“Un riflesso di storia che cogliamo dai secoli che ci precedono e che si condensano in questo luogo, non solo per Piedimonte Matese, ma per l’intero territorio”, con queste parole il dott. Antonio Salerno, direttore del Museo Civico Raffaele Marrocco di Piedimonte Matese ci introduce in una nuova descrizione del complesso museale quattrocentesco e delle collezioni che esso ospita aprendoci alle prospettive future di questo luogo. Dal 2013 restituito con una nuova veste alla Città e aperto ad eventi, oggi, nelle intenzioni dell’attuale Amministrazione comunale guidata dal sindaco Vittorio Civitillo è destinato ad inserirsi in un circuito di visibilità nazionale e ad ospitare una rinnovata Biblioteca comunale (a breve partiranno i lavori di realizzazione), oltre che ambienti destinati alla socializzazione e alla cultura in stretta sinergia con i programmi degli assessorati alla Cultura e agli Eventi oggi affidati rispettivamente ai consiglieri Loredana Cerrone e Annarita Capone.
Siamo nel cuore dell’antica Piedimonte, nel quartiere San Domenico, così identificato per la presenza dei religiosi domenicani sin dal 1400; ad essi vennero affidati il convento e la chiesa costruiti tra il 1394 e il 1414 per iniziativa di Sveva Sanseverino, moglie di Giacomo II Caetani dell’Aquila e signora di Piedimonte, pronipote di san Tommaso d’Aquino, santo al quale l’intero complesso fu intitolato divenendo luogo di preghiera e cultura totalmente innestato nella vita sociale, culturale e civica del territorio cittadino. Oggi l’intero complesso, in attesa di ulteriore riqualificazione strutturale è adibito in parte a Museo intitolato Raffaele Marrocco che all’inizio del 1900 ne fu il fondatore; e in parte a Centro Provinciale di Formazione per gli Adulti (per lunghi decenni ha ospitato un plesso scolastico di classi materne ed elementari).
Antonio Salerno in una videointervista ci parla dai luoghi-simbolo del complesso religioso coniugando descrizione storica e prospettive future: spicca lo scenario del Chiostro maggiore con le decorazioni a grottesche delle volte e quelle delle lunette con scene di vita religiosa, segno della forte espressività artistica concentrata nel luogo e della vivacità intellettuale che lo ha caratterizzato fin dalla sua fondazione. Valore che conserva tutt’ora e che si impone emotivamente all’osservatore più attento e capace di ascolto, pur avendo attraversando tra ‘800 e ‘900 momenti più sopiti e anonimi che ne hanno interrotto il dialogo con la comunità locale e sopito il ruolo di catalizzatore culturale…
Ma è proprio questo riferimento di connessione con il territorio, la valenza narrativa del complesso museale e di ciò che conserva, che oggi si pone all’attenzione del Direttore chiamato dall’Amministrazione comunale per l’autorevolezza e la professionalità negli incarichi già ricoperti in campo storico-archeologico e per quelli attualmente rivestiti sempre in ambito statale quale Direttore del Museo archeologico dell’antica Allifae, direttore del Museo archeologico di Calatia e responsabile del Museo Archeologico di Teanum Sidicinum.
“Questo luogo rappresenta un’eredità complessa e articolata e dal passato arriva nel nostro presente dandoci anche la forma mentale per prospettare un futuro diverso in il patrimonio culturale – sulla scorta di quel che già accade – è sempre più condiviso ed importante per concepire un futuro diverso per le nostre comunità, fondato sullo scambio, sulle relazioni, sulla connessione delle proposte” spiega Salerno che oggi lavora per portare il Museo agli standard gestionali di un museo statale: “Veniamo da un cammino già avviato che continua a sviluppare e si prospetta in maniera sempre più ampia riguardo alle potenzialità di questo luogo. Dobbiamo partire da esso non solo per dare visibilità al monumento ma soprattutto alle collezioni che accoglie e questo lo possiamo fare attraverso formule gestionali e amministrative che devono portare il Museo al livello delle prospettive previste all’interno del sistema museale nazionale per tutti i principali musei italiani…”.
Un luogo di cui è chiara l’identità storica, ma aperto a flussi di cultura che possono temporaneamente o occasionalmente catalizzare sul Museo Civico (in tal caso l’intero monumento) l’attenzione non solo del cittadino di Piedimonte Matese ma di qualunque appassionato di arte. Alcuni segnali di questo ritmo nazionale che si intende dare al Museo sono stati gli inserimenti del complesso nei cartelloni delle iniziative nazionali destinate ai Musei statali. Si consolida intanto l’abitudine – già segnale positivo – di fare del chiostro e dell’auditorium casa accogliente per iniziative anche esterne al cartellone di eventi esclusivamente firmati “museo” o “Comune” accogliendo eventi promossi da associazioni ed enti territoriali.
La visione di Salerno è sull’intero patrimonio qui conservato, la descrizione che egli ci offre del Museo Civico Raffaele Marrocco dà voce ad ogni reperto e rende onore all’intera Storia da cui ha origine l’odierna civitas matesina: a partire dai Sanniti che ebbero nei territori di Monte Cila e del Matese solidi insediamenti la cui quotidianità è qui descritti con la mostra permanente Gens fortissima Italiae, passando per i Romani la cui voce è più forte e dominante nel vicino museo archeologico nazionale dell’Antica Allifae, e poi nelle sale superiori toccando alcune esperienze artistiche della pittura tra ‘600 e ‘700 fino al periodo risorgimentale e successivo dove l’anima degli illustri della Città è vicenda trascorsa da poco.
Ai nostri lettori consigliamo la visione del video quale strumento di accompagnamento ad una successiva visita ai luoghi e alle collezioni che il Direttore descrive con delicata e pacata narrazione. Fatelo nelle ore in cui il silenzio vince e il Complesso museale di San Tommaso d’Aquino vibra della sua anima primordiale.