Noemi Riccitelli – Netflix continua a macinare film e serie TV nella competizione alla migliore offerta di intrattenimento tra piattaforme streaming, specie in questo periodo estivo, in cui le sale cinematografiche sonnecchiano neghittose e gli utenti sono alla ricerca di svago dalla noia e dal caldo.
Nel fare ciò, il colosso dello streaming ha giocato carte molte valide: pensiamo al recente The Gray Man, con la firma dei fratelli Russo, a serie come Stranger Things che ha fatto parlare (e ancora lo fa, in realtà) di sé per circa due mesi, nell’attesa della seconda parte uscita il 1 luglio.
Ecco che, così, negli ultimi giorni di questo afoso luglio, arriva la serie Uncoupled, con protagonista un attore molto amato e noto al pubblico fruitore e appassionato di serie TV “storiche”, Neil Patrick Harris, consacrato dal suo ruolo nella fortunata serie How I Met Your Mother.
Uncoupled, inoltre, nasce dall’idea di due grandi e già rodati sceneggiatori e produttori TV, Darren Star, creatore delle iconiche Beverly Hills 90210 per Fox e Sex and the City per BBC e della più recente Emily in Paris sempre per Netflix, e Jeffrey Richman, il cui nome pure è unito a serie di successo come Frasier e Modern Family.
La serie prevede 8 episodi di circa 30 minuti ciascuno, la cui regia è curata da 3 principali registi, Andrew Fleming, Zoe R. Cassavetes e Peter Lauer.
Michael Lawson (Neil Patrick Harris) è un agente immobiliare che convive felicemente da ben 17 anni con Colin (Tuc Watkins), tuttavia, quest’ultimo decide di porre bruscamente fine alla loro relazione, proprio nel corso della serata in cui lo stesso Michael ha organizzato una festa a sorpresa per i 50 anni di Colin.
Devastato, Michael deve riprendere in mano la sua vita e cerca di inerpicarsi, non più con lo stesso entusiasmo giovanile, nel mondo dei single della caotica e sfavillante, contemporanea New York.
Interessanti le intenzioni di narrare in modo leggero e naturale la vita sentimentale di un uomo omosessuale di oggi, tuttavia, Uncoupled finisce per risultare banale, poco originale.
In particolare, la serie tende a replicare lo stile narrativo e, in diversi momenti, le stesse situazioni di Sex and the City che, come già sottolineato, è stata la serie simbolo della serialità anni ’90, ideata da Star, il quale è riuscito non solo a cristallizzare e a rendere in modo efficace il life-style di una certa classe sociale della metropoli americana, ma anche a veicolare messaggi di spessore riguardo la consapevolezza e la coscienza femminile, così come riflessioni, non scontate per quegli anni, sul confronto di genere.
In Uncoupled c’è l’intenzione di rappresentare la comunità omosessuale, e questo in parte riesce, perché fatto con spontaneità e spirito, ma spesso la sceneggiatura cade in luoghi comuni e battute superficiali, di smalto ridotto; tornando al confronto con Sex and The City, i personaggi omosessuali risultavano più credibili e veri nella serie BBC e le loro battute celavano spesso uno humour sagace e diretto, che hanno fatto amare e reso uniche quelle figure: si pensi a Standford Blatch, interpretato dal compianto Willie Garson.
Neil Patrick Harris è certamente il centro di interesse della serie: oltre ad essere il protagonista, la sua interpretazione è valida e piacevole; Harris infatti proviene dal mondo teatrale e sa dare spessore ai suoi personaggi, inoltre, è un attore molto amato e ha un seguito fisso che, anche nel caso di Uncoupled, segue i progetti cui prende parte.
Accanto a lui, tra i personaggi secondari della serie, si distinguono l’attrice Tisha Campbell-Martin, nota al pubblico come la Janet nella sit-com Tutto in famiglia, che conserva la sua energia e simpatia nel ruolo di Suzanne, collega di Michael, anche se la sua interpretazione risulta, a volte, grottesca in questo senso; Marcia Gay Harden, che interpreta la ricca, altezzosa e pungente Claire, cliente di Michael, mentre Brooks Ashmanskas e Emerson Brooks sono Stanley e Billy, migliori amici del protagonista,definiti da due tradizionali ruoli fissi: Stanley è romantico, disilluso, a tratti goffo, Billy, invece è l’amico sicuro di sé, audace, possibilista.
Nel complesso, Uncoupled è una serie godibile, leggera, rivolta ad un pubblico ampio ed inclusivo: si guarda senza impegno, ma la narrazione, nonostante le valide premesse, trova intoppi e cede a stereotipi e moduli già visti, che faticano a far appassionare lo spettatore.