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Giornata della Memoria, Edith Bruck racconta la Shoah in classe. La testimonianza di Michela Visone, dirigente scolastico

Quando non ci saranno più i testimoni oculari della Shoah, la Scuola e l'istruzione resteranno le strade fondamentali per prevenire e combattere l'odio razziale. Su questi temi si è espresso da poco il MIUR con una nota ufficiale

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Michela Visone* – Era il 13 ottobre 2021 dalle ore 12.00 in collegamento dalla sua casa di Roma quando la signora Edith Bruck ha iniziato a raccontare agli studenti e a tutti i docenti della “Scuola media” dell’Istituto che dirigo (IC “Mercantini” di Fossombrone, ndr) la sua storia e la sua esperienza di deportata nei campi di concentramento di Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen.
Non capita tutti i giorni di ascoltare e dialogare con un sopravvissuto alla Shoah e, per prepararsi  a questo importante incontro, anche se in videoconferenza, docenti e allievi, hanno letto e riflettuto sull’ultimo libro edito della sopravvissuta/scrittrice Il pane perduto, prima di incontrarla.

La signora Edith Bruck è entrata nelle nostre aule con grande eleganza e mitezza, con una voce soave, che subito ha rapito tutti noi, e quando ha iniziato a raccontare, ininterrottamente per quasi un’ora la sua esperienza e la sua vita in tutto l’Istituto c’era un silenzio irreale. Ci ha raccontato che negli uomini bisogna avere fiducia, anche se lei e tutte le persone entrate in un campo di concentramento tra il 1943 e il 1945 sono state trattate come “avanzi di vita”.
Lei, aveva solo tredici anni quando è stata deportata nel 1944 dall’Ungheria ad Auschwitz. Ci ha raccontato di aver fatto la marcia della morte nel gennaio del 1945, a temperature sottozero, ha camminato da Auschwitz fino a Bergen-Belsen, dove ha trovato una distesa di uomini morti che ha dovuto, insieme agli altri deportati, trascinare nella “tenda della morte”. In quel luogo, un uomo, prima di morire, l’ha pregata di raccontare al mondo ciò che aveva visto e vissuto.

Il libro di Edith Bruck è stato vincitore del Premio Strega 2021

Ci ha raccontato che insieme a Primo Levi sostenevano che la disumanizzazione che la vita nei campi di concentramento faceva degli uomini e delle donne era tale che non si poteva giudicare chi avesse deciso di collaborare con i Kapo, perché sole le circostanze lo avevano costretto a ciò. Anche se fermamente ha sostenuto che “non si può tirare fuori dalle persone quello che non hanno dentro”.
Tra i pensieri che ha condiviso con noi, ha messo in luce il buono che ha trovato nelle persone e il bene che ha ricevuto, ricordando quando un soldato le ha dato una gavetta da pulire con dentro un po’ di marmellata. Oppure quando un uomo a Dachau le ha chiesto il suo nome e non il numero, 11152. Questa cosa l’ha fatta sentire viva.

Nella drammaticità del racconto e del dialogo con gli studenti che hanno posto numerose domande, la signora Edith ci ha parlato di luce, di speranza, di solidarietà, di rinascita ricordandoci che “Non ci deve essere odio nel nostro cuore”: solo così eviteremo che quell’orrore succeda di nuovo.
Il suo libro termina con questa richiesta a Dio: “Ti prego, per la prima volta ti chiedo qualcosa: la memoria, che è il mio pane quotidiano, per me è infedele fedele, non lasciarmi al buio, ho ancora da illuminare qualche coscienza giovane nelle scuole e nelle aule universitarie dove in veste di testimone racconto la mia esperienza da una vita”.

Ma che sarà della memoria quando i testimoni oculari non ci saranno più per raccontare ciò che hanno vissuto, sofferto, patito? Ed è qui che entra la Scuola: “L’istruzione è lo strumento più potente per combattere ogni forma di negazione e distorsione dell’Olocausto e allo stesso tempo arginare odio e nuovi razzismi.” Con questa frase il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, inizia la sua introduzione alle Linee guida sul contrasto all’antisemitismo nella scuola(1), che da qualche giorno il dicastero di Viale Trastevere ha pubblicato ed inviato a tutte le scuole italiane. Un documento importante, ancora di più perché pubblicato in prossimità del 27 gennaio, Giorno della Memoria, in cui si ribadisce il ruolo determinante che la Scuola assume nell’educazione alla  prevenzione e al contrasto dei fenomeni di intolleranza e razzismo.

(1) Elaborate dal Comitato scientifico paritetico previsto dal Protocollo d’Intesa, sottoscritto il 27 gennaio 2021, tra il Ministero dell’istruzione, la Coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e l’UCEI – Unione Comunità Ebraiche Italiane.

*La prof.ssa Michela Visone di Sant’Angelo d’Alife e consigliere comunale nel suo paese d’origine, oggi dirige l’Istituto comprensivo ad indirizzo musicale “F.lli Mercantini” di Fossombrone (Provincia Pesaro-Urbino)

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