Ancora festa per lo Sport italiano; e ancora una lezione, l’ennesima, per comunicare a voce alta che non si vive di solo calcio (almeno nel nostro Paese). La gioia di una medaglia, dieci, addirittura 67 negli Europei di nuoto appena conclusi al Foro Italico; ma ancor di più la gioia di vedere in gara una giovane rappresentante della tua terra: è il caso della nuotatrice matesina Antonella Crispino scesa in vasca per i cento e i duecento farfalla, nel secondo caso gareggiando in finale.
Cosa ha provocato tutto questo? E quali reazioni per il pubblico di casa?
Nei giorni delle gare si sono sovrapposti commenti e messaggi di auguri ma soprattutto uno spontaneo e sincero tifo, per lei, ma per tutto lo sport (il nuoto) da lei rappresentato…
Fare festa insieme; provare insieme la tensione della gara; attendere davanti alla tv un risultato sperato; tifare, esclamare, esplodere in quel “Siiiiii” finale che celebra le prodezze indipendentemente dal risultato di una medaglia: tutto questo ha regalato Antonella Crispino alle comunità di Piedimonte Matese e San Potito Sannitico ma anche a quelle limitrofe che negli ultimi anni l’hanno seguita ricordando le sue prime prestazioni in vasca nella piscina comunale di Piedimonte.
Ebbene, lo sport unisce nel tifo e nella festa, accende la curiosità e soprattutto l’interesse per discipline – che non sono il calcio super pagato e i suoi derivati da gossip che viene troppo facilmente proposto da ogni mezzo di comunicazione (in barba a quel calcio di categorie inferiori) – ma che rappresentano valori, prestazioni, modelli di spessore. E sono esaltazione della bellezza umana espressa nei corpi e nelle loro inarrivabili prestazioni; sono manifestazione dell’intelletto che si esprime in forme d’arte e sincronìe che celebrano la vita e come essa possa manifestarsi nei movimenti, nelle coreografie, nei ritmi, nei muscoli, nella resistenza, nell’istinto, nel movimento che a volte sa di divino…
Stesso encomio all’atletica che ai Campionati europei di Monaco, sulla scia delle Olimpiadi di Pechino, ha continuato a regalare all’Italia belle soddisfazione e un sentimento di maggior vicinanza tra il pubblico e quegli eroi in canotta e pantaloncini.
Grazie a chi ci crede in ogni sport! Grazie alle famiglie che decidono di invertire il senso di marcia di tanti impegni per seguire i propri figli nella realizzazione di un sogno non facile che è mix di allenamenti, rinunce al divertimento e purtroppo anche alla bellezza di qualche amicizia; grazie agli allenatori e tecnici che diventano di “famiglia” e confidenti e dietro le quinte vivono altrettanti sacrifici costruendo con i loro allievi piccoli traguardi quotidiani, inciampi, prendendo in faccia una spugna che a volte si getta perché quella scelta sportiva inizia a stare stretta sulla pelle di un giovanissimo.
Grazie agli atleti, esempio di coerenza, serietà, irreprensibilità, ma anche perché sognatori e simpatici performer che ci ricordano quanto lo sport sia anche divertimento (ce lo ha dimostrato il Fantaeuropeo, gioco online a cui tanti nuotatori si sono prestati; o nel recente passato puntualmente ce lo ricordavano le uscite di Valentino Rossi in sella alla sua moto).
Perché non fare del nuoto una disciplina professionistica? Lo chiede a gran voce, da tempo, la campionessa Federica Pellegrini che dalla vasca non è mai uscita pur avendo detto “no” alle gare: il suo attaccamento all’acqua oggi la fa essere “Global Ambassador” a difesa di diritti di nuotatori e di una disciplina che merita visibilità, spazio, vantaggi, e più facili vie d’accesso per chi decide di appassionarsi. Ormai la macchina organizzativa che segue un atleta o una squadra e il tifo affezionato sono tali da mutare la considerazione (e la pratica) del nuoto da puro divertimento a qualcosa di diverso e più complesso.
È riuscita Antonella Crispino ad avvicinare nuovi giovanissimi alla vasca? Di sicuro ha tenuto in entusiasmo i nostri pomeriggi televisivi; e come lei, tutti gli altri, ci insegnano che sport non sono solo visibilità e successo ma una vita dedicata a migliorare se stessi, a suscitare il piacere e il divertimento del pubblico, a dimostrare, metaforicamente con ogni disciplina, che la vita è un percorso di tappe, ferite, traguardi, successi, a volte rinunce, passi indietro, scuse e strette di mano, far play, simpatia, euforia, audacia. Ma mai da soli, sempre in team.
Sono tanti i successi che scatenano la consueta frase d’occasione “L’Italia deve ripensare lo sport ed investire di più nelle strutture”. L’Italia, quella dei piccoli paesi e grandi città, della Scuola ma anche del Lavoro è in debito con i suoi cittadini per il perdurare delle mancate occasioni di incontrare, conoscere e praticare sport, sia per piacere, sia per agonismo.
Sessantasette medaglie agli Europei di nuoto non bastano per dirci sul “Tetto d’Europa”.
Ma forse da qui possiamo ripartire.