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VIDEO. Il Sinodo occasione per ripensare la nostra fede. Le Diocesi di Alife-Caiazzo e Teano-Calvi incontrano don Francesco Cosentino

Cinque tesi per analizzare il senso del cammino sinodale. Presso la chiesa dei Santi Cosma e Damiano in Vairano Scalo le parrocchie di Alife-Caiazzo e Teano-Calvi si sono confrontate con don Francesco Cosentino e poi in gruppo per "attivare" l'ascolto, atteggiamento portante di questa pima fase di lavoro e discernimento

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Giovanna Corsale – Il cammino sinodale intrapreso dalle Diocesi di Alife-Caiazzo e Teano-Calvi, in sintonia con l’esortazione al “cambiamento” della Chiesa universale lanciata da Papa Francesco, entra nel vivo. Le comunità parrocchiali delle due Diocesi sorelle, rappresentate dai membri delegati per il Sinodo e dai loro rispettivi parroci, si sono ritrovate presso la chiesa dei Santi Cosma e Damiano in Vairano Scalo, per partecipare a un nuovo momento di formazione e condivisione in compagnia di don Francesco Cosentino, docente di Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana e officiale della Segreteria di Stato della Santa Sede. Con la richiesta di infondere “entusiasmo e voglia di vivere questo momento della Storia”, tra le diverse criticità che presenta, con impegno e spirito di partecipazione, il vescovo mons. Giacomo Cirulli, passa il testimone a don Francesco Cosentino. Il tempo del Sinodo chiama a “una nuova evangelizzazione che deve coinvolgere tutto il popolo di Dio”, ognuno secondo il proprio carisma e le proprie capacità. È questo il significato del Sinodo su cui Papa Francesco invita a riflettere, che rimanda non a “un’esigenza funzionale”, ossia alla soddisfazione di “esigenze esterne”, ma è “l’espressione della Chiesa”. Partendo da qui, cioè dal presupposto che la “Chiesa o è sinodale o non lo è“, don Francesco sottolinea la necessità di non limitarsi a “un’operazione di facciata” e di superare i pregiudizi che purtroppo ammantano il mondo ecclesiale ed ecclesiastico.
Come vivere, dunque, questo tempo del Sinodo con entusiasmo? Don Francesco offre cinque tesi, cinque nuclei tematici, come risposta, che spiegano il significato dell’esperienza sinodale.

Noi crediamo in un Dio in cammino
Noi abbiamo una missione teologica, cioè leggere ciò che la Chiesa è e che noi siamo partendo dal Dio in cui noi crediamo. La riflessione teologica ci rivela una cosa importante, ossia che il Dio che Gesù ci ha rivelato è un Dio in movimento. Il concetto di partecipazione è insito nelle Persone della Trinità, è Dio che “viene verso di noi”, viene a noi, creature sempre un po’ perdute, che vivono costantemente “da esuli”. Ecco, questo è il nucleo della Storia cristiana, la speranza che Dio ci venga incontro, ci accompagni, ci aiuti ad orientarci nel mondo che abitiamo in modo precario, da pellegrini in costante cammino verso Dio.

Il Sinodo dice il senso della Chiesa
Se Dio ci viene incontro, per annunciare il Vangelo, allora “la Chiesa non è un fatto politico-organizzativo”, pertanto il Sinodo “appartiene al senso stesso della Chiesa, al suo dinamismo, allo stile che Essa deve assumere”. L’invito del Santo Padre è quello di “incamminarci strutturalmente verso una Chiesa sinodale”, perché la Chiesa è fatta per costruire il Regno di Dio e ognuno può e deve contribuire a questa opera di costruzione.

Gli strumenti necessari per il Sinodo
“Gli strumenti per una Chiesa sinodale sono gli stessi di una Chiesa cristiana, cioè quelli che fanno una comunità, ossia l’ascolto e il discernimento“, che traducono la “disposizione spirituale”, il lasciarsi guidare dalla Parola di Dio, dallo Spirito, indispensabile perché il Sinodo si realizzi. L’ascolto, “cuore dell’esperienza cristiana”, deve assumere una forma comunionale e quindi tendere a un “cambiamento delle relazioni” che sussistono nelle realtà ecclesiali, trasformarle in dinamiche di condivisione. All’ascolto si lega il discernimento, secondo il significato letterale “leggere dentro”: come cristiani, siamo sempre chiamati a leggere i modi in cui il Signore si vuole manifestare, sia dal punto dell’esperienza del singolo, sia da quella ecclesiale. Il discernimento deve essere una prassi consueta in ogni comunità, la capacità di interrogare i cambiamenti della realtà, che pongono delle sfide all’uomo da interpretare, per rimediare alle crisi che sopraggiungono.

Da una “Chiesa che resiste” a una “Chiesa in movimento”
Il Sinodo deve porsi come stimolo a passare da un Cristianesimo che resiste a uno in movimento, capace di mettersi in discussione e vagliare proposte pastorali nuove e più coinvolgenti. Il primo modello si trincera dietro al si è fatto sempre così, non s’interroga sul senso di quanto accade; il secondo, invece, attraversa la crisi per cercare di comprendere in cosa si sta sbagliando e quale la strada per cambiare. Da questo punto di vista, la Chiesa contemporanea appare ancora immobile, stanca, ma tentata dall’andare avanti “per inerzia”. Il Sinodo detta il tempo per provare a trovare vie nuove per “rimetterci in cammino”.

Questa è l’ora del cambiamento
La crisi è un’opportunità e il Sinodo è il mezzo per poter trasformare strutture, linguaggi e idee, facendo in modo che la Chiesa offra vicinanza a tutti e sia sempre più prossima agli ultimi, assumendo un atteggiamento di uscita e quindi recuperare l’aspetto missionario. Questa direzione implica l’inquadramento del messaggio evangelico nelle realtà ecclesiali, l’incontro delle persone con il Vangelo, che non deve ridursi a meri precetti, ma indica che il Vangelo “deve toccare la vita concreta delle persone”. Una Chiesa che annuncia la misericordia è questa; la Chiesa è il popolo di Dio, ma questa nuova immagine richiede una riconsiderazione nell’ottica della cancellazione del “clericarismo” che rappresenta ancora oggi un limite, impedendo l’inclusività nella vita delle comunità ecclesiali. Crisi della comunione, assenza dei giovani, la difficoltà di comunicare la Parola di Dio, una riflessione nuova, in linea sul ministero e sulla formazione del presbitero, riflessione del ruolo della donna nella Chiesa, rinnovamento del modello parrocchiale: queste le principali sfide a cui la Chiesa è chiamata e il Sinodo rappresenta l’occasione per compiere la revisione necessaria che sposti la vita cristiana sull’asse della partecipazione di tutto il popolo di Dio, formato da chierici e fedeli che condividono uno stile di vita fatto di umanità, di incontro, ma anche di coraggio e impegno.

 

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