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Più giustizia e più Chiesa: lo chiedono i giovani del “De Franchis” di Piedimonte Matese

Nell'ambito del progetto la Rete della Legalità attiva presso l'Istituto matesino, il 19 marzo studenti e docenti hanno ricordato come da tradizione in Campania, la figura di don Peppe Diana assassinato dalla camorra. Il vescovo di Alife-Caiazzo Mons. Giacomo Cirulli ha portato la sua testimonianza e accolto le proposte dei ragazzi

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Giustizia e legalità, i temi al centro dell’incontro svoltosi all’Istituto “De Franchis” di Piedimonte Matese il 19 marzo, giornata dedicata alla memoria di don Peppino Diana, sacerdote ucciso dalla camorra a Casal di Principe nel 1994 per il suo attivismo contro le organizzazioni criminali. Il sacerdote, presentato agli studenti come modello di impegno civico, di voce autentica del Vangelo, di Chiesa vicina ai giovani e alla gente è stato motivo di riflessione sia nei giorni precedenti questa data con i docenti, sia in questa ricorrenza nell’ambito delle attività della Rete della Legalità attiva in questa Scuola del Matese. Il confronto del 19 marzo nell’auditorium dell’Istituto alla presenza del corpo docente, del Dirigente Marcellino Falcone e della docente di Diritto, Flora De Lise che ha coordinato il dibattito, ha visto i giovani studenti confrontarsi con S. E. Mons. Giacomo Cirulli, vescovo di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo: al centro della riflessione il bisogno espresso dai ragazzi di una Chiesa più vicina al loro mondo, una Chiesa che indichi come praticare la giustizia, che susciti nelle coscienze dei più giovani il coraggio di dire ciò che non va nel mondo sul modello del Vangelo di Cristo.

Dopo i saluti istituzionali del prof. Falcone e dell’Assessore all’Istruzione del Comune di Piedimonte Matese Loredana Cerrone, spazio al racconto, alle storie, alle domande, alle provocazioni sia da parte dei giovani che del Vescovo.

Il “modello” don Peppe Diana, martire della legalità ha chiamato in causa l’oggi degli uomini, il modo di essere o poter essere di tutti di fronte alle ingiustizie sociali, alla negazione dei diritti umani, all’urgenza di dignità per quanti l’hanno vista ferita. Il racconto di vita del Vescovo Mons. Cirulli, in particolare dei suoi anni da sacerdote in un impegno di carità resa agli scarti della società, di mano tesa per quei giovani “ultimi” costretti a pagare il prezzo dell’appartenenza a contesti societari e familiari pericolosi, mal visti…. Un racconto per dire il valore di una Chiesa pronta ad accogliere, a non giudicare, a non puntare il dito; aperta per dare a tutti una seconda possibilità di vita e di riscatto, disponibile alla realizzazione dei sogni altrui.

Poi le domande degli studenti al Vescovo (nel video solo alcuni passaggi) ognuno portando richieste precise e una su tutte: il desiderio di essere incontrati, ascoltati e accolti non solo nelle chiese, ma nei loro luoghi di vita lì dove puntualmente si esprimono e in cui si identificano meglio. L’ascolto del Vescovo e l’accoglienza per ciò che hanno espresso i giovani, forse (o sicuramente) ignari che nella Chiesa è in corso un Sinodo, un esercizio di ascolto reciproco che vuole fissare il vero stile nella vita dei credenti (vescovi, preti, laici…) fondato su un nuovo tempo di rinnovata comunione, di vera partecipazione alla vita del Mondo e della Chiesa e di missione lì dove anche questi giovani chiedono ai loro preti di essere.

Il Vescovo Giacomo ha promesso di ritornare tra i ragazzi “quando volete, come volete; e spero di non tornarci da solo” per tenere in vita un confronto sui temi della vita che edificano, che creano spirito critico, che sono alla base di ogni contesto civile che si alimenta di ascolto e di confronto.

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