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Campania. Si torna a coltivare il grano, sbloccati oltre 10 mila ettari di terreno

Per la Campania sono 10.500 gli ettari di terreno da poter utilizzare per le coltivazioni cerealicole, il che significa la possibilità di produrre 400 mila quintali di grano in più

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Alife, campo di grano

La Campania è tra le regioni che potranno beneficiare di diversi ettari di terreno che sono stati sbloccati per le colture cerealicole, facendo fronte così alla crisi produttiva e quindi alimentare generata dalla guerra in Ucraina. Per la regione Campania sono 10.500 gli ettari disponibili, cui si aggiungono gli 11.000 della Lombardia, i 12.300 del Veneto, i 17.544 del Piemonte e i 20.200 dell’Emilia Romagna. La liberalizzazione dei terreni è avvenuta in virtù del Decreto, pubblicato in Gazzetta ufficiale, che stabilisce l’operatività delle deroghe ai regolamenti comunitari sulla Politica Agricola Comune.

Come si legge dal sito ufficiale di Coldiretti, “con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione Ue può essere garantita all’Italia una produzione aggiuntiva stimata dalla Coldiretti in circa 15 milioni di quintali di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e di tenero per fare il pane”, garantendo un ampliamento delle aree coltivabili del suolo italiano da riammettere nella produzione agricola. Per quanto concerne la Campania, l’obiettivo è “incentivare contratti di filiera pluriennale per programmare le coltivazioni”, come afferma il presidente di Coldiretti Campania Gennaro Masiello.

“Gli oltre 10.000 ettari che ora ci vengono sbloccati ci danno la possibilità di produrre circa 400 mila quintali di grano in più. Mi auguro che da qui in poi inizi una vera svolta per accompagnare una vera prospettiva di sviluppo, con la necessità di puntare ad una piena sovranità alimentare, senza più stressare agricoltura e consumi”, prosegue Masiello.

 

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