Home Chiesa e Diocesi Commento al Vangelo di Pasqua: “l’amore fino all’estremo non resta nella morte”

Commento al Vangelo di Pasqua: “l’amore fino all’estremo non resta nella morte”

Commento al Vangelo di Pasqua

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William Adolphe Bouguereau (1825-1905), Le sante donne al sepolcro (1890)

PASQUA DI RESURREZIONE
Veglia Gen 1,1-2,2; Gen 22,1-18; Es 14,15-15,1; Is 54,5-14;Is 55,1-11; Bar 3,9-15.32-4,4; Ez 36,16-28; Rm 6,3-11; Lc 24,1-12

Messa del giorno At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4 (opp.1Cor5,6b-8); Gv 20,1-9 (sera Lc 24,13-35)

Alleluia! Il Crocifisso è risorto!
È il grande annuncio che quest’oggi e poi sempre e solo la Chiesa ha la gioia ed il dovere di proclamare al mondo!

Se il Crocifisso non fosse risorto potremmo anche nutrire delle speranze ma esse sarebbero vaghe e sbiadite. Se Lui non fosse risorto quella storia trasfigurata dal suo amore fino all’estremo ripiomberebbe nell’orrore dei giorni segnati dalla violenza e dall’ingiustizia perché nessun altro avrebbe la forza ed il coraggio di seguirlo su quella stessa strada di un amore così costoso.

Oggi il Padre, dopo aver voluto e dovuto tacere nell’ora della croce, grida il suo immenso amore, grida il nome del Figlio e lo bacia con il bacio di vita che è lo Spirito vivificante e dice così all’uomo e alla storia che l’amore fino all’estremo non resta nella morte anche se sceglie di perdere la vita per chi ama, anzi non resta nella morte proprio perché sceglie di perdere la vita (cf. Lc 9,24). Così la storia è trasfigurata per sempre, nella Risurrezione di Gesù di Nazareth!

Gesù risorto è l’infinita speranza dei cristiani, una speranza che è loro consegnata perché la consegnino alla storia e la custodiscano.

Oggi è Pasqua! È la Pasqua di Gesù e nostra!

Oggi la luce invade il sepolcro di Gerusalemme per invadere ogni sepolcro; oggi la morte e l’inferno ricevono un’amarezza mortale perché la vita e la comunione si mostrano vincitrici; oggi i crocifissi, i disperati, gli abbandonati, i feriti, i disprezzati, i peccatori, ottengono una vittoria che li libera, lo sappiano o non lo sappiano! È a loro che appartiene la storia… se non lo sanno qui nel tempo, lo scopriranno nell’eterno … il problema vero che noi cristiani lo conosciamo: noi sappiamo di chi è la vittoria, sappiamo su chi il Padre pone la sua mano vittoriosa, sappiamo che la vittoria non è del mondo e delle sue strade lusinghiere … il problema siamo noi credenti! Crediamo davvero in questa vittoria del Crocifisso e con Lui di tutti i crocifissi? Chi ci crede fa scelte di vita che lo pongano dalla parte dei crocifissi e non dalla parte dei crocifissori! Noi lo sappiamo e sappiamo pure che Gesù Cristo, da quell’alba di Pasqua, è presente a tutta la storia e con il suo amore la giudica. La Resurrezione ha fatto sì che Egli non fosse più solo in Palestina e nell’anno 30 della nostra era, per la Resurrezione Egli travalica spazio e tempo, è possibile incontrarlo sempre e dovunque!

La presenza del Risorto però non è una presenza arrogante e che si impone! La sua è una presenza nascosta a cui bisogna affidarsi nella fede.

Gli evangeli della Pasqua hanno chiara una cosa: all’alba del primo giorno della settimana la tomba è vuota e le donne ne fanno constatazione, Gesù è risorto ed è vivente, ma nessuno ne ha ancora fatto l’esperienza personale. Fino a che non si fa questa esperienza di incontro nulla cambia nelle vite dei discepoli, ma nulla cambia anche nelle nostre vite!

La presenza del Risorto è reale, ma non si impone con evidenze sfolgoranti; il Risorto è, allora come oggi, sorprendente, inafferrabile, imprevedibile; non dipendente da noi e dalle nostre volontà. Il Risorto è, allora come oggi, al di fuori delle nostre pretese. Egli è il Risorto, il Vivente, il Presente e lo è oggi, ma l’incontro con Lui avviene solo nello spazio della fede; lì, nella fede lo riconosciamo nell’aprirci la mente all’intelligenza delle Scritture (cf. Lc 24,27), nello spezzare il pane (cf. Lc 24,35), nella remissione dei peccati (cf. Lc 24,47; Gv 20,23); nella fede lo riconosciamo nella Chiesa radunata (cf. Gv 20,19;21,1), nell’annunzio “potente” dell’Evangelo (cf. Mc 16,16), nel suo chiederci un amore come il suo (cf. Gv 21,15)! Tutti questi sono “luoghi” in cui davvero lo incontriamo, ma sempre nella fede! Solo nella fede!

Chi vuole avere altre conoscenze del Risorto, fuori dalla fede, rimane deluso! Nella fede impariamo a riconoscerne i tratti nel povero e nell’ammalato come Martino di Tours o Francesco d’Assisi o Teresa di Calcutta, nella fede impariamo a sentirne la presenza nella preghiera e nell’ascolto come Teresa d’Avila o come la piccola Teresa di Lisieux; nella fede impariamo a sentirne la vita palpitare nella Comunità di fratelli, come Paolo scrive ai Corinti (cf. 1Cor 12,12-13) e come Pacomio, Benedetto, Roberto di Molesme e tutti i santi monaci hanno sognato e vissuto nelle loro comunità. Nella fede!

Nella fede oggi noi lo riconosciamo vivente in questa assemblea, nel nostro canto d’Alleluia, nella koinonìa della nostra vita di Chiesa, nella gioia e nella speranza che ci invadono il cuore nonostante le notti che la storia ci mostra incombenti e minacciose; nella fede sentiamo la sua mano che ci spinge ad amare ciò che non è amabile, a sperare ciò che non è sperabile. In una fede che è credere all’incredibile. Consegnandosi a questo incredibile!

In questa fede è Pasqua! È Pasqua davvero! Noi lo sappiamo anche se il mondo, oggi come allora, lo ignora e lo nega! Se è Pasqua, tutto non è come prima! Se è Pasqua «le cose vecchie sono passate, ne sono nate di nuove» (2Cor 5,17 e cf. Ap 21,4)!

È Pasqua, fratelli! Cristo è risorto, è risorto in verità!

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