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Presenza di Dio, Ascolto della Parola e segni dei tempi nella riflessione di Mons. Cirulli

Nell’atrio di ingresso al Santuario dei Lattani, si è tenuta la prima catechesi della Settimana biblica che accompagnerà i fedeli in “pellegrinaggio” nei luoghi più cari delle Diocesi di Teano-Calvi ed Alife-Caiazzo

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La cornice fresca e silenziosa del Santuario dei Lattani di Roccamonfina si è rivelata perfetta per il primo appuntamento della Settimana biblica, che vede accomunate le Diocesi di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo in un percorso unitario. Da qui a venerdì 22 luglio, questo appuntamento darà ai Luoghi di fede più cari alla nostra gente la valenza di pulpiti d’eccezione, dove la Parola di Dio, riecheggiando da essi, potrà offrire una rinnovata ricchezza di spunti ed orientamenti per il momento storico che stiamo vivendo.

Nella prima catechesi, tenuta ieri sera da Mons. Giacomo Cirulli ed incentrata sul tema In ascolto delle Sacre Scritture, il Vescovo è partito dall’incipit del Vangelo di Giovanni (1,1-18) ed ha introdotto il tema della presenza di Dio nella Storia attraverso la sua Parola: “L’Emmanuele, nella traduzione reale del termine ebraico è il ‘Dio con noi’. Lui è sempre presente e questo è un aspetto bellissimo: non è uno spettatore distratto dei nostri guai. E’ con noi, parla a noi come parla agli amici… e poi lo abbiamo potuto toccare, vedere ed ascoltare quando nella pienezza dei tempi, Dio, la Parola, si è incarnato. L’importanza della Parola implica che noi dobbiamo sempre approfondirla e Gesù ne è il punto cruciale: Colui che era, che e ‘che viene’, come attesta la formula verbale suggerita dall’Apocalisse, indica una presenza tangibile di Dio nella nostra Storia, sempre e comunque.”

Tuttavia, la presenza di Dio, il suo parlare al cuore dell’uomo, non sono materie che per l’umanità sono di facile ricezione. Infatti, non tutti sono allenati o quanto meno sensibili all’Ascolto della Parola, secondo punto della Catechesi di Mons. Cirulli. Pertanto “Chi ci deve mettere tutti sulla stessa strada? – ha chiesto il Vescovo ai presenti – Chi ci deve dire come devono essere le nostre relazioni? Chi parla ad ognuno di noi e dice la stessa cosa (anche se la parola entra in uomini e donne che sono stati creati ciascuno con la sua intelligenza e con i suoi carismi)? Dio cosa vuole da me e da te?” E raccontando le sue esperienze ecclesiali nel periodo immediatamente successivo al Concilio Vaticano II, ha aggiunto “Ricordo l’entusiasmo che c’era nelle associazioni, nell’Azione cattolica che per esempio frequentavo: fu un momento bellissimo e ringrazio il Signore di avermi fatto vivere quel momento nell’età giusta, da giovane. Erano cose che ci mettevano in contatto con una teologia che da bambini non avevamo sentito minimamente: Dio che parla e si offre, Dio che è sempre con noi, Dio che è nella Storia, Dio che viene e che è luce per il nostro cammino. Dopo circa sessant’anni mi chiedo, dov’è finito tutto l’entusiasmo, tutta la voglia di ascoltare il Signore che parla, la ricerca, l’approfondimento, i gruppi biblici, la Lectio divina? L’ascolto ha importanza fondamentale del dialogo tra Dio e noi.”

Terzo punto della catechesi del Vescovo Cirulli è stata la captazione dei segni dei tempi che durante il Concilio Vaticano II ha avuto un ruolo di primo piano. “I segni dei tempi sono indicatori del nostro rapporto attuale con Dio e con la storia che noi viviamo – ha detto il Vescovo – I segni dei tempi del 1700 e del 1800 non erano gli stessi dei nostri tempi. Ci piaccia o non ci piaccia è così. Dio conosce questo mondo meglio di noi e sa bene cosa si agita nel cuore dell’uomo, quindi sa che ci saranno segni del suo operare, che indicheranno almeno parzialmente quali processi storici corrispondono a questo disegno salvifico e quali spazi del mondo moderno, invece, sono particolarmente refrattari a questa presenza di vita.” Inoltre, parlando della lettura di questi segni, alla luce dell’esperienza di Gesù con gli scribi e dei farisei, il Vescovo ha aggiunto “Ci vuole una disponibilità veramente grande per accogliere nella Storia quello che Dio indica. Dio è presente, opera nella nostra Storia contemporanea e lo fa anche nelle sue dimensioni secolari. Non c’è un mondo di Dio che non sia di Dio, è tutto suo. Ed il suo modo di operare non è arbitrario o confuso, non è improvvisato ma articolato in movimenti che più corrispondono alla volontà salvifica dell’uomo e specialmente per i poveri e gli emarginati.”

Infine, tra i segni dei tempi colti e messi a frutto, Mons. Cirulli ha annoverato la Riforma liturgica come “un intervento di Dio dentro la nostra stessa vita della Chiesa, perché l’incontro con il Signore Gesù fosse facilitato per la comprensione di quel mondo e di questo mondo” ed il dialogo ecumenico tra le Chiese cristiane e con le altre fedi, concludendo come sempre la Parola “deve illuminare e guidarci nel cammino”.

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