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Alvignano. La vestizione dei Ministranti, “quei ragazzi che scelgono il loro posto nella Chiesa”

La testimonianza di don Alessandro Occhibove e don Francesco Vangeli, i due sacerdoti alla guida delle Comunità parrocchiali alvignanesi: "la nostra storia sacerdotale ha avuto inizio anche grazie a questa esperienza".

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Domenica 5 dicembre 2021 – II d’Avvento – nella nostra bella Alvignano, durante la messa delle 11.00 al Santuario dell’Addolorata, abbiamo vissuto la “vestizione” dei ministranti, che è un rito col quale i ragazzi che si rendono disponibili al servizio liturgico all’altare vengono ufficialmente presentati e riconosciuti davanti alla comunità come “ministranti”.
Essa si colloca nel più ampio quadro di attività pastorali (clicca per visualizzare) che nel paese affidato alla nostra cura pastorale abbiamo avviato, cercando di sfidare – seppur con prudenza e rispetto delle norme – le insidie del Covid19 che ancora bussa alle nostre vite.
Si inserisce nel lavoro che con semplicità stiamo facendo coi ragazzi per offrire loro un percorso che sia di “raccordo” tra la formazione ricevuta per la Prima Comunione e quella che riceveranno per la Cresima.

Abbiamo avuto l’idea di chiamare questo gruppo “EMMAUS”, riportandolo all’esperienza dei discepoli di Emmaus che fanno la strada con Gesù che spiega loro le Scritture (quindi il contatto dei ragazzi con la Parola), restano a tavola con Lui e lo riconoscono nello spezzare il pane (quindi il loro legame con l’Eucaristia) e dopo corrono ad annunciare l’incontro col Risorto (la loro testimonianza ai coetanei).

Quest’iniziativa nasce dai ricordi più cari delle nostre rispettive infanzie che, per molti versi, sono abbastanza simili… anche noi, don Alessandro ad Alife ed io a Copertino, nelle nostre parrocchie siamo stati ministranti per molto tempo (dalle Scuole Elementari fino alle Superiori) ed abbiamo vissuto questa lunga e formativa esperienza di offrire il nostro tempo al Signore e alla comunità… disponibilità che poi il Signore ha preso sul serio ed ha valorizzato chiamandoci ad un più ampio servizio alla Chiesa nel dono dell’Ordine Sacro. Abbiamo quindi preso spunto dalla nostra vita ed abbiamo ri-creato in maniera stabile ed ufficiale questo gruppo.

E ne siamo entusiasti… perché, guardando alla nostra storia, crediamo molto nella valenza vocazionale di questo percorso e ci impegneremo a tenerlo vivo con una formazione che aiuti i ragazzi a sentirsi tessera – forse piccola, ma irripetibile – del più grande mosaico della Chiesa nella quale tutti sono chiamati a lavorare.

Chiaramente, non tutti i ragazzi contattati hanno risposto all’invito, ma quelli che hanno risposto sono oltre una decina di cui potremmo dire “pochi ma buoni”, perché sono ragazzi interessati e contenti, assidui e attenti, hanno voglia di imparare e vivono con serietà l’impegno che hanno preso davanti a Dio e alla comunità.
L’idea che da subito li ha entusiasmati ruota attorno al termine “ministrante”, avendo appreso che esso deriva da ministrare – (dal latino minus-stare) cioè essere a servizio – e che il loro impegno sarebbe stato quello di essere a servizio dell’incontro “orizzontale” tra i fratelli, che la domenica si radunano come famiglia attorno ad un’unica mensa, e “verticale” fra questi e Dio, che li convoca a riunirsi insieme, ecclesia, cioè Chiesa.

Abbiamo tenuto a sottolineare e far capire loro che, contrariamente a come sono sempre stati chiamati nella Chiesa, non sono chierichetti – che vuol dire “piccoli chierici” ed è un termine improprio perché loro non sono la miniatura del prete, ma sono molto di più – sono ministranti cioè ragazzi che scelgono il loro posto nella Chiesa.

Da qui abbiamo cercato di far capire che il loro essere ragazzi a servizio non è una cosa che si limita alle mura delle chiese, dell’una o dell’altra a cui si appartiene, ma riguarda tutto il mondo… loro possono sentirsi ministranti ovunque vadano; e poichè il loro servizio non si limita alla Messa ma essere ministranti è stare a servizio, vuol dire assumere uno stile di vita uniformato a questa scelta che sono chiamati ad incarnare nel rapporto con gli altri. Anzitutto con Dio, che chiama ciascuno di noi in modo diverso a cooperare al suo disegno di salvezza (quindi la disponibilità verso la volontà e il progetto di Dio), e poi con tutti i fratelli in tutte le circostanze della vita… in famiglia rendendosi disponibili per i servizi in casa, con gli amici nel condividere la bellezza della vita, a scuola verso i compagni che hanno bisogno di aiuto, per strada nell’aiutare una vecchietta ad attraversare le strisce pedonali o a portare la spesa. E loro lo hanno capito molto bene e sono rimasti sorpresi davanti a quest’idea di vivere ad ampio respiro questo compito che la Chiesa ha affidato loro.

Ciò che per noi è stato ed è bello notare è il coinvolgimento e la disponibilità anche delle loro famiglie che anzitutto credono a quest’opportunità, li hanno incoraggiati a partecipare e li hanno affidati a noi con stima e fiducia. È bellissimo e siamo grati ai genitori, che saranno attenti e presenti al percorso di crescita dei loro figli.

Siamo infatti fortemente convinti che, oggi più che mai, Chiesa e famiglia (che alla fine è una “piccola Chiesa domestica”) devono camminare insieme, perchè partono dallo stesso punto, hanno lo stesso passo e giungono alla stessa meta… con strumenti diversi, ma con la stessa voglia di costruire nel cuore dei ragazzi la gioia e l’amore per il Regno di Dio.

Alessandro Occhibove, Francesco Vangeli

1 COMMENTO

  1. Tutto molto bello, ben vengano queste valide iniziative nelle parrocchie della diocesi, ma di Letino vogliamo parlare?????? Sono mesi che si attende la nomina di un nuovo sacerdote….e ti senti dire ehhhh ma qua nessuno vuol venire…..e ma qua c’è ben poco……un grazie di cuore a quanti hanno collaborato e continuano tra mille difficoltà a farlo…..non faccio i nomi tanto li conosciamo tutti…..il vescovo si decida a darci una guida con cui affrontare il nostro cammino cristiano.

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