Noemi Riccitelli – Nella storia del cinema e della TV i film con protagonisti gli “amici a quattro zampe”, da Lassie a Rex, così come i famosi dalmata della Carica dei 101 o Lilli e il Vagabondo, hanno sempre riscosso un certo successo: complice, probabilmente, la naturale tenerezza ed empatia che gli animali riescono ad instaurare anche attraverso lo schermo, emozionando e divertendo il pubblico.
Io e Lulù, traduzione che tenta di nobilitare il titolo originale (Dog), ma forse lo svilisce, tradendo in parte anche il senso più intimo del film, può essere inserito nel filone di questo genere ma si distingue per riflessioni tutt’altro che banali: il soggetto è il risultato del lavoro dell’attore Channing Tatum, dello sceneggiatore e produttore Reid Carolin, che firmano anche la regia del film, e Brett Rodriguez, anch’egli produttore e già collaboratore di Tatum e Carolin in altri set.
Il film, al cinema dal 12 maggio, è stato voluto da Channing Tatum stesso, dopo aver prodotto per HBO il documentario riguardo i cani addestrati per missioni belliche, “War Dog: A Soldier’s Best Friends” proprio insieme a Reid Carolin.
Jackson Briggs (Channing Tatum) è un ex soldato dell’esercito americano, affetto da disturbi celebrali post-traumatici a seguito di numerose missioni in Afghanistan e Iraq: proprio per questo motivo è stato messo a riposo e deve adattarsi ad una nuova vita apparentemente senza più uno scopo.
Un giorno, un suo superiore gli affida una nuova missione, al termine della quale, probabilmente, Briggs sarà reintegrato: un suo ex collega e amico, Riley Rodríguez (Eric Urbiztondo), è morto, lasciando il suo amato cane Lulù, di cui era stato addestratore, nonché fido compagno in numerose missioni.
A Briggs viene chiesto di accompagnare il cane, un pastore belga, ai funerali ufficiali del compianto soldato: un viaggio da Washington all’Arizona tutt’altro che facile e tranquillo, dato che Lulù dimostra un atteggiamento particolarmente aggressivo, essendo anch’essa traumatizzata dopo il rientro dalla guerra.
Potrebbe sembrare la più classica delle narrazioni retoriche all’americana: la guerra in Afghanistan, un protagonista (uomo, bello e forte) dalla vita tormentata in cerca di una seconda possibilità, se poi a tutto ciò si unisce la presenza di un cane dagli occhi dolci che sembra promettere una sorta di riscatto, si tirano facilmente le fila di un discorso fin troppo noto.
Invece, Io e Lulù utilizza quella che potrebbe essere la linea di un banale racconto del rapporto tra uomo e animale per parlare anche di altro.
Infatti, emerge molto chiaramente un’onesta critica ai ranghi del comparto difensivo americano, che non mostra pietà e riconoscenza (se non un freddo “thank you for your service”) a quanti hanno messo a rischio la loro vita per combattere in nome di ideologie non sempre condivise, sperimentando la dura solitudine e, spesso, anche incomprensione nel rientro in società; si evidenzia, inoltre, l’opposizione, la decostruzione del classico modello di uomo tutto d’un pezzo, il self made man che sa sempre cosa fare.
Il fatto che a interpretare il problematico protagonista ci sia un attore come Channing Tatum, che sembra rappresentare proprio questo tipo di stereotipo, rende l’intento ancora più chiaro.
L’attore e Lulù, interpretata da ben tre diversi esemplari di pastore belga, mostrano una bella alchimia che funziona anche nei momenti di tensione: Briggs e Lulù sono anime affini, hanno vissuto la stessa esperienza e sono entrambi feriti e scossi.
Ecco, la caratteristica del film è anche quella di porre sullo stesso piano animali ed esseri umani, c’è una grande umanità e sentimento nel trattare tanto le vicende personali di Briggs, che le stesse di Lulù.
Non è l’uomo che salva il cane o viceversa, Briggs e Lulù imparano a conoscersi, a comprendersi, a prendersi cura vicendevolmente, proprio come farebbero due veri amici.
La colonna sonora di Thomas Newman riempie di senso i momenti più significativi e toccanti della pellicola, con brani indie-rock che ben si adattano anche all’ambientazione “on the road” della vicenda.
Nel complesso, Io e Lulù è un film godibile, nonostante sequenze che risultano più tradizionali e codificate, la trama riesce a coinvolgere ed intrattenere fino alla fine.