Cresce l’allarme in Italia per la peste suina africana (PSA), malattia virale che colpisce suini e cinghiali. Dopo aver accertato il primo caso in Piemonte alcune settimane fa, in Italia è scattato l’allarme, e a reazione, in ogni regione si sta temendo per il comparto alimentare legato alla produzione di insaccati.Alle raccomandazioni diffuse dal Ministero della Salute, ha fatto seguito una campagna della Regione Campania che ha attivato un piano di prevenzione, basato sulla diffusione di norme comportamentali, considerando l’elevato numero di cinghiali che popolano i boschi di questa regione e il grande mercato suino che rappresenta una considerevole risorsa economica. Sulla vita degli allevatori locali e sul mercato che essi alimentano si posano preoccupazioni: un simile freno a questo tipo di economia potrebbe costituire un enorme debito soprattutto per piccoli e medi allevatori di maiali e produttori di insaccati di cui anche il Matese è ricco vantando prodotti di eccellente qualità.
Tra le azioni messe in campo dalla Regione, a fronte dell’elevata popolazione di cinghiali e dei danni che arrecano alle coltivazioni, la regione attraverso il “Sistema di Gestione dei Danni da Fauna selvatica” (S.G.D.F.) di recente costituzione effettuerà monitoraggio passivo degli animali per controllarne anche lo stato di salute.
I dettagli sulla Peste suina africana. La peste suina, altamente contagiosa e spesso letale per gli animali, non è, invece, trasmissibile agli esseri umani anche se costituiscono veicolo di trasmissione: la raccomandazione infatti a quanti frequentano boschi o stalle (allevatori, turisti, cacciatori, veterinari, escursionisti) è quello di igienizzare scarpe ed indumenti evitando che il virus circoli attraverso un semplice contatto, ma letale per contribuire a diffonderlo. A chi in un bosco si imbatte in una carcassa di cinghiale è chiesto di contattare immediatamente il servizio veterinario regionale al numero verde 800 232525.
Nel 2014 è esplosa un’epidemia di PSA in alcuni Paesi dell’Est della UE. Da allora la malattia si è diffusa in altri Stati Membri, tra cui Belgio e Germania, mentre in ambito internazionale è presente in Cina, India, Filippine e in diverse aree del Sud-Est asiatico, raggiungendo anche l’Oceania (Papua Nuova Guinea). Il 7 gennaio scorso è stata confermata la positività in un cinghiale trovato morto in Piemonte, nel Comune di Ovada, in provincia di Alessandria. Precedentemente in Italia la malattia era presente unicamente in Sardegna, dove negli ultimi anni si registra un costante e netto miglioramento della situazione epidemiologica. Il virus riscontrato in Piemonte è geneticamente diverso dal quello circolante in Sardegna, e corrisponde a quello circolante in Europa da alcuni anni
Piani di eradicazione e Azioni di controllo. Dal 2020 l’Italia, in considerazione dell’epidemia europea e in base a quanto previsto nell’ambito della strategia comunitaria di prevenzione e controllo della malattia, ha elaborato un piano di Sorveglianza nazionale, che contempla anche una parte dedicata alla sola Sardegna relativamente alle misure volte al raggiungimento dell’eradicazione. Il Piano è presentato annualmente alla Commissione Europea per l’approvazione e il cofinanziamento. Come previsto dalle norme comunitarie, dalla conferma della positività del cinghiale lo Stato Membro interessato ha 90 giorni di tempo per presentare alla Commissione Europea uno specifico Piano di eradicazione.
Le raccomandazioni. Il Ministero della salute suggerisce massima prudenza da parte di tutti: a parte la necessaria igienizzazione degli indumenti è richiesto di smaltire residui di carne fresca o stagionata di suino in contenitori chiusi evitando ogni altro tipo di contatto.