La Settimana biblica interdiocesana, dopo la coinvolgente tappa di Castel di Sasso, si sposta nuovamente nel territorio diocesano di Teano-Calvi, trovando accoglienza presso l’Istituto Padre Semeria di Sparanise.
Immersi nella pace del giardino antistante, i partecipanti hanno ascoltato (e dialogato con) Don Massimiliano Domenico Piciocchi, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Teano-Calvi, chiamato a sviluppare il tema “Lo Spirito Santo e noi”, dalla Pentecoste al Concilio di Gerusalemme: la Sinodalità della prima Comunità.
“L’obiettivo di queste giornate – ha esordito Don Massimiliano – è di trovare tracce di sinodalità all’interno della Sacra Scrittura, perché altrimenti corriamo il rischio di pensare che il Sinodo sia una pia pratica, mentre la Sinodalità è un solco già tracciato da sempre nell’Antica Scrittura. Possiamo vederlo anche attraverso quel luogo privilegiato che è il libro degli Atti degli Apostoli, narrante le vicende della prima Chiesa, la Chiesa di Gerusalemme che per noi resta un punto di riferimento, un modello a cui guardare per essere Chiesa oggi, nel nostro tempo, come il Signore desidera. Il Libro degli Atti però non è una cronistoria degli eventi, non è questa l’intenzione dell’autore (che la tradizione attribuisce all’Apostolo Luca, autore anche del terzo Vangelo). Chi scrive Atti degli Apostoli mette insieme, come una collezione di quadri, le gesta più significative della Chiesa nascente, ad opera degli Apostoli, protagonisti di questo racconto fino ad un certo punto, perché il protagonista vero e proprio di questo libro è lo Spirito Santo, capace di far crescere la Chiesa. Ed è un racconto teologico ovviamente. C’è un’idea dietro che vuole farci guardare a questo movimento, dove la Storia di Gesù continua nella Storia della Chiesa (…) E’ una spinta quasi, quello che lo Spirito fa alla Chiesa: quando Papa Francesco parla di ‘Chiesa in uscita’, non si è inventato nulla, la Chiesa è da sempre in uscita perché proprio cosi la desidera lo Spirito, dal chiuso del Cenacolo in uscita verso il mondo.”
Sottolineando come, negli Atti degli Apostoli, il tema della sinodalità sia frequentissimo, Don Massimiliano sottolinea “La riflessione di stasera serve per farci rubare il mestiere della Sinodalità, dobbiamo far nostro l’atteggiamento della prima Chiesa che si mette in cammino, in ascolto della Parola, in ascolto del sentiero tracciato da Gesù (…) I primi cristiani erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli quali depositari del messaggio di Gesù. Questa ‘apostolicità’ è fondamentale per la prima Comunità e deve continuare ad esserlo per noi. Erano assidui nell’insegnamento degli Apostoli, nella comunione: l’annuncio, la carità come condivisione e la celebrazione, sono le tre anime della Chiesa-modello a cui dobbiamo guardare. La Chiesa che il Libro degli Atti degli Apostoli ci consegna non è statica, perché la Pentecoste rompe ogni staticità (…) dalla stasi si è passati alla Chiesa dinamica, alla Chiesa in cammino che vive una espansione della Parola di Dio (…) E’ lo Spirito che agisce, che allarga i cuori e la Chiesa. Gli Apostoli annunciano, si aggiungono nuovi credenti e la Chiesa si espande.”
Ma nella Chiesa degli inizi non era tutto rose e fiori: infatti, accanto all’espansione ed alla condivisione, fiorivano contrasti e distinguo, intorno ai quali lo Spirito non si è mai stancato di continuare a soffiare: su questo punto, Padre Massimiliano sottolinea “Nel caso eclatante dell’episodio di Pietro e Cornelio, lo Spirito spiazza totalmente Pietro, che scelto a capo della Chiesa, avrebbe potuto dire ‘il capo sono io’, invece si lascia scuotere ed interrogare dallo Spirito, che gli indica un’altra strada da seguire, rispetto a quella che aveva in mente. (…) Corinto invece era una delle Comunità più ‘drammatiche’: lì non vanno d’accordo, c’erano difficoltà e discutevano animatamente. Paolo li bacchetta, poi con Barnaba va a Gerusalemme, dove convennero i rappresentanti delle Chiese locali (come in grande accade nei Concili): la radicalità delle posizioni differenti già c’era – tuttavia – tra gli atteggiamenti che possiamo far nostri, c’è quello di una Chiesa che si riunisce per interpretare i segni dei tempi, che si lascia interrogare da quello che sta succedendo, da quello che si sta vivendo. Non si riuniscono per fare speculazione teologica (…) ma perché c’è il riconoscimento che lo Spirito sta segnando uno spazio ed un tempo rispetto da quello che comprendiamo da soli. C’è il riconoscimento di una Chiesa che non si sente onnipotente.”
Su questi ultimi punti, i partecipanti hanno sviluppato la fase della collatio, della condivisione, toccando anche il tema del rapporto presbiteri-laici, emerso a più riprese anche a livello nazionale nella prima fase del Sinodo universale: gli interventi, ai quali ha preso parte anche il Vescovo Mons. Giacomo Cirulli, hanno teso a sottolineare come l’azione dello Spirito diventi più forte e cruciale proprio nel pieno di tali situazioni.