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Cinema. Venezia79, in gara 5 film italiani tra cui un ritratto di S. Chiara. Rosi racconta i viaggi del Papa

Presentato il cartellone della 79a Mostra internazionale d’arte cinematografica della Biennale di Venezia, al Lido dal 31 agosto al 10 settembre 2022, che quest’anno si presenta all’appuntamento con un anniversario importante, anzi due: i 90 anni dalla sua fondazione, dal 1932, e poi i 10 anni dal lancio di Biennale College Cinema, che ha aiutato a sviluppare e produrre ben 84 titoli

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Sergio Perugini – Celebrativo, ma anche sorprendente. È il cartellone della 79a Mostra internazionale d’arte cinematografica della Biennale di Venezia, al Lido dal 31 agosto al 10 settembre 2022, che quest’anno si presenta all’appuntamento con un anniversario importante, anzi due: i 90 anni dalla sua fondazione, dal 1932, e poi i 10 anni dal lancio di Biennale College Cinema, che ha aiutato a sviluppare e produrre ben 84 titoli. Ecco tutte le novità di questa edizione, illustrate dal presidente della Biennale Roberto Cicutto e dal direttore artistico della Mostra Alberto Barbera, a partire da una presenza significativa del cinema nazionale, con cinque italiani in gara. Fuori Concorso Gianfranco Rosi con un documentario su Papa Francesco.

Fonte labiennale.org

In Concorso, l’Italia è capofila
Cinque gli autori italiani in Concorso. Torna in gara Gianni Amelio – Leone d’oro nel 1998 per “Così ridevano” – con “Il signore delle formiche” con Luigi Lo Cascio, Elio Germano e Sara Serraiocco, che ripercorre il processo Aldo Braibanti. Altro atteso ritorno al Lido è quello di Emanuele Crialese, che mancava dal 2011, dalla vittoria del Leone d’argento per “Terraferma”: il regista siciliano presenta “L’immensità” con Penélope Cruz e Vincenzo Amato.
Ugualmente di casa alla Mostra: Susanna Nicchiarelli (vincitrice di Orizzonti nel 2017 con “Nico, 1988”), che firma “Chiara”, ritratto dedicato alla Santa di Assisi, interpretata da Margherita Mazzucco, la Lenù della serie “L’amica geniale”; Luca Guadagnino, autore italiano dallo sguardo cosmopolita che in Laguna ha presentato in passato “Io sono l’amore”, “A Bigger Splash”, “Suspiria” e “Salvatore. Il calzolaio dei sogni”, e oggi torna con “Bones and All” con l’attore Timothée Chalamet; infine, Andrea Pallaoro e il suo “Monica”, di nuovo in competizione dopo “Hannah” del 2017.

Baumbach, Iñarritu, Aronofsky e il biopic su Marilyn Monroe
Nutrita è di certo anche la presenza internazionale. Anzitutto il film di apertura, “White Noise”, scritto e diretto dal regista newyorkese Noah Baumbach, già al Lido con “Marriage Story” nel 2019. “White Noise”, targato Netflix, punta sulla performance di Adam Driver e Greta Gerwig. “Dal grande romanzo di Don DeLillo – afferma il direttore Barbera – Baumbach ha realizzato un’opera originale, ambiziosa e avvincente, che gioca con misura su più registri: drammatico, ironico, satirico. Il risultato è un film che esamina le nostre ossessioni, i dubbi e le paure”.
Gli altri autori in corsa per il Leone d’oro. Finalmente Alejandro G. Iñarritu, che ha terminato il suo “Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades”, progetto su cui lavora da 5 anni. Il già Leone d’oro Darren Aronofsky (“The Wrestler”, 2008) presenta “The Whale” interpretato da Brendan Fraser, film girato nell’isolamento della pandemia. Dopo “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, torna Martin McDonagh con “The Banshees of Inisherin”. Desta poi molta curiosità il biopic “Blonde” di Andrew Dominik, altro titolo Netflix, dedicato a Marilyn Monroe nel 60° anno dalla morte, film interpretato da Ana de Armas. Attenzione poi attorno al progetto di Todd Field “TÁR” con Cate Blanchett, come pure per quello di Florian Zeller (due Oscar per “The Father” nel 2021), in gara con “The Son” con Hugh Jackman e Laura Dern.
Ugualmente in Concorso: “No Bears” di Jafar Panahi, attualmente incarcerato in Iran; “Saint Omer” di Alice Diop (opera prima); “Love Life” di Kôji Fukada; “Athena” di Romain Gavras; “The Eternal Daughter” di Joanna Hogg con Tilda Swinton; “Beyond the Wall” di Vahid Jalilvand; “Argentina, 1985” di Santiago Mitre con Ricardo Darín; “All the Beauty and the Bloodshed” di Laura Poitras (unico doc in gara, ritratto della fotografa Nan Goldin); “Un couple” di Frederick Wiseman; “Les miens” di Roschdy Zem; “Les enfants des autres” di Rebecca Zlotowski, che mette in racconto la propria storia con il noto regista Jacques Audiard.

