Di Padre Fabrizio Cristarella Orestano
Comunità Monastica di Ruviano (Clicca)
XX domenica del Tempo ordinario – Anno C
Ger 38,4-6.8-10; Sal 39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-57
Pagina dura quella di Luca in questa domenica estiva!
Una liturgia della Parola che ci pone grandi domande e che ci chiede dove vogliamo essere nella storia come uomini di fede, che ci chiede se, nella storia, vogliamo esserci come discepoli di Cristo Gesù.
Nel tratto dell’evangelo di questa domenica Gesù pare che abbia un linguaggio che non gli si addica … un linguaggio duro, che può apparire addirittura violento e divisorio! È questa una pagina in cui Gesù non lesina neanche parole dure che suonano come insulti: «Ipocriti!». Si badi che qui Gesù non sta parlando a quelli che negli evangeli sono indicati come i suoi nemici (Farisei, Sadducei, Scribi, Anziani del popolo…); qui Gesù si rivolge ai suoi discepoli e li chiama ipocriti! Ipocriti perché non riescono a dirsi la verità su questo Messia che stanno seguendo, non vogliono prendere sul serio le sue parole che dicono una via così lontana da ogni buon senso mondano.
La pace che Gesù porta non è una pace irenica, che tutto appiattisce, benedicendo tutto e affermando che, in fondo, tutto è uguale e tutto va bene … non è la pace irenica di certa fluidità che oggi impera e che si vuole mascherare come espressione di tolleranza, di evoluzione, di civiltà, di diritti da conquistare, di progresso sociale.
La pace che l’Evangelo porta (e che quindi Gesù porta!) è una pace costosa che chiede fuoco e coraggio di lasciarsi annegare nel mare perverso del mondo per raccontare un altro uomo! Gesù ha fatto così: si è lasciato annegare nella Passione per salvare il mondo! È questo il fuoco che Gesù è venuto a portare, un fuoco che nasce da un’immersione che Lui sceglie di vivere (ecco cosa è il battesimo di cui parla! D’altro canto, il verbo greco baptίzein significa “sommergere”, “immergere”).
Gesù si immergerà nella Passione e nella morte, si immergerà negli abissi del male del mondo, si immergerà nell’abisso dell’inferno per cercarvi l’uomo perduto, percosso, ferito e preda della morte. E ricordiamo il viaggio del Samaritano che incontra proprio un uomo così! Il passo evangelico di oggi ci fa comprendere che quel Samaritano non è un quieto benefattore filantropo che compie una bella azione per un povero sfortunato! Quel Samaritano (e ne conosciamo bene il volto!) soccorre l’uomo incappato nelle spire del peccato e della morte pagando un prezzo! Un alto prezzo! Pagando il prezzo di divenire Lui stesso uomo ferito, percosso, abbandonato, preda della morte e della morte di croce (cf. Fil 2,8).
In questo testo di Luca Gesù proclama che vorrebbe che quel fuoco già divampasse e che quell’immersione fosse già all’orizzonte! Chi si mette alla sua sequela si troverà circondato da quel fuoco e prossimo a quell’immersione! Un fuoco e un’immersione che non lasciano la vita del discepolo nella quiete e nella pace mondana ma lo catapultano, invece, nel fuoco rivoluzionario dell’Evangelo e lo affogano nella Passione del Signore!
Si è disposti a questo?
Sappiamo leggere i segni nel nostro tempo dell’assoluta necessità di una vera sequela che è rischio, che è perdita, che chiede un prezzo?
Non ci sono altre sequele! Non ci sono sequele di Gesù ireniche e a basso prezzo! È meglio rinunciare alla sequela che farne una parodia e una mistificazione! Chi volesse trasformare l’Evangelo in “religione” acquietante è davvero un ipocrita! È uno che vuole apparire quel che non è (“ipocrita” significa “attore”)!
Il discepolo è un uomo di fuoco, capace di perdere, di essere come il suo Signore un perdente per il mondo!
Il Regno lo si conquista, e lo si dona al mondo solo in un modo: perdendo e perdendosi!
Come al solito è un paradosso … ma è così!
Gesù oggi ci sfida con questo paradosso!