Home Chiesa e Diocesi Quale Chiesa vogliamo? Prima ascoltare e poi costruire. Le Diocesi di Alife-Caiazzo...

Quale Chiesa vogliamo? Prima ascoltare e poi costruire. Le Diocesi di Alife-Caiazzo e Teano-Calvi riflettono sul Sinodo

Incontro web per sacerdoti, religiosi, diaconi e laici con la professoressa Giuseppina De Simone, membro del Gruppo di servizio nazionale del Cammino sinodale. Prossimo appuntamento sul sinodo mercoledì 23 febbraio presso la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano in Vairano Scalo

1164
0

Le Diocesi di Alife-Caiazzo e di Teano-Calvi hanno parlato di sinodo, il percorso che coinvolge tutta la Chiesa in un processo di confronto interno-esterno destinato a cambiare lo stile stesso di essere Chiesa a partire dalle provocazioni, riflessioni, speranze che tutti vorranno innestare nell’unica riflessione. A Papa Francesco, grazie al contributo di ognuno, verrà affidato questo sogno; il prossimo futuro sarà un tempo di cambiamenti, di nuove responsabilità, di uno stile diverso nell’annuncio del Vangelo affidato all’agire concreto di Vescovi, sacerdoti, laici rinnovati nello stile dell’ascolto.

Foto Vatican Media / SIR

È la parola ascolto infatti che sta guidando questa fase iniziale del cammino sinodale: un verbo che attualmente caratterizza un esercizio vicendevole (ascoltiamo ma anche troviamo il modo giusto per narrarci!) ma che Papa Francesco indica come stile missionario della Chiesa futura. È un ritorno alle origini, a quella Chiesa iniziale che lungo la via verso Emmaus consente ai due viandanti sfiduciati di ritrovare le motivazioni per tornare nei luoghi dell’annuncio: è l’ascolto della Parola ha generare il primo cambio di rotta, a sopire la delusione, ad alimentare la speranza, ad aprire nuove visioni, a rendere più vera la testimonianza del Vangelo.

Giovedì 17 febbraio le due diocesi dell’altocasertano guidate dal vescovo Mons. Giacomo Cirulli, si sono confrontate su queste ed altre riflessioni con la professoressa Giuseppina De Simone, membro del Gruppo di servizio nazionale del Cammino sinodale.

Perché un Sinodo? È la domanda che l’équipe sinodale interdiocesana ha posto alla relatrice per consentire una riflessione sull’attualità ma anche sulla storia di questa esperienza ecclesiale: la parola stessa “Chiesa” è assemblea, comunità, un insieme che richiama il valore della condivisione. La storia della Chiesa caratterizzata nei secoli dall’esperienza dei sinodi, con il Concilio Vaticano II stabilisce la prassi di un nuovo sinodo, sottolineando il valore della collegialità di tale esperienza e il valore che esso porta, in termini di discernimento, alle scelte del Papa. Paolo VI con il Motu proprio Apostolica sollicitudo del 15 settembre 1965 infatti istituisce il Sinodo dei Vescovi per tutta la Chiesa. La novità introdotta da Papa Francesco con quest’ultimo percorso sinodale è fare dell’assemblea dei Vescovi la fase finale di un cammino che vuole innestare nella riflessione il contributo “dal basso” di tutti, di coloro che sono dentro e fuori la Chiesa.  La scena di Emmaus corre fino ad oggi e torna a proporsi come modello: “lungo la via”, nell’ordinarietà dei giorni è possibile ri-attivare la gioia del Vangelo, comprendere la Resurrezione e farsi apostoli.

“È un cammino attraverso il quale ritrovare la bellezza di essere Chiesa e la consapevolezza di ciò che si fa Chiesa in questo tempo particolare e nei luoghi in cui il Signore ci ha posto, vivendo la gioia e la fatica dell’essere insieme”, così la professoressa De Simone. “Ma come si realizza oggi quel camminare della Chiesa per annunciare il Vangelo; e quali passi il Signore ci invita a compiere? Non è una domanda astratta”. La provocazione della relatrice è sulla concretezza di un’esperienza: “La domanda, infatti, non riguarda il confronto sulle idee. È condividere e camminare insieme”. Parole che attivano necessariamente processi di cambiamento a partire dal modo di dialogare internamente alla Chiesa; dalla volontà di ascoltarsi; dalla coscienza che il Concilio Vaticano da sessant’anni chiede una partecipazione integrata – clero e laici – alla vita della Chiesa; dalla consapevolezza che la comunità ecclesiale vive un momento di emarginazione “culturale” sanabile solo con un rinnovato e intelligente dibattito sui temi che toccano la vita civile.