Papa Francesco, Oliver Stone e il ricordo di Kim Ki-duk
In primo piano, ma fuori Concorso, figura l’ultimo lavoro del documentarista Gianfranco Rosi (Leone d’oro per “Sacro GRA”, Orso d’oro per “Fuocoammare”): è “In viaggio”, ritratto di papa Francesco in 37 viaggi, 58 Paesi, nel corso di 9 anni di pontificato. Come ha dichiarato la produttrice Donatella Palermo: “Gianfranco Rosi, in questo momento, è in Canada. Il film costruito in parte con immagini di repertorio, è ancora aperto, perché Gianfranco inserirà altre nuove immagini appena girate e continuerà anche in futuro a seguire i viaggi del Papa. Ha scelto di realizzare questo film non su commissione, ma per il desiderio di raccontare l’emozione del mondo visto attraverso lo sguardo di Francesco.”
Tra i titoli su cui si concentrerà di certo l’attenzione di stampa e pubblico si segnalano: “The Hanging Sun” di Francesco Carrozzini, scelto come film di chiusura, con Alessandro Borghi, dal romanzo di Jo Nesbø; “Siccità” di Paolo Virzì, con Claudia Pandolfi, Silvio Orlando e Monica Bellucci; e ancora, “Don’t Worry Darling” di e con Olivia Wilde con protagonista il cantante-attore Harry Styles.
Sarà presentato inoltre al Lido “Master Gardener” di Paul Schrader, che riceverà il Leone d’oro alla carriera. Come lui premiata anche l’icona del cinema francese Catherine Deneuve, ugualmente Leone d’oro alla carriera. È alla Mostra poi “Call of God” di Kim Ki-duk, opera che esce postuma dopo la morte del regista nel 2020 per Covid. Spazio inoltre a due serie Tv di matrice danese: “Riget Exodus” (“The Kingdom Exodus”) di Lars von Trier e “Copenhagen Cowboy” di Nicolas Winding Refn. Al Lido sono previsti anche: Oliver Stone con “Nuclear”; Evgeny Afineevsky e il sui “Freedom on Fire” di sulla guerra in Ucraina; Enrico Ghezzi e Alessandro Gagliardo con “Gli ultimi giorni dell’umanità”.

Le sezioni Orizzonti, Orizzonti extra e Venezia Classici
La sezione Orizzonti, con 18 titoli, sarà aperta da “Princess” dell’italiano Roberto De Paolis (“Cuori puri”). Tra gli altri: “Ti mangio il cuore” di Pippo Mezzapesa con l’esordio della cantante Elodie e il veterano Francesco Di Leva; “En los Margenes” di Juan Diego Botto con Penélope Cruz; “Vera” di Tizza Covi e Rainer Frimmel, ritratto di Vera Gemma, figlia di Giuliano Gemma; e “La Syndicaliste” di Jean-Paul Salomé con Isabelle Huppert. Nella sezione Orizzonti Extra, troviamo “Amanda” di Carolina Cavalli, con Benedetta Porcaroli e Giovanna Mezzogiorno, e “Notte fantasma” di Fulvio Risuleo con Edoardo Pesce. Infine, torna Venezia Classici – Documentari, dove figurano due ritratti di peso del nostro cinema: “Franco Zeffirelli. Conformista ribelle” di Anselma dell’Olio e “Sergio Leone. L’italiano che inventò l’America” di Francesco Zippel.

Una Mostra solidale e green
In conferenza stampa il direttore artistico Alberto Barbera ha sottolineato come notoriamente i Festival siano delle finestre sul mondo, dalle quali non si vorrebbe però vedere scenari di guerra, come quella in Ucraina, oppure assistere all’intimidazione di artisti come l’arresto in Iran dei tre cineasti Jafar Panahi, Mohammad Rasoulof e Mostafa Aleahmad o la condanna in Turchia della giovane produttrice Çiğdem Mater e di altri sei colleghi per il progetto di un doc sulle proteste di Gezi Park. Il presidente Roberto Cicutto ha richiamato, inoltre, il lavoro della Biennale nel segno della storia, della tradizione e del futuro, con un’attenzione alla riduzione delle emissioni. Un evento che si fa sempre più green.

Al Lido i Premi Signis e Robert Bresson
Temi e valori cattolici in evidenza al Lido non solo nei film di Venezia79. È da ricordare infatti la consueta presenza del Premio cattolico internazionale Signis, il più antico riconoscimento collaterale della Mostra dal oltre settant’anni, e del Premio Robert Bresson, giunto alla XXIII edizione, assegnato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, in accordo con la Santa Sede, quest’anno al grande regista giapponese Hirokazu Kore’eda.

Fonte Agensir

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