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Piedimonte Matese. Rosa “torna” dal coma, “eravamo pronti al peggio” il racconto della famiglia

Parla il figlio della donna 49enne risvegliatasi dal coma, ricoverata all'Ospedale Civile di Piedimonte Matese nella Speciale Unità di Assistenza Permanente diretta dal dr. Bernardo DI Matteo

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“Non c’era alcuna luce per mia mamma e per noi; eravamo pronti al peggio”, sono le parole di Francesco, figlio di Rosa M. la 49enne ricoverata presso la SUAP (Speciale Unità di Assistenza Permanente) dell’Ospedale Civile “Ave Gratia Plena” di Piedimonte Matese, ritornata dal coma dopo mesi di cure, complicanze, piccoli passi in avanti e tante battute d’arresto. Un caso come pochi, se si considerano le condizioni del suo stato vegetativo in conseguenza al trauma cerebrale subito. Situazioni di cui la Medicina conosce le rare possibilità di recupero…

“Dopo circa 5 mesi di ricovero assistiamo al progressivo recupero della coscienza, al ripristino di autonomia respiratoria, al progressivo miglioramento della interazione con l’ambiente circostante fino a considerare quella della signora un vero e proprio risveglio”, la parole del responsabile clinico della SUAP, dr. Bernardo Di Matteo. “Siamo impegnati affinchè questa condizione di miglioramento trovi la sua stabilità ma siamo anche convinti dell’importanza di questo evento che abbiamo il piacere di vedere e verificare. Siamo testimoni in particolare della felicità di tutto il suo ambito familiare per quanto sta avvenendo”.  

 I fatti.   La signora Rosa il 12 settembre subisce un infarto del miocardio abbastanza grave con successiva emorragia cerebrale ed ematoma; dopo un ricovero d’urgenza all’Ospedale Civile di Caserta, la notte stessa è trasferita per complicanze all’Ospedale Cardarelli di Napoli, qui operata al reparto di neurochirurgia e poi trattenuta in rianimazione. Nel giro di poche ore la storia della sua famiglia cambia ed è una continua attesa di buone notizie, destinate purtroppo ad essere rimandate ripetutamente.
Da Napoli a Piedimonte Matese lì dove c’è un reparto che potrà ospitare per lungo tempo Rosa le cui condizioni cliniche si alternano: “Al danno neurologico si associava uno stato di infezione (Sepsi) polmonare severa ancora in fase attiva; al contempo si rendeva necessaria una stomia gastrica per favorire la nutrizione della paziente – continua il dr. Di Matteo (in foto) – e ventilazione con tracheostomia”. “Nel nostro reparto, come da mission istitutiva, è stata trattata per garantire equilibrio nutrizionale, complicanze cardiovascolari e ventilazione di supporto, nonché il continuum terapeutico per la Sepsi severa polmonare: insomma un quadro davvero molto complesso e compromesso”.

Ma alla SUAP di Piedimonte Matese non manca l’esperienza e soprattutto la dedizione di tutto il personale: il Distretto sanitario n.15 – di cui è direttore il dr. Antonio Orsi – grazie a questo servizio garantisce alla popolazione del territorio (sono 29 i comuni del Distretto) servizi e competenze che rafforzano la fiducia nella “piccola” sanità locale. Piccola perché l’Ospedale Civile di Piedimonte Matese – diretto dal dr. Gianfausto Iarrobino – pur nella riduzione di posti e alcuni servizi, resta presidio efficiente ed aggiornato con un tournover di giovani medici ormai formati da studi rinnovati e avanzati per tecniche e nuove conoscenze e con reparti efficienti e dotati di buoni livelli di confort per il malato.

Nel dettaglio, la SUAP realtà nuova nel Matese, rappresenta quasi una unità di tipo sub intensivo che garantisce monitoraggio simile alla Rianimazione  per pazienti con danno cerebrale severo, in coma di tipo vegetativo o in stato di minima coscienza; per pazienti con esiti di malattia cardiovascolare, neurologica o respiratoria che richiedono ventilazione meccanica e/o nutrizione clinica “artificiale”; prevede un programma di ricovero di 180 giorni, eventualmente rinnovabili, per garantire stabilità con ausilio di un’equipe multidisciplinare (medico rianimatore, Infermiere, personale OSS, Fisioterapista, Logopedista, psicologo..) I pazienti in questa unità sono quindi complessi e le scelte terapeutiche “personalizzate” lo sono di conseguenza.
“Questo reparto è diventato una seconda casa per me, mia sorella e mio padre”, spiega Francesco, 26 anni, primogenito di Rosa e Salvatore. “Abbiamo trovato sensibilità, accoglienza, rispetto, e tanto affetto manifestato nei confronti di mia mamma: credo che quest’ultimo aspetto abbia contribuito non poco al suo recupero. Se oggi posso ancora mandarle un bacio e lei con il capo mi fa cenno di una risposta, lo dobbiamo al lavoro di squadra che in questo reparto si sta portando avanti per lei. Esistono i bravi medici, esistono infermieri competenti e premurosi che sanno affiancare i malati e i loro familiari capendo il dolore che ci portiamo dentro…”.

Alle parole di gratitudine del giovane Francesco si aggiungono quelle del Dr. Di Matteo, alla guida di questa equipe: “tutto il personale in SUAP, medici, infermieri, OSS, fisioterapista, logopedista compiono un lavoro difficile e delicato: a tutti loro va la mia gratitudine. Il caso della signora Rosa M. conferma che certi risultati si raggiungono oltre che per le competenze professionali, anche per le doti umane, per quel trasporto e sensibilità necessari per raggiungere buoni risultati”

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