Sally Cangiano porta a casa il Premio della Critica del Festival di Napoli andato in scena ieri al Teatro Sannazaro nel capoluogo partenopeo. Spesso il premio più ambito dagli artisti, che per il cantautore di Piedimonte Matese sintetizza non solo il giudizio della esperta giuria, ma che è frutto di studio e creatività, impegno doppiamente profuso “perchè quando devi esibirti a Napoli, e cantare in napoletano, in un contesto in cui prevale la massiccia presenza di artisti locali, ti metti in gioco su più fronti. Sono felice per questo riconoscimento…”, le sue parole all’indomani di una giornata intensa di emozioni e soddisfazioni. “Ho sognato che andasse così ed è andata bene… La canzone che ho presentato era molto impegnativa come testo e musica: obiettivo centrato e guardiamo avanti; mi aspetta una stagione molto impegnativa”. Consensi positivi per lui da parte di una doppia giuria: esperti di musica e maestri di lirica, prevedendo il regolamento oltre all’esibizione di un inedito anche un revival che Sally ha racchiuso nella canzone “O marenariello” in duetto con il tenore Gaetano Amore.
Terè, è il titolo del pezzo che ha superato la selezione tra circa 500 brani piazzandosi tra i 18 finalisti dell’evento di ieri di cui presto sarà trasmesso un format in due puntate per la tv e per RaiPlay. Parla di donne, la canzone di Sally, di quelle che per amore restano fedeli, anche con dolore; ma parla soprattutto di uomini silenti e violenti, coraggiosi solo alla fine di ammettere davanti allo specchio della coscienza i propri errori. Il protagonista di questa dedica a Terè non torna indietro sugli sbagli commessi; non ha più tempo (o forza) per recuperare e farsi perdonare; la strada è cambiare strada, e nella fragilità di chi non sa lasciarsi alle spalle il peggio di sè, non resta che chiedere alla propria donna di andare via per stare meglio, per vivere davvero: “Terè, mo sient a me, t’aggio abbuffat e bucie/ce credev pur’io, stai ccà, ma chi t’ho fa fa’/nun o vir chist’omm ca nient tene e niente da’.
“Terè (sta per Teresa, ndr), si prestava alla dolcezza del suono di cui avevo bisogno e alla metrica necessaria per questo brano” spiega l’artista matesino che ha portato a Napoli un pezzo più napoletano di altri. Lui ce lo spiega così: “Per noi sanniti, il dialetto napoletano è altra cosa e per questo motivo ho dovuto letteralmente tradurre – attraverso studio e ricerca – la nostra parlata nel più autentico napoletano: è venuta fuori la poesia di quei versi cari alla canzone napoletana degli anni ’40 e ’50 fuori dalla parlata comune che assume la lingua parlata nelle sue naturali metamorfosi e luoghi comuni. Il pubblico e la critica avranno apprezzato anche questo probabilmente”. Concetto che esprimono fortemente i versi “Core perdut (…) / stai cca’, pe te cndannà a na vita e rinunce fatta sul de stient”.
Poesia d’altri tempi che parla di oggi, che parla all’oggi: Sally Cangiano intravede nelle fragilità dell’uomo, nella amissione della sua colpa per non aver saputo amare davvero uno debole segnale di saggezza, appena ritrovata: “fare outing, ammettere francamente ciò che si è fatto o chi sei veramente è un segnale importante, un modo per crescere, e oggi un po’ tutti ne abbiamo bisogno”. Non c’è una dedica particolare dietro questa canzone, ma come lui afferma “il mio vuole essere un omaggio alla consapevolezza, a chiunque sia capace di prendere in mano la propria vita e suscitare una svolta positiva, per la propria e per quella degli altri”.
Intenso, Sally Cangiano e mai banale; con Terè si inserisce nella storia del Festival di Napoli quest’anno dedicato alla memoria di Enrico Caruso e Mario Abbate, dove in pochi vi accedono da fuori del tempio musicale che la stessa città rappresenta; la sua seconda partecipazione alla kermesse (nel 2019 era arrivato al terzo posto) dice molto sulla esperienza maturata e artigianalmente costruita lavorando in evoluzione costante di voce, di musica, di strumenti, di innovazioni tecnologiche, di formazione professionale e umana, quest’ultima fondata sul valore della vita e delle relazioni, della gratuità, dell’amicizia.
Tra i progetti futuri di Sally Cangiano la pubblicazione del video Terè, una storia non solo da ascoltare ma anche da vedere, “e poi – aggiunge – metterò in circolo un nuovo pezzo alla volta; l’attesa di un disco in questo momento piuttosto lento per la produzione e promozione musicale, rischia di frenare una personale creatività artistica che in questo momento sento di dover riversare in testi e musica senza attendere troppo…”, perchè come lui sottolinea, “i pezzi arrivano, escono da soli; quando arriva dall’alto ti pervade e senti l’urgenza di farli sentire a tutti…”.
Passione per la musica e per la vita, serietà ma anche ironia nell’esperienza musicale del nostro cantautore. Non possiamo citare, in ultimo, l’arguzia del suo pezzo da poco pubblicato su youtube, Io e me, fotografia semiseria del cittadino che basta a se stesso, in barba alle guerre in corso e all’urgenza di un vaccino salvavita contro il Covid19. Rimproverare la mediocrità morale diffusa, senza far pesare la derisione: Sally Cangiano è riuscito anche in questo.