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“La Storia è nelle mani di Dio”, così il Vescovo Mons. Cirulli. Poi l’appello “portiamo la pace dove c’è la guerra”

Lunedì 14 marzo nella Cattedrale di Alife, il vescovo Mons. Giacomo Cirulli ha presieduto la Concelebrazione nel primo anniversario del suo ingresso nella Diocesi di Alife-Caiazzo

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La Diocesi di Alife-Caiazzo ha celebrato la Giornata pro Episcopo in occasione del I anniversario dell’ingresso del vescovo Mons. Giacomo Cirulli avvenuto il 14 marzo di un anno fa. Lunedì sera in Cattedrale il Pastore ha presieduto la concelebrazione con il Clero diocesano; presenti i diaconi, la comunità francescana di Santa Maria Occorrevole e i novizi qui in formazione, i fedeli di alcune parrocchie della Diocesi.

La Giornata Pro Episcopo rappresenta un momento di particolare preghiera per il Vescovo di una Chiesa locale in cui si affida il suo ministero a Dio chiedendo per lui la forza e il vigore necessari ad accompagnare per un tratto di cammino la Storia di una Diocesi. E così ha ricordato lunedì S. E. Mons. Giacomo Cirulli richiamando il suo percorso – da poco iniziato – con la Comunità ecclesiale di Alife-Caiazzo: “Un tempo circoscritto rispetto alla storia centenaria che questa Chiesa ha scritto fino ad ora”, e poi ricordato al termine della Messa il cammino futuro da percorrere insieme alla Diocesi di Teano-Calvi, “progetto affidatomi da Papa Francesco in cui fermamente credo e di cui mi prendo l’impegno e la responsabilità di condurre in avanti”; questo in riferimento al disegno dell’attuale unione in persona Episcopi che in questa fase storica sta coinvolgendo tante piccole Diocesi italiane in vista di ulteriori progetti di unificazione pastorale.

Omelia del Pastore ancora una volta distribuita tra la Parola e la vita: il popolo di Israele e le sue infedeltà a Dio, rivelano anche oggi la fragilità dell’uomo incapace di ascoltare, di accogliere la voce profetica di chi – per conto di Dio – indica la strada della pace, del perdono, della riconciliazione, dell’incontro fra i popoli. Su questa scena di empietà, egoismo, ipocrisia (dell’antico popolo biblico e di quello contemporaneo) cala la misericordia di Dio e il suo perdono, la mano tesa che rialza ogni uomo dal pericolo “senza considerare le colpe e il peccato”. La storia del popolo di Israele, toccato da tanta grazia, nel Vangelo di Gesù diventa incitazione per gli uomini a farsi portatori di altrettanta grazia, perdono, condivisione… È un bene proposto in alternativa al dolore e al male diffuso – ieri come oggi – tra gli uomini. L’attualità della Parola di Dio (di uno scenario complesso su cui interviene Dio) sembra la risposta ai colpi di mortaio, al sibilo dei missili, allo spargimento di sangue, alle carestie, alle pandemie, alle disuguaglianze sociali di oggi.

Rispetto ai fatti che coinvolgono l’umanità, il Vescovo Giacomo ha donato ai presenti una riflessione sulla pagina dell’Apocalisse di San Giovanni (Ap 6,1-6) lì dove la descrizione dei quattro cavalieri all’apertura dei sigilli del Libro, nel momento del giudizio finale, è di aiuto a leggere l’oggi “segnato da pestilenza, carestia e guerra”; il cavallo bianco, il primo della visione, diventa “il segno di una nuova vittoria, quella della pace e del bene portata da Cristo” (gli fu data una corona ed egli uscì vittorioso per vincere ancora… cit.). Ai colori della morte e del dolore si incrocia il bianco, una visione che  apre nuove strade e nuovi scenari: “Di questo siamo portatori e annunciatori”, ha aggiunto il Vescovo. Ma anche realizzatori, perché all’uomo in ascolto è chiesto di vivere la vita che Dio indica.

Al termine della Messa, parole di gratitudine da parte di Mons. Cirulli ai presenti; e ancora l’invito a fare del Sinodo che Papa Francesco ha chiesto alla Chiesa, un momento di concreta esperienza ecclesiale, di apertura, di confronto dentro e fuori le parrocchie.

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