Giovanna Corsale – Il ritorno, seppur graduale, alla socialità ha permesso di ripensare all’organizzazione delle feste patronali e in ogni comunità di ridare voce a tutte le forme in cui la pietà popolare si esprime. Se c’è una cosa che in questi anni pandemici abbiamo imparato è che convivere con il Covid è possibile, ma sempre e solo assumendo comportamenti prudenti. A Piedimonte Matese di ora in ora cresce l’attesa per l’avvicinarsi del 2 giugno, giorno dedicato a San Marcellino, patrono della Città e dei suoi sobborghi. Molto sentita è la devozione nei confronti del Santo, che viene celebrato nel giorno che ricorda il suo martirio per mano dell’imperatore Diocleziano, 2 giugno del 304, e il cui busto reliquiario è conservato nella Basilica di Santa Maria Maggiore.
Mentre prosegue il Novenario, scandito dalla preghiera e dagli spunti di riflessione guidati da diversi sacerdoti non solo diocesani, declinati sul tema del Sinodo della Chiesa Italiana, si attende il momento clou della festa – giovedì 2 giugno – Solennità dei Santi Marcellino e Pietro, quando l’intera città si riunirà intorno al Protettore, forte simbolo di testimonianza cristiana. In mattinata come da tradizione, alle 9.30 mons. Giacomo Cirulli, vescovo delle diocesi di Teano-Calvi e Alife-Caiazzo, sarà accolto dal Sindaco di Piedimonte Matese, Vittorio Civitillo, presso la Casa comunale; seguirà il corteo verso la Basilica di Santa Maria Maggiore dove, alle 10.30, il Pastore presiederà il solenne Pontificale, animato dalla Corale parrocchiale “Cantate Domino”.
San Marcellino, un po’ di storia
Le notizie sul martirio del sacerdote Marcellino e dell’esorcista Pietro si ricavano dalla testimonianza di Papa Damaso: essi vivevano a Roma a principio del IV secolo dell’era cristiana: era imperatore Diocleziano, il quale scatenò una furiosa persecuzione, di cui i due cristiani rimasero vittime. Sottoposti a diverse torture, vennero obbligati a scavarsi la fossa ed il 2 giugno del 304 vennero decapitati: ricomposte più decorosamente dalla matrona Lucilla in quelle che poi verranno chiamate Catacombe dei santi Marcellino e Pietro, buona parte delle loro reliquie vennero condotte in Germania nell’anno 826 (Seligenstadt è la città che le conserva e vive con Piedimonte Matese un gemellaggio non solo formale ma un forte legame di stima reciproca e incontri). Il culto all’antico Martire Marcellino esplose a Piedimonte con l’arrivo di una parte del Cranio nel 1641, ad opera del vescovo di Alife Pietro Paolo de Medici e la realizzazione di una prima statua, nel maggio dell’anno seguente. Il 16 agosto 1645 il pubblico Parlamento piedimontese elesse san Marcellino Patrono di Piedimonte, nomina confermata un anno dopo con decreto della Sacra Congregazione. Nel 1685, il Vescovo Giuseppe de Lazara ottenne una seconda reliquia, quella della tibia, che venne collocata alla base del busto-reliquiario: quest’ultimo, reso più ricco nell’anno 1700, venne mutilato nella notte del 15 febbraio 1976 e restituito alla devozione popolare nell’anno seguente, grazie al lavoro del celebre scultore Enrico Manfrini. I piedimontesi fanno precedere la Memoria liturgica del Santo con un novenario, che si apre con la traslazione del busto dal suo altare la sera del 22 maggio: la Festa del 2 giugno culmina con la Consegna delle Chiavi della Città al Santo Patrono, rito ripetuto dal sindaco al termine della Processione.