Prosegue a suon di accuse social la polemica contro il nuovo piano traffico messo in atto dall’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Vittorio Civitillo (gruppo Rise). Ai primi prevedibili disagi, legati ad ogni cambiamento, sono seguite lamentele crescenti: commercianti, residenti, passanti, parti politiche che con gran fatica “vedono” il piano adatto alla Città di Piedimonte. Lