HomeArte e CulturaLetino. Restaurata la Madonna del Castello, tra i gioielli storico-artistici locali
Letino. Restaurata la Madonna del Castello, tra i gioielli storico-artistici locali
Sabato 23 luglio la statua appena restaurata ha fatto ritorno nella Chiesa del Castello accompagnata dai fedeli. Il recupero del manufatto ligneo ha permesso una più precisa datazione dell'opera risalente al 1500
I letinesi hanno accompagnato la Madonna del Castello nella sua storica dimora dopo gli interventi di disinfestazione e spolvero a cura della restauratrice Michela Acquaro. In processione, guidati dal parroco don Arochiasamy Antonysamy, il diacono Daniele Cirioli, i sacerdoti dell'”Associazione Punto Cuore” e don Antonio Sasso responsabile dell’Arte Sacra nella Diocesi di Alife-Caiazzo: è suo l’articolo che segue, excursus nella storia e nell’anima di Letino e dei suoi beni artistici, naturalistici e nel suo patrimonio di valori.
Antonio Sasso* – Il comune di Letino occupa una parte del territorio della antica Diocesi di Alife-Caiazzo più intensamente conosciuto e studiato in questi ultimi decenni; la peculiarità dei paesaggi naturali e antropici, il costante richiamo alla “tradizione”: tutto contribuisce a valorizzare il territorio in termini di “beni culturali”. L’immagine che se ne ha dall’esterno (attraverso i media e la promozione turistica) è quella di un compatto gioiello ambientale dominato dai valori della profondità storica da un lato e dall’altro dell’autenticità delle radici (secondo un’idea di tradizioni in cui, peraltro, il passato agricolo-pastorale si confonde ambiguamente con un residuo mito del Medioevo). A questa immagine contribuiscono ugualmente, anche se su diversi livelli, il lavoro delle istituzioni civili (Comune) e culturali (Proloco), le promozioni del turismo, dei prodotti alimentari tipici, e le istituzioni religiose attraverso la cura dei beni artistici e storici da esse custoditi. Anche l’immagine che ne hanno dall’interno gli abitanti stessi, non può non risentire di una simile idea di patrimonio. Come si sono espressi alcuni letinesi su una recente intervista fatta sul senso dei luoghi del Matese, si ha talvolta l’impressione di vivere in un luogo storicamente interessante, incontaminato dal punti di vista naturale: benedetto da Dio. È una percezione tanto diffusa da sembrare ovvia, quasi una proprietà naturale del territorio. È facile dimenticarsi che la trasformazione del territorio in patrimonio dipende da un processo storico molto recente, legato a una serie di condizioni politiche, economiche, religiose e culturali della tarda modernità. Chi conosce l’esiguità dei manufatti antichi conservati nelle più piccole chiese del nostro territorio, pervenuti fino a noi, non fatica certo a rendersi conto della eccezionalità che offrono le due Chiese di Letino (quella parrocchiale di San Giovanni Battista e quella di Santa Maria al Castello di proprietà comunale), presentando manufatti pittorici (pitture su rame, altari in marmo policromo, maioliche del 700) e tra questi la statua della Madonna del Castello che da poco ha subìto un intervento di ordinaria manutenzione quali spolvero e disinfestazione.
L’opera: le condizioni e il restauro
Non possediamo alcuna notizia sull’anonimo autore e i committenti. Gli attenti esami effettuati dalla restauratrice Dott.ssa Michela Acquaro, con la sorveglianza dell’Ufficio Diocesano Beni Culturali ed Edilizia di Culto, hanno spostato la datazione del manufatto risalente al 1500. Il ventaglio delle ipotesi oscilla infatti tra l’inserimento della statua all’interno del periodo della permanenza nel Castello di Letino della famiglia Carbonelli, Signori del luogo i quali commissionarono la statua della Vergine a sconosciuto artista napoletano, per arricchire la cappella palatina dell’immagine della madre di Dio, unico manufatto ligneo presente nella chiesetta stessa. Come è noto negli anni 50-60 del secolo scorso il manufatto subì un restauro invasivo che lo ha snaturato e per tale motivo non è stato possibile un recupero dell’opera d’arte nella primaria bellezza; pertanto ci si è limitati a fare una attenta opera di disinfestazione e di spolvero. La policromia antica, sicuramente molto lacunosa, è conservata sotto l’attuale, il panneggio ha perso la morbidezza antica ed è stato irrigidito da una ammannitura che ha ricoperto il tutto. Si è studiato attentamente come aumentare l’attuale cromia ridando luce alla doratura e alla base del manufatto, tenendo conto della devozione e della sensibilità del devoto che attraverso un recupero filologico della statua non avrebbe più riconosciuto l’oggetto della propria devozione. A promuovere il restauro l’intera comunità letinese che ha fatto capo a due comitati appositamente costituiti e all’Amministrazione comunale: a tutti loro va il ringraziamento per l’operosità, la tutela dei luoghi e la promozione che ne fanno.
*Responsabile dell’Arte Sacra nell’Ufficio Beni Culturali ecclesiastici ed Edilizia di Culto della Diocesi di Alife-Caiazzo