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Dalla ricerca storica il nuovo contributo alla storia dei Domenicani a Piedimonte Matese

La ricerca del professore Armando Pepe diventa motivo di una nuova pubblicazione che contribuisce al sapere locale e alla conoscenza di fatti storici, sociali, culturali e politici legati al mondo cattolico

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Matese tra moderno e contemporaneo

Dalle ultime ricerche del professore Armando Pepe di Piedimonte Matese un nuovo contributo al mosaico che compone e descrive la storia locale: l’esperienza domenicana a Piedimonte d’Alife del primi decenni del 1400 fin verso la fine del 1700, dalla volontà di Sveva Sanseverino nipote di San Tommaso d’Aquino di creare un’opera per i bisognosi, fino all’Età moderna quando Piedimonte consolidò il suo ruolo sociale, politico, industriale…

di Armando Pepe

La rete insediativa dell’Ordine dei Frati Predicatori, comunemente chiamati Domenicani, nella provincia di Terra di Lavoro, in epoca medioevale, contemplava la presenza dei conventi di Gaeta (1229), Capua (1253), Aversa (1278), Sessa Aurunca (1303 circa), Fondi (1292), San Germano, l’attuale Cassino, (verso il 1335), Conca della Campania (1366), Pontecorvo (1334), cui nel 1399 si aggiunse il cenobio di Piedimonte d’Alife e nel 1458 quello di Pietravairano (Esposito, pp. 57- 58); fu una propagazione abbastanza lenta, irradiata su di una mappa a larghe campiture, preferibilmente in centri abitativi ove c’era una fervida vita culturale, commerciale e, latamente, imprenditoriale. All’interno dell’azione pastorale esplicata dalla Chiesa, i Domenicani, attraverso la predicazione, cercavano di contrastare, sul nascere, le germoglianti istanze ereticali, costituendo un vero baluardo dell’ortodossia cattolica. Plurimi erano i compiti che le comunità civiche assegnavano agli Ordini religiosi, non solo l’assistenza spirituale; i Domenicani, ad esempio, essendo molto dotti, oltre alle funzioni propriamente liturgiche e all’evangelizzazione popolare, impartivano un valido insegnamento, anche di tipo accademico, ad alunni sia interni alle proprie strutture, e dunque futuri religiosi e avviati pertanto alla vita contemplativa, sia esterni, i quali in seguito avrebbero ricoperto ruoli apicali nella società secolare.

Dopo il Concilio di Trento, punto di svolta essenziale per la Chiesa cattolica, rispondendo a nuove e cogenti istanze spirituali e disciplinari, l’Ordine domenicano, in modo endogeno, si ristrutturò, componendosi daccapo, in riferimento quantomeno ai territori dell’Italia meridionale, in mutate aggregazioni conventuali, ragion per cui si parla di riforma d’Abruzzo, avvenuta nel monastero di Chieti, dove nel 1578 fu aperto uno Studio generale o Facoltà teologica, di riforma della Sanità, quartiere napoletano sede di un rinomato cenobio, e, infine, di riforma di San Marco dei Cavoti, il cui promotore fu Padre Ludovico Papa da Maddaloni, morto nel 1640. Nei conventi affiliati alla congregazione di San Marco dei Cavoti, autorevole centro del beneventano, tra cui rientrava quello di Piedimonte, si seguiva con fervore la perfetta osservanza delle costituzioni dell’Ordine, c’era un clima di assoluto rigore, all’insegna dell’umiltà, non si dava peso ai titoli accademici, prediligendosi l’ascetismo. Nondimeno, non mancava la forza intellettuale, dato che la cultura non è obbligatoriamente proporzionale al titolo conseguito.

Il racconto sulla storia dei Domenicani a Piedimonte d’Alife e il sistema economico-sociale e politico intorno ad essi è sul sito internet Storia della Campania, a questo link.

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