Paolo Bustaffa – “…per la nostra gente il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l’ospedale, il municipio la scuola, il tribunale il museo”.
Da quelle parole viene l’invito a cogliere l’essenziale del servizio che un Capo di Stato è chiamato a svolgere giorno per giorno. Un servizio affidato dalla Costituzione e che i cittadini sono chiamati a conoscere per poterlo condividere e sostenere nella costruzione del bene comune.
“Mi auguro – diceva Mattarella sette anni fa – che negli uffici pubblici e nelle istituzioni possano riflettersi, con fiducia i volti degli italiani: il volto spensierato dei bambini, quello curioso dei ragazzi. I volti preoccupati degli anziani, soli e in difficoltà, il volto di chi soffre, dei malati e delle loro famiglie che portano sulle spalle carichi pesanti. Il volto dei giovani che cercano lavoro e quelli di chi il lavoro lo ha perduto”.
Il presidente richiamava anche i volti degli imprenditori, dei volontari, di quanti lottano per la giustizia e la legalità, delle donne e così concludeva: “Questi volti e queste storie raccontano di un popolo che vogliamo sempre più libero, sicuro e solidale”.
Citare parole pronunciate all’inizio del mandato, collocarle nel contesto attuale, riflettere sul loro significato è un esercizio che coniuga la memoria con il futuro e consente inoltre di “affrescare” il volto del prossimo presidente della Repubblica: un volto che non può venire da una mediocrità di pensiero e da calcoli che poco o nulla hanno a che fare con le attese di un popolo.
Sergio Mattarella lascia il suo servizio, ne ha spiegato le motivazioni che trovano fondamento nella Costituzione e nella sua statura morale. Non è ancora dato di sapere se questa sarà la scelta definitiva ma è certo che sarà una scelta all’altezza del suo percorso culturale e istituzionale. Rimarrà in ogni caso il suo magistero che è stato ed è intriso di valori, di ideali, di grandi visioni: un patrimonio di umanità che il presidente, dopo averle ascoltate, ha tramesso alle giovani generazioni. Ha tra l’altro lanciato un monito a chi traduce solo in numeri, percentuali, grafici le sofferenze, le fatiche, le speranze delle persone e delle comunità. I giovani lo hanno capito e hanno condiviso il richiamo alla responsabilità e all’unità.
Dal 3 febbraio 2015 “il discorso dei volti” è diventato storia, è un’eredità che il popolo italiano riceve a poche settimane dall’inizio dell’elezione del presidente della Repubblica.