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Peaky Blinders 6: Shelby contro Shelby nell’ultima stagione della serie disponibile su Netflix

Dal 10 giugno sulla piattaforma streaming l’epilogo della serie creata da Steven Knight

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Noemi Riccitelli – Maledizione. Questo l’oscuro presagio che ha sempre aleggiato sulla famiglia Shelby e che, nell’ultima, definitiva stagione di Peaky Blinders si abbatte inevitabilmente su i suoi spregiudicati membri.
La serie TV, in onda dal 2013, creata da Steven Knight e diretta da Anthony Byrne, ispirata alla vera storia di una banda criminale di Birmingham, è una delle numerose produzioni arrestate nel 2020 a causa della pandemia: infine, dopo due anni, a seguito dell’anteprima a febbraio in onda su BBC nel Regno Unito, Peaky Blinders è disponibile anche in Italia su Netflix dal 10 giugno.


Inghilterra, 1933. Dopo il fallito tentativo di eliminare Oswald Mosley (Sam Claflin), ispiratore di un movimento di natura fascista in GB e la morte di zia Polly (Helen McRory), Thomas Shelby (Cillian Murphy) vive una profonda crisi esistenziale che acuisce i suoi sempre presenti turbamenti interiori.
Tuttavia, gli affari vanno portati avanti: dopo che l’alcol è diventato di libera vendita con la fine del Proibizionismo, la Shelby Company si occupa di trafficare l’oppio, che da Shangai passa per il Regno Unito, per poi arrivare negli Stati Uniti.
L’intermediario americano di Thomas è Jack Nelson (James Frecheville), zio malavitoso di Gina Gray (Anya Taylor-Joy), la moglie di Michael (Finn Cole), il quale cerca la resa dei conti proprio con Thomas, ritenendolo colpevole della morte della madre Polly.

Sei intensi ed oscuri episodi, in cui tensione e violenza pervadono la visione: niente di nuovo per i fan di Peaky Blinders, abituati alle atmosfere cupe e fumose dei sobborghi industriali britannici in cui la serie è ambientata; tuttavia, in quest’ultima stagione si registra un crescendo di inquietudine che riguarda, in particolare, il protagonista Thomas Shelby.
Infatti, il misterioso quanto affascinante capo-famiglia sembra non solo ossessionato dal doloroso passato, ma anche inabissato nelle pressanti vicende del presente, che richiedono più che mai la sua attenzione e cura: visioni, presagi e delicate decisioni da prendere lo turbano e sembra quasi che l’irreprensibile Thomas debba, alla fine, riconoscere i suoi limiti.
Pur rimanendo corale, la sesta stagione di Peaky Blinders pone, dunque, il focus sull’interiorità di questo personaggio, portando alle estreme conseguenze, con un’incalzante climax, la sua natura dicotomica.

Tuttavia, l’altra protagonista della stagione, a malincuore non presente, è zia Polly: così, alla memoria dell’attrice Helen McRory, deceduta nel 2021, è dedicato il primo episodio della serie.
Il suo personaggio, infatti, ha rappresentato il perno della famiglia Shelby nelle tumultuose vicissitudini nel corso del tempo, ma anche in quest’ultimo capitolo il suo ricordo si fa persistente e le parole da lei pronunciate nella precedente stagione trovano drammatica realizzazione.
Resta, nonostante ciò, il rammarico di non aver potuto assistere ad un eventuale e ulteriore contributo dell’attrice alla produzione.

Il tono della serie si conferma drammatico, solenne, elevato: la caratteristica di Peaky Blinders è stata quella di aver coniugato in modo eccellente storia e fiction in un intreccio narrativo interessante, pur inserendosi in un genere, il gangster-movie, già espresso in diverse declinazioni.
Inoltre, punta di diamante della serie è certamente il cast, il fiore del teatro e della cinematografia britannica, ma anche talenti emergenti: da Cillian Murphy, così espressivo e diretto nel suo essere algido, tanto da aver reso iconico il suo personaggio tra l’opinione pubblica, alla già citata e compianta Helen McRory, che ha interpretato una zia Polly passionaria e indomita, Tom Hardy, che con il suo Alfie Solomon ha portato sottile umorismo e un po’ di stravaganza, fino ai recenti ingressi delle ultime stagioni, Sam Claflin, spietato e insopportabile nel ruolo di Oswald Mosley (leader dell’Unione Britannica dei Fascisti, personaggio realmente esistito), Anya Taylor-Joy che, tra i giovani interpreti, si è distinta per il suo piglio spietato e la sicurezza di sé.

Una regia raffinata e una produzione di alta qualità hanno decretato il successo di una serie che si può, probabilmente, definire già cult.
Un progetto ambizioso che, tuttavia, non si arresta al termine del sesto episodio, ma che avrà la sua più naturale e degna conclusione al cinema, con la realizzazione di un’intera pellicola che tirerà realmente le fila dell’intrigante vicenda dei Peaky Blinders.

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