Di Padre Fabrizio Cristarella Orestano
Comunità Monastica di Ruviano
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Epifania del Signore
Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3 2-3a.5-6; Mt 2 1-12
È la grande solennità dell’Epifania, della manifestazione del Signore! Colui che è nato nella nostra carne non si tiene nascosto, è manifestato agli uomini, a tutti gli uomini!
L’Epifania è la festa di questa universale chiamata ad incontrare e conoscere Dio in Gesù Cristo, Figlio di Dio.
Il racconto di Matteo ci ha mostrato due che si sono compromessi per questa venuta e questa manifestazione: Maria e Giuseppe.
Maria e Giuseppe hanno creduto l’incredibile, hanno messo in gioco i loro sogni e i loro progetti, sono partiti per un’avventura incredibile ed irraccontabile; attorno a questa nascita, ci narra Matteo, si muove un mondo capace di mettersi in gioco ed i Magi ne sono icona formidabile, icona di chi è capace di partire al buio, magari solo al lume di una stella, lasciandosi alle spalle sicurezze e comodità, sfidando l’incertezza ed in un confronto con un mondo che si rivelerà ostile ed ambiguo.
Matteo vuole dirci che questo Dio nella carne chiede una scelta di campo; Egli è segno di contraddizione e di discrimine tra uomo e uomo, tra cuori e cuori; davanti a quel re che è nato si deve prendere una posizione, ci si deve scomodare.
Lui è nato per tutti, ma noi siamo capaci di essere ciascuno totalmente per Lui? Sappiamo avere il coraggio, come Maria e Giuseppe, come i Magi, di rischiare per Lui la vita, i progetti, i sogni, la nostra storia personale? Luca, nel suo evangelo, aveva detto questa categoria con le parole del vecchio Simeone: «È qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2,34-35), Matteo ci dice lo stesso con questo racconto dei Magi in cui si mostra un mondo diviso da quel Bambino , un mondo che si solleva contro di Lui appena nato, un mondo capace di un’opposizione che si manifesta parallelamente alla sua manifestazione !
Gerusalemme, con il suo re pagano, non adempie la parola di Isaia che abbiamo ascoltata quale prima lettura: non si riveste di luce … non è raggiante , né il suo cuore palpita e si dilata … Gerusalemme è incapace di rivestirsi di luce e di cogliere la luce della stella come promessa di vita; la luce di quella stella , annunciata dai Magi, per questa Gerusalemme è minaccia che dà turbamento perché è minaccia delle sue vie mondane, delle sue scelte mediocri di potere, dei suoi comodi immobilismi… Gerusalemme con Erode e con coloro che avrebbero dovuto essere sapienti, si riveste di lutto e di delitto per ostacolare la luce di Dio. La tenebra sfodera tutte le sue armi contro la luce della stella del Messia e giungerà a versare sangue innocente. La tenebra non vuole la manifestazione di Dio perché Dio è luce e perché indica vie troppo diverse da quelle che essa propone.
I Magi, invece, non hanno paura di spalancare i loro tesori davanti al piccolo re che è nato… non si lasciano ingannare dall’ordinarietà umile di quel semplice Bambino e di sua Madre, né dalla semplice casa ove li trovano, una casa così diversa dalla reggia di Erode. I Magi sanno fare quello che Gerusalemme non ha saputo fare: sanno gioire! Essi sì, si rivestono di luce perché la gioia è luce! Matteo, infatti, dice: «Al vedere la stella essi gioirono di grande gioia»! Ormai le fatiche, le lotte, i “no” che hanno dovuto dire a se stessi e ai propri progetti se li gettano alle spalle; quello che ora conta per loro è la gioia di quell’incontro e la via nuova che da ora possono percorrere («Per un’altra strada fecero ritorno al loro paese»).
I Magi, giunti a Betlemme, entrano nella casa, vedono il Bambino con sua madre e si prostrano in adorazione.
Questo entrare nella casa e questo incontrare il Bambino con Maria ci fa irresistibilmente pensare alla Chiesa. Maria ne è sempre “icona” (e poi c’è pure quel particolare della casa…) è lì, tra le braccia della Madre-Chiesa, nella casa che è la Chiesa che gli uomini potranno e dovranno incontrare il Signore… è lì che dovranno essere condotti per gioire di gioia grande.
Il problema è quando questa casa non è più casa di Cristo ma viene ingombrata di troppe cose che la rendono irriconoscibile, cose e che offuscano e ostacolano l’incontro; il problema è quando quelle braccia non sono più braccia materne e offrono all’uomo altre cose, magari cose che il mondo gradisce e non la sua sola, vera ricchezza: Gesù !
Su questo, credo che in questo santissimo giorno, dobbiamo molto interrogarci per trovare vie nuove e radicali di essere Chiesa di Cristo in questo mondo, per essere casa e madre, per essere custode di quell’Evangelo che solo può accendere la gioia nei cuori. E in questo tempo che si apre dinanzi a noi con le incertezze, i dubbi, le paure, i disorientamenti e la riduzione che si constata nella vita ecclesiale, quanto è necessaria una Chiesa capace di manifestare in verità la propria identità di discepola del Signore che tutto si è dato per amore del mondo! Oggi più che mai la Chiesa è chiamata a non dare nulla per scontato (a partire da se stessa!) per scommettere tutto solo, solo sull’Evangelo!
Erode ed i sapienti di Gerusalemme restano nel loro torbido mondo fatto di un sapere senza vita e di una paura che tutto raggela, la Chiesa di Cristo, casa di comunione e madre che offre la sua vera ricchezza al mondo, può accendere la gioia e la speranza e può dare la possibilità di trovare un’altra via a chi, attraverso di lei, incontra il Signore! Se noi, Chiesa di Cristo, diventiamo un torbido mondo fatto di sapere senza vita e senza amore, di sforzi tesi solo a salvare se stessa, di paure che raggelano e impediscono voli alti, gli uomini non potranno gioire di Cristo perché non avranno chi lo manifesterà loro.
Epifania significa “manifestazione”… oggi l’epifania di Dio è affidata alle nostre vite; solo se saranno vite compromesse e messe in gioco per Gesù racconteranno la luce che dona gioia e dà speranza. Oggi dobbiamo fare assieme un sogno: una vita di Chiesa vera epifania di Cristo; in tutto e per tutto, senza né addolcimenti, né compromessi.