Gaetano Corbo, attore e regista, con il suo Com’è sentirsi soli si è appena guadagnato due premi al Venice Art & Film Festival come Miglior attore e Miglior debutto cinematografico. Niente male per il giovane di Piedimonte Matese con lo sguardo proiettato sul suo futuro nel cinema e un bel po’ di sogni nel cassetto, per sé e per la sua città d’origine. Non ha caso ha scelto Piedimonte Matese come set del suo primo lavoro: “un modo per condividere con la mia città – che è bella – questa prima emozionante esperienza e soprattutto condividere con gli amici il mio debutto”.
Dopo gli studi al Liceo linguistico James Joyce “che ho frequentato non per imparare le lingue ma perché lì c’era la possibilità di recitare ed esprimersi artisticamente” racconta Gaetano, inizia a frequentare corsi di recitazione, intensificando la sua formazione con masterclass ed esperienze presso accreditate scuole: un corso intensivo di recitazione cinematografica con Sergio Sivori; un corso di recitazione cinematografica presso “Laboratorio di arti sceniche di Massimiliano Bruno” con Alessandra Fallucchi; un Masterclass “Tecnica Chubbuck” con Patrizia De Santis; e più di recente, corsi di doppiaggio, ma solo per citare alcune delle sue scuole: vere e proprie palestre in cui scopre che oltre a voler diventare un bravo attore non gli dispiacerebbe dirigere qualche film.
Sceglie dei modelli a cui ispirarsi: Marlon Brando, Robert De Niro, Leonardo Di Caprio per le capacità di interpretare ogni ruolo e e diversi generi; per la regia sceglie di approfondire lo studio su Sergio Leone e il suo migliore alleato Ennio Morricone. Non si spaventa di aggrapparsi a questi totem per dare vita al suo di lavoro, per produrre idee e progetti di suo pugno, ispirandosi a qualcuno più grande di lui. “É importante ispirarsi, studiare l’arte di chi è più bravo, comprendere i motivi di scelte artistiche; ma ancor più importante è personalizzare il lavoro che farai perché sia tuo, parli delle tue capacità, riveli ciò che altri non hanno detto, comunichi ciò che vuoi donare”.
Umiltà in Gaetano vuol dire imparare per ricreare; osservare per ispirarsi; lavorare duro per emergere nuovi e diversi. Ma soprattutto portare valori attraverso il cinema, anche nel più breve passaggio di scena e di secondi, confermando con le sue parole, il potenziale di un’arte – appunto il cinema – che continua ad essere contenitore e rampa di lancio per messaggi che fondono suoni, parole, immagini, silenzi per l’unico risultato: “aprire lo spettatore su delle domande di senso, non per forza risposte…”. Su tutto questo ha lavorato nella sua opera prima Com’è sentirsi soli, “cortometraggio al limite del tempo massimo, volutamente, per riuscire ad inserire in molteplici dettagli la mia visione di cinema attraverso la regia”, spiega brevemente, anticipando che il suo lavoro sarà proiettato a Piedimonte Matese, presso il complesso monumentale di San Tommaso d’Aquino in settembre. La candidatura al Venice Art & Film Festival, concorso online che bimestralemente premia i migliori, ora lo tiene con il fiato sospeso sperando di poter ricevere riconoscimenti finale del Concorso; con lui nella squadra del suo cortometraggio ci sono attori, tecnici e costumisti “sono tutti amici di Piedimonte Matese” e tra loro Antonio Accarino, ormai affermato musicista e compositore che ha scritto la colonna sonora del film.
In venticinque minuti Gaetano racconta la giornata tipo di una coppia in crisi: “è il racconto di un uomo e una donna che rileggono il proprio rapporto, si mettono allo specchio chiedendosi a che punto sono della loro relazione”. C’è una priorità nel messaggio di Corbo: “quanto contano verità e coraggio nei legami perché essi siano o non siano vero amore; quanto conta essere sinceri con se stessi e con l’altro assumendo la responsabilità di decisioni: troncare? Continuare a stare insieme? Come mettere la propria vita mattone su mattone senza temere di cambiare e accettare il cambiamento. Verità con se stessi e con gli altri; verità che è rispetto e libertà ben dosati”. Viene da un giovane Gaetano, venticinque anni, la riflessione…
I contenuti rivelano il suo mondo interiore che si palesa alle prime battute, e non sono da copione: Gaetano porta una gran carica e voglia di comunicare, il sogno di creare occasioni anche nella sua città in cui l’arte del cinema possa esprimersi ad alta voce (ha già in mente come fare); per lui la vita, come in un film, “non è fatta di finali mielosi e dolci ma di prospettive che si aprono continuamente, di confronti, di dialogo, di riflessione silenziosa e scambi di idee”.
Con lui si parla di tecniche, di arte, di budget, di sponsorizzazioni, di talento, di sogni difficili da realizzare. Il suo primo approccio con l’arte del cinema gli ha provocato altra fame di lavoro; ciò che lo entusiasma al momento di questa esperienza è il valore dell’amicizia “grazie al cinema, al periodo della formazione, alle esperienze occasionali come un provino o un colloquio, un passaggio su un set entri puntualmente in connessione con altre persone, altre anime con cui si stabilisci uno scambio intenso, proficuo; il cinema mi sta rivelando esperienze così”.
E mentre prosegue la candidatura del suo recente cortometraggio nei più svariati Festival cinematografici, non resta con le mani in mano, ma è al lavoro per un nuovo progetto, più completo, dedicato alla musica in cui lui stesso reciterà la parte del protagonista e si esibirà al pianoforte.
“Una bella passione, una bella storia da raccontare”, parla così della sua storia e di questa passione che ai tempi del Liceo gli sussurrava prospettive future “era qualcosa che avevo già dentro: palcoscenico, stare a contatto con il pubblico, recitare, immedesimarsi in altre storie. Quando qualcuno mi chiede perchè vuoi fare l’attore, è proprio quello: raccontare tante vite ma vivendo solo la tua fondamentalmente”. Si definisce buono, simpatico, circondato dall’affetto della famiglia “intesa come parentela e come amicizie… una dimensione a cui tengo molto in un tempo in cui la cura dei legami si è rarefatta”. Ma è anche malinconico, nostalgico ma felice di esserlo “ci sto bene nella mia malinconia, e la porto con me sempre”.
Per Piedimonte Matese sogna uno spazio dedicato all’arte e alle sue manifestazioni in maniera indipendente. Ha le idee chiare su come realizzarlo; noi gli auguriamo di crederci in questo progetto e di piazzarlo presto.