“La Chiesa non è fine a se stessa. Non è una realtà chiusa in se stessa. Esiste per l’annuncio del Vangelo che è per tutti e deve andare verso tutti… Alla Chiesa non stanno a cuore solo le persone che ne fanno parte; la Chiesa è tra la gente, e non può chiudersi in se stessa…”. In questa fase dinamica descritta dalla relatrice si innesta l’esercizio dell’ascolto, dentro e fuori. La fase narrativa, la prima di questo percorso sinodale, chiede che emerga il racconto della vita: quella della Chiesa che agisce, opera, restituisce dignità e forza alla gente attraverso la Parola e numerose opere-segno di carità, i sacramenti, l’accoglienza… ; è la Chiesa che racconta storie di vita buona, che alimentano la speranza che essa è davvero trasparenza del Vangelo; ma narrativa è anche la fase in cui la Chiesa ascolta le storie dalla gente e il sogno di un’altra Chiesa possibile, più vicina ai bisogni che esprime oggi la comunità, quella laica, quella dei fratelli di altre religioni, quella silenziosa delle famiglie di disabili, quella del mondo dei disoccupati, quella delle giovani famiglie…, quella dei giovani con un solido bagaglio culturale ma pochi interlocutori con cui confrontarsi: “In ogni storia c’è la presenza del Signore, anche in quelle più critiche nei confronti della Chiesa: anche lì il Signore chiede di essere ascoltato e accolto”, questa la consegna che la professoressa De Simone consegna alle Chiese di Alife-Caiazzo e Teano-Calvi. Ha parlato di “conversazione spirituale” la professoressa, esercizio che pur applicabile a precisi e predisposti contesti, vale nel suo metodo di accoglienza del racconto altrui, lì dove Dio si manifesta: “non un confronto sulle idee ma dell’esperienza, nella convinzione che nella vita dell’altro è presente il Signore.

Dibattito successivo a cui si ancorano diverse richieste: come attivare concretamente le esperienze di ascolto, ma anche quanto valore avrà davvero l’ascolto di chi non è direttamente coinvolto nella comunità degli operatori pastorali: l’appello è stato quello di non far cadere nel vuoto le idee e le attese maturate fuori dai contesti strettamente ecclesiali. Ma anche la manifestazione di disagi scaturiti dal mancato esercizio di ascolto lì dove manca il primo laboratorio esperenziale quali i consigli pastorali parrocchiali, altra illuminata consegna del Concilio Vaticano II. O dubbi sul desiderio effettivo del popolo di Dio di vivere, o di essere suscitato a vivere, dal basso, questo momento sinodale… Attese che rimandano alle molteplici decisioni che tante volte toccano la vita delle Comunità non come frutto di scelte condivise ma talvolta imposte.

Camminare è l’imperativo, perché la Chiesa è cammino insieme “deponendo l’atteggiamento che ogni sforzo di questo cammino non serva”; a questo suggerimento Giuseppina De Simone ha aggiunto quello di considerare questo tempo, come quello utile a rimettere in circolo l’esercizio autentico della narrazione a partire da un criterio di “ascolto pensato”. Alla Chiesa, alle Diocesi guidate da Mons. Giacomo Cirulli il compito di aprire, strutturare, programmare questa occasione di apertura e di crescita.

E sono proprio le parole del Pastore, pronunciate in apertura dell’incontro, ma perfetta sintesi e prospettiva per il futuro a porre le due Chiese da lui guidate ai nastri di partenza: “Il dono del Sinodo che abbiamo ricevuto richiede da parte nostra gratitudine e responsabilità, ma anche gioia ed entusiasmo…”. Un riferimento alla pandemia di Covid19 che ha sopito ogni spinta, ma anche l’urgenza di riprendere in mano gli impegno, con l’atteggiamento evangelico dello stupore e dell’accoglienza: “Il mondo sta cambiando ma in esso risuona ancora la parola del Signore: ecco faccio una cosa nuova, non ve ne accorgete? che ci stimola ad aprire gli occhi, il cuore e la mente perché anche di fronte ai più difficili cambiamenti Dio è sempre con noi, e dove c’è Lui c’è novità e la gioia di essere fratelli e sorelle”.

Le due Diocesi riprenderanno la riflessione sul sinodo già tra pochi giorni con l’incontro in presenza del 23 febbraio sul tema “Il Sinodo: momento di Grazia”, a cura di don Francesco Cosentino, docente di Teologia fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana e Officiale della Segreteria di Stato. Appuntamento alle 18.30 presso la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano in Vairano Scalo.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.