È tornata la festa: Piedimonte Matese ha reso omaggio a San Marcellino, prete e martire patrono della Città, e lo ha fatto assaporando il ritorno alla normalità e alla socialità negate durante i due anni della pandemia. Un anticipo già concesso in occasione dei precedenti festeggiamenti in onore dell’Immacolata, ma che nei giorni appena trascorsi è divenuto conferma per quanti attendevano di ritrovare i legami e le tradizioni; gli amici nello spazio di chiese e piazze ma soprattutto le manifestazioni esteriori della pietà popolare, quella radice che unisce le generazioni, ed esse ai luoghi, in nome di un santo, di un protettore, di un modello di fede da imitare nella vita, tutti i giorni. Lo ha sottolineato il Vescovo, S. E. Mons. Giacomo Cirulli nell’omelia durante il solenne pontificale del mattino nella Basilica di Santa Maria Maggiore – la chiesa che custodisce il santo patrono – alla presenza dei fedeli, di alcuni sacerdoti, delle autorità militari e civili: “San Marcellino ha annunciato il Vangelo con desiderio, impegno, responsabilità; l’annuncio passa attraverso la vita di tutti i giorni, con la testimonianza quotidiana di ognuno pur con le proprie fragilità…”.
L’incontro tra Istituzioni
La mattina del due giugno, come consuetudine si è aperta con lo sparo dei fuochi pirotecnici e il suono delle campane dal quartiere antico della Città; in nome di San Marcellino, del valore del servizio per la comunità, dello spendersi per il bene di essa, è tradizione che le autorità civili e religiose si incontrino prima della Messa: anche ieri mattina, il Vescovo Mons. Cirulli accompagnato dal parroco di Santa Maria Maggiore don Domenico La Cerra, è stato accolto presso la Casa comunale dal sindaco Vittorio Civitillo e dai suoi collaboratori Consiglieri Comunali; presente l’on. Carlo Sarro, deputato della Repubblica, originario e residente a Piedimonte Matese. Successivamente il corteo delle autorità, con la presenza dei rappresentati Militari, il Maggiore dei Carabinieri Francesca Baldacci, il Tenente della Guardia di Finanza Pasquale De Ruosi, il comandante della Polizia Municipale Gianni Labriola accompagnati da colleghi, si è spostato in Basilica.
L’omelia: San Marcellino ci chiama ad un impegno, oggi
Da parte del Vescovo richiamo alla Sacra scrittura e alla vita del Santo Martire prestato come modello, ieri come oggi: Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro (cfr. Salmo 24). “La condizione che è chiesta a ciascuno è avere mani innocenti, non secondo un’umana e mondana interpretazione, ma secondo ciò che la Bibbia più autenticamente ci chiede di fare: stare davanti a Dio, porsi in ascolto della sua Parola (…): la sacra scrittura identifica così la generazione che cerca Dio; è la generazione con cui identifichiamo i tanti martiri che hanno testimoniato Cristo e versato per il lui il loro sangue come ha fatto San Marcellino. Anche noi vogliamo essere quella generazione, quella che ogni giorno offre la vita per il Vangelo attraverso il segno bellissimo della testimonianza di fede, un po’ morendo come il chicchi di grano caduto in terra, ma che riverso nel terreno della Storia, porterà frutti e segni importanti”; ha poi aggiunto, rivolgendo lo sguardo alla società civile, al contesto cittadino che idealmente in questa festa si raccoglie intorno al Patrono: “con l’impegno e le fragilità di tutti si costruisce la strada della civiltà”, ponendo San Marcellino come modello di impegno incondizionato e di perdono offerto anche ai nemici: “per l’autenticità della sua testimonianza, San Marcellino e come lui tutti martiri, vivono ancora oggi e ci sono di riferimento (…). Non è la cosa più facile essere discepoli di Gesù Cristo ma è l’esperienza più bella, la più utile per la storia di tutti gli uomini e anche per noi in questa terra benedetta di Piedimonte. Il Signore volesse che spuntassero i frutti del suo martirio e stessero qui in mezzo a noi a testimoniare Cristo”.
La festa: gran gioco di squadra
Al termine della Messa, il parroco don Domenico La Cerra ha rivolto parole di ringraziamento al Vescovo, ai confratelli presenti, alle autorità civili e militari; un pensiero particolare alla comunità di Seligenstadt, città della Germania gemellata con Piedimonte per la comune devozione a San Marcellino; gratitudine e riconoscenza per i collaboratori parrocchiali particolarmente impegnati in occasione dei festeggiamenti: i ministranti, le suore salesie, il coro parrocchiale Cantate Domino, il servizio della Sagrestia, il Comitato festeggiamenti che nel giro di poco tempo ha allestito l’organizzazione dell’evento. Il grazie più sentito ai fedeli presenti in chiesa e ai tanti che hanno partecipato la novenario e alle messe nei giorni della festa.
La consegna delle Chiavi della Città
Pomeriggio del due giugno riservato come sempre alla processione del busto del Santo per le strade della Città accompagnati dal Concerto bandistico Città di Conversano (ad esso affidato anche il concerto serale), e prima del ritorno in Basilica la sosta in Piazza Roma di fronte al Municipio dove puntualmente il sindaco rivolge un pensiero al Patrono e a lui consegna le Chiavi della Città quale segno di affidamento e protezione: è stato il vicesindaco Bernarda De Girolamo a chiede protezione e benefici per Piedimonte Matese, facendosi portavoce del comune sogno di pace che in questo momento alberga nel cuore di tutti: Piedimonte come tanti altri centri italiani ha accolto nella sua famiglia diversi cittadini ucraini in fuga dalla guerra; per questo motivo ad unirsi in preghiera con il vicesindaco, amplificando la voce sulla piazza, anche due bambini di cui uno ucraino, pregando per la pace e un futuro migliore. Loro due, insieme al sindaco Vittorio Civitillo hanno poi affidato alle mani del Santo le chiavi della Città.
Il corteo ha fatto rientro in chiesa: ulteriore occasione per il Vescovo per dire grazie a quanti hanno condiviso in questo giorno la preghiera e la festa; qui il Pastore ha affidato il proprio servizio pastorale al santo patrono Marcellino, “l’unico venerato come presbitero, tra i santi che sono cari alle Diocesi di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo da me guidate; a lui affido la mia missione di sacerdote e di vescovo sentendolo da oggi particolarmente vicino alla mia vita”.