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Stories of a generation: Papa Francesco per Netflix in un ricco e toccante girotondo di storie

La docu-serie in quattro episodi è disponibile dal 25 dicembre sulla piattaforma streaming

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Noemi Riccitelli – Il solo accostamento tra Papa Francesco e Netflix, rappresentanti di due realtà (solo apparentemente) diverse, è già di per sé una premessa, un manifesto programmatico di ciò che questa docu-serie si propone di trasmettere: un dialogo tra generazioni, un ponte fatto di parole, di ispirazioni, di azioni che possano contribuire ad animare le vite dei giovani, a partire dai racconti di esperienze di vita uniche di persone più mature.
Ispirata al libro Sharing the wisdom of time (La saggezza del tempo), scritto da Papa Francesco e a cura di Padre Antonio Spadaro (edito da Loyola Press e in Italia da Marsilio), la serie si divide in quattro episodi che affrontano quattro temi dirimenti dell’umanità, fondamentali nella vita di ogni uomo: amore, sogni, lotta e lavoro.


Stories of a generation è diretto da Simona Ercolani, regista e produttrice (con la consulenza editoriale di Antonio Spadaro e prodotta da Stand by me), ma la realizzazione delle riprese delle storie raccontate in ogni episodio è stata affidata a giovani filmmaker under 30, che hanno girato il mondo per circa un anno, raccogliendo 18 storie da ogni continente: una scelta in linea con l’idea alla base della serie, l’incontro tra due diverse, ma speculari fasi della vita.

Nella ricca compagine di storie e testimonianze, c’è Papa Francesco in dialogo con Antonio Spadaro: il Santo Padre, tuttavia, già di per sé una personalità estroversa e affabile, non si mostra nei panni di rigida istituzione ieratica, ma di uomo che, come tutti gli altri protagonisti della serie, offre il suo punto di vista e racconta sé stesso tra ricordi familiari, esperienze di vita, modelli di riferimento.

Ogni episodio ha come protagonisti personalità più o meno note, ma ciò che conta nel contesto di questa narrazione non è la popolarità, ma il senso della loro esperienza, ciò che hanno da raccontare e da insegnare.
E così, nel primo episodio dedicato all’amore, presentato in anteprima alla scorsa Festa del Cinema di Roma, i protagonisti testimoniano le diverse declinazioni che questo sentimento può assumere: si alternano il regista Martin Scorsese, qui in una versione tenera, intervistato da sua figlia Francesca, l’etologa e ambientalista inglese Jane Goodall, fondatrice del Jane Goodall Institute, attivo anche in Italia, e Messaggero di Pace ONU, che ripercorre gli studi di cui è stata pioniera, Vito Fiorino, che nel 2013 salvò 47 naufraghi al largo di Lampedusa, Estela Barnes de Carlotto, fondatrice del movimento delle Abuelas de Plaza de Mayo di Buenos Aires.

Nel secondo episodio, quello sui sogni, ci sono lo scienziato neozelandese David Lowe, fra i primi a denunciare il surriscaldamento globale, uno tra gli autori del rapporto sul cambiamento climatico che ha vinto il Premio Nobel per la pace nel 2007, l’americana Betty Kilby che incontra la discendente della famiglia che teneva in schiavitù i suoi antenati, facendo pace con il tragico passato delle sue radici, Danilo Mena Hernandez, un contadino che abita nella foresta del Costa Rica, il quale realizza il sogno dei suoi figli non vedenti, infine, la spagnola Montserrat Mechò, che a 89 anni si lancia ancora con il paracadute: al suo attivo ha più di 900 lanci, dedicati al figlio morto in un incidente.

Gli ultimi due episodi dedicati, rispettivamente, alla lotta e al lavoro, narrano di piccole-grandi rivoluzioni e della passione per ciò che ogni giorno si realizza: ci sono le storie di Austra Bertha Flores, prima donna sindaca dell’Honduras, il fotografo sudafricano Omar Badsha, che è stato uno dei leader della lotta contro il regime razzista dell’Apartheid; ritorna Martin Scorsese che racconta della sua vocazione per il cinema, Nike Okundaye, una delle artiste africane più conosciute al mondo, Moshe Basson, uno chef israeliano che nel suo ristorante di Gerusalemme prepara solo cibi, piatti e ricette citati nella Bibbia per tramandare la memoria del suo popolo.

Il resoconto di questa produzione non rende, tuttavia, l’emozione e la sincera commozione di ascoltare le storie e osservarne i protagonisti: Stories of a generation è una scommessa audace per una piattaforma che, spesso, tende al sensazionalismo, al trend di questo o di quell’altro genere.
A differenza di altri documentari è bello poter ascoltare anche le voci originali dei protagonisti, non doppiate, un valore aggiunto, identitario, che contribuisce ad arricchire la narrazione.
Papa Francesco, come se si ascoltasse un nonno saggio, offre aneddoti, consolazioni, pillole di genuinità.

Uno sguardo d’insieme su un’umanità ricca e varia, purtroppo sconosciuta, che sorprende e fa tirare un sospiro di sollievo: non tutto è perduto.

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