciascuno ad essere testimone.  “Io lo sono” le sue parole rotte dal pianto e accompagnate dai sorrisi; “Ho conosciuto Cristo; l’ho incontrato nella preghiera e nella Chiesa; e vi dico che oggi sono un giovane che spera, un giovane rinato…”.

Alzarsi, l’invito di Papa Francesco e del vescovo Mons. Cirulli ai giovani seduti tra i banchi, non è solo questione di passi, di corse, ma di percorso personale che muta radicalmente la coscienza, il modo di essere nel mondo; alzarsi è la condizione interiore di chi è chiamato a cambiare strada e a mettersi in cammino per essere testimone del Vangelo perché di quel Vangelo ha fatto esperienza e da esso si è sentito coinvolto.

Il tema della XXVI GMG appena celebrata riprende dagli Atti degli Apostoli il racconto della conversione dell’apostolo Paolo, chiamato due volte “Saulo, Saulo…” con la voce di chi (Cristo) è attento alla sua vita, lo chiama in modo particolare, lo coinvolge nel suo progetto e paradossalmente lo sceglie tra i suoi persecutori: in essa c’è l’immagine della chiamata che è per ognuno a stare nella vita da protagonisti. E le parole del giovane Salvatore dicono una delle molteplici esperienze che i giovani fanno nella Chiesa quando la Chiesa li chiama e si rende casa accogliente per loro: esperienza di famiglia, di prossimità, di legalità, di carità, di servizio cogliendo, nel Vangelo il suggerimento e la spinta ad essere come Saulo-Paolo testimone coraggioso e innamorato del Vangelo.

Come lui inviato a parlare per conto di Cristo, anche ai giovani di Alife-Caiazzo e Teano-Calvi il vescovo Giacomo chiede di esserci, di non sottrarsi alla responsabilità di dire e fare nella Chiesa, di metterci il meglio di se stessi per renderla esperienza bella per ancora altri giovani: “Non vedo folle oceaniche stasera ma riconosco i volti di tanti giovani in cammino, seminaristi e sacerdoti; a tutti dico: voi siete quelli della nuova Chiesa, della nuova storia da scrivere in un mondo che sta repentinamente cambiando; nelle vostre mani è il futuro dell’annuncio del Vangelo. Facciamoci prendere dalla storia di Paolo (…) allo stesso modo Gesù vuole essere portato nel mondo da noi, da ciascuno di voi!”.
La storia dell’apostolo scelto tra coloro che perseguitavano i cristiani (“appassionato e non annoiato; forte e determinato nel difendere la tradizione ebraica” così il Vescovo) è la conferma disarmante che Cristo guarda al cuore, alla fedeltà, alla capacità dei giovani di essere seriamente impegnati per qualcuno.

“Alzati e testimonia che le esistenze fallite possono essere ricostruite…; Alzati e testimonia la tua esperienza di cieco che ha incontrato la luce, ha visto il bene e la bellezza di Dio in sé stesso, negli altri e nella comunione della Chiesa che vince ogni solitudine; (…)  Alzati e difendi la giustizia sociale, la verità e la rettitudine, i diritti umani, i perseguitati, i poveri e i vulnerabili, coloro che non hanno voce nella società, gli immigrati”, le parole di Papa Francesco nel Messaggio di questa GMG si sono trasformate in possibili segni di esperienza locale per la mediazione che ne ha fatto il Vescovo, parlando alla sua giovane Chiesa e chiedendo ad essa la presenza e la partecipazione all’esperienza sinodale: “Metteteci in difficoltà! Mettete in difficoltà il vostro vescovo e i vostri sacerdoti… Ma siate presenti”. È la richiesta del Pastore che chiede ad ognuno la creatività e l’audacia per rifare la Chiesa dei tempi nuovi, aperta, accogliente, dialogante e credibile, impegnata dentro e fuori le mura degli edifici sacri per il bene dell’uomo e del mondo.
E di sicuro ciò che passa per le mani dei giovani avviene nella gioia (di cui la Chiesa ha bisogno).

Preghiera e testimonianze in Santa Maria Maggiore 

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