Noemi Riccitelli – Ciò che colpisce lo spettatore prima ancora di addentrarsi nella trama della storia sono i colori vivaci e caldi del Sud America, nel cuore della Colombia, dove Encanto, l’ultimo film firmato Disney, si svolge.
Con la regia di Byron Howard, Jared Bush e Charise Castro Smith, Encanto è il 60° film della Walt Disney Animation Studio; uscito in sala il 24 novembre, si attesta ancora primo al botteghino dopo quasi tre settimane e dal 24 dicembre sarà disponibile in streaming sulla piattaforma Disney Plus.
La famiglia Madrigal, i cui componenti sono tutti dotati di poteri magici che li rendono unici, vivono tra le montagne della Colombia, dove hanno costituito un piccolo villaggio che ruota intorno alle loro straordinarie potenzialità.
Tuttavia Mirabel, una delle più giovani membri dei Madrigal, è l’unica a non possedere poteri, ma è colei che, prima di tutti, si rende conto di una crisi interna che mina la serenità della sua famiglia.
Encanto colpisce e rapisce nel turbinio di colori vivaci della palette in stile latino scelta, ma a lasciar a bocca aperta è anche l’estremo dettaglio dell’animazione dei personaggi: caratteristiche fisiche, particolari di abiti ed accessori, lo sviluppo grafico è unico e ad ogni nuovo film, Disney sembra raffinare la distanza tra caratteri animati e attori reali.
Al pari del visibilio estetico, la colonna sonora coinvolge e anima: è il poliedrico Lin-Manuel Miranda (attore, drammaturgo e compositore) a firmare i testi delle canzoni che costellano il film, contribuendo a definirne l’identità, coniugando i classici ritmi delle ballate latine a note pop più contemporanee: tra tutte, si distingue “We don’t talk about Bruno”.
Venendo alla storia (il soggetto e la sceneggiatura sono di Jared Bush, Charise Castro Smith, Lin-Manuel Miranda), nonostante il tema sia delicato e attuale, quello degli equilibri e delle dinamiche familiari da vivere in armonia e in cui riuscire a destreggiarsi, l’intreccio, pur nutrito dal realismo magico di derivazione márqueziana, non riesce a brillare come in altri film della stessa casa di produzione; basti pensare a Coco (2017) il cui cuore narrativo è, allo stesso modo, l’affetto e l’importanza della famiglia, che arrivano però più dritti al cuore dello spettatore.
Più efficace risulta, invece, il corto che solitamente precede ogni film Disney: nel caso di Encanto, si tratta di “Far from the tree” della regista Natalie Nourigat, con protagoniste due generazioni di raccoon, introducendo così al tema familiare del film.
Il corto è un tenero racconto del rapporto genitori/figli durante la fase della crescita, in particolare, lo sviluppo dell’indipendenza di questi ultimi, che spesso non comprendono fino in fondo le intime ragioni che inducono i genitori ad osteggiare, solo in apparenza, le scelte dei figli.
Menzione va fatta anche al cast di doppiatori, sia nella versione originale, che in quella italiana: tra i tanti, Stephanie Beatriz, attrice argentina, che i più conoscono per essere una delle protagoniste della nota serie USA Brooklin 99, presta la voce alla protagonista Mirabel, mentre il cantautore colombiano Maluma, noto anche nel nostro Paese, è la voce di Mariano, pretendente della sorella di Mirabel.
In Italia, invece, tra i protagonisti riconosciamo Luca Zingaretti, voce di zio Bruno, Diana Del Bufalo per Isabel e il cantante spagnolo Álvaro Soler, che interpreta il cugino di Mirabel, Camilo, oltre che a cantare alcuni dei brani della colonna sonora.
Nel complesso, Encanto è un’ulteriore prova della maestria artistica del team creativo Disney, specie nella capacità di interiorizzare e rappresentare al meglio lo spirito di una cultura, e sebbene l’intento narrativo non possa dirsi pienamente raggiunto, il film è godibile e riesce a intrattenere un vasto pubblico.