Home Attualità “Il Presidente che vorremmo”. Identikit per il dopo Mattarella

“Il Presidente che vorremmo”. Identikit per il dopo Mattarella

Quindici associazioni e istituzioni che si ispirano alle culture politiche dei “padri costituenti” diffondono un documento per “ragionare sul profilo” del futuro capo dello Stato, alta figura di garanzia costituzionale

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Gianni Borsa – “Abbiamo apprezzato e apprezziamo il Presidente Mattarella e auspichiamo che chi gli succederà si situi nel solco dell’interpretazione dell’alto mandato da lui offerta. In un tempo contrassegnato da esuberanti fantasie in tema di riforme costituzionali, noi invece ci riconosciamo nel dettato della Carta circa natura e compiti del capo dello Stato, nonché nella modalità della sua elezione affidata al Parlamento integrato con i rappresentanti delle Regioni”. Sottoscritto da quindici istituzioni e associazioni che si ispirano alle culture politiche dei padri costituenti, viene diffuso ieri (ndr) un documento che ha per obiettivo dichiarato quello di “ragionare sul profilo del/della Presidente della Repubblica, l’opposto dello stucchevole chiacchiericcio sul toto nomi”.

Foto web

Confronto pubblico. Interessante l’elenco dei firmatari: Associazione Città dell’uomo, fondata da Giuseppe Lazzati (Milano), Agire Politicamente (Roma), Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi (Torino), Centro per la Riforma dello Stato (Roma), Centro Studi Giovanni Marcora (Inveruno – Milano), Circolo Carlo Rosselli (Milano), Comitati Dossetti per la Costituzione, Fondazione Achille Grandi (Roma), Fondazione Lelio e Lisli Basso (Roma), Fondazione Nilde Iotti (Roma), Istituto Alcide De Gasperi (Bologna), Istituto Nazionale Ferruccio Parri (Milano), Istituto Vittorio Bachelet (Roma), Movimento Europeo Italia (Roma), Rosa Bianca (Milano). Le realtà firmatarie, espressione del mondo cattolico e laico, si augurano anzitutto “che la discussione circa non già la concreta persona, bensì il profilo del/della Presidente che a breve succederà a Mattarella, non sia esclusivo appannaggio del ceto politico-parlamentare, bensì divenga oggetto di pubblico confronto. Questo, sia perché si tratta della figura istituzionale nella quale sarebbe bene che il Paese stesso si riconoscesse sia per il rilievo pratico crescente che essa ha acquisito nel tempo”. Si vorrebbe così evitare che la scelta del successore di Sergio Mattarella venga consegnata a “logiche minori o strumentali: le convenienze di parte, le ambizioni personali, i giochi di palazzo, le manovre su un’eventuale anticipazione delle elezioni politiche”.

Nel rispetto della Carta. Quali, dunque, il profilo e i caratteri del prossimo capo dello Stato? “In estrema sintesi, diremmo così: una persona che fedelmente corrisponda alla funzione assegnatale dalla Costituzione vigente. Non è scontato in una stagione nella quale si evocano confusi modelli gollisti e si teorizza la fungibilità tra ruoli ai vertici dello Stato, che vanno invece tenuti nitidamente distinti”. Proprio l’ancoraggio a ciò che prescrive la Costituzione – “la sola Costituzione che vale, quella scritta, contro la fuorviante distinzione tra cosiddetta Costituzione formale e indefinita Costituzione materiale” – suggerisce “due corollari: l’inopportuna previsione di un secondo mandato al Presidente in scadenza e il rifiuto di malcelate suggestioni presidenzialiste o semipresidenzialiste ‘di fatto’ che, con sorprendente leggerezza, sono state apertamente prospettate persino da esponenti del governo”. Un secondo mandato al Presidente uscente è stato peraltro già escluso più volte dal diretto interessato.

Mandato settennale. Il testo specifica: “Nella mens dei Costituenti, che pure non hanno formalmente stabilito il divieto di un secondo mandato, la sua durata settennale, a scavalco dei cinque anni delle legislature, sottintende che la regola è quella di un solo mandato. Essa è anche la ratio dell’istituto del semestre bianco. Al riguardo, Mattarella, ribadendo una posizione più volte espressa, ha saggiamente posto fine a pressioni e attese improprie. Né è ancora pensabile, come pure si è fatto, che si possa eleggere un o una Presidente con scadenza di mandato preordinata o addirittura negoziata, diversa dai sette anni stabiliti dalla Costituzione. Sarebbe una impropria menomazione della sua figura e delle sue prerogative”. In ogni caso, “fosse anche in presenza di circostanze straordinarie, non è buona norma fare eccezioni ritagliate sulla persona che pro tempore incarna l’istituzione, con il rischio di alterare il profilo oggettivo di quell’alto organo di garanzia che è la Presidenza della Repubblica”.

Le caratteristiche. Segue, dunque, una più precisa – persino puntigliosa – definizione del “profilo” del/della Presidente da eleggere nel 2022. “Una severa, rigorosa figura di garante della Costituzione, a cominciare dal principio della separazione, dell’equilibrio e della leale collaborazione tra i poteri. Un/una presidente che si riconosca nel senso pregnante del principio secondo il quale il lavoro è il fondamento della cittadinanza politica. Un/una Presidente che assicuri la difesa del principio di legalità, nonché l’indipendenza e l’autonomia della Magistratura, accompagnandola, in questa travagliata fase, nel necessario e urgente processo teso alla sua rigenerazione e al suo riscatto, senza i quali potrebbe lievitare una spinta al suo asservimento.

Un/una Presidente custode e interprete dell’unità e dell’integrità della nazione, che non misconosca le ragioni dell’autonomia delle comunità territoriali, ma evitando contrapposizioni e scontri fra poteri centrali e locali, che abbiamo talvolta scontato dentro il dramma della pandemia”. L’elenco continua: “Un/una Presidente impegnato/a ad assicurare l’unità giuridica ed economica della nazione. Un/una Presidente che si adoperi per correggere le derive da tempo abbondantemente in atto verso un depotenziamento delle prerogative del Parlamento”. Ancora: “Un/una Presidente che si situi nel solco dello storico europeismo del nostro Paese, fondatore del processo d’integrazione europea”. Non di meno, “Un/una Presidente che, a capo del Consiglio superiore della difesa, in conformità al dettato del suddetto art. 11, garantisca il ripudio della guerra e, positivamente, l’impegno per la giustizia e la pace tra le nazioni”.

Una persona perbene. Le associazioni che propongono al dibattito pubblico questi elementi di riflessione, auspicano “un/una Presidente non di parte, supremo arbitro della vita politica. Semmai Politico/a con la maiuscola, inteso/a cioè come interprete e attivo/a garante dei superiori interessi del Paese. Una figura che unisca il Paese anziché dividerlo e che lo rappresenti al meglio presso la comunità internazionale”. C’è una significativa, e non secondaria, sottolineatura: “Dovrebbe essere superfluo – ma non lo è – aggiungere una sorta di precondizione fondamentale che attenga alla sua concreta persona: l’integrità personale attestata da una biografia specchiata. Come si conviene a chi siamo soliti definire ‘primo/a cittadino/a’, da cui tutti possano, con orgoglio, sentirsi rappresentati e, perché no?, trarre esempio”.

Fonte Agensir

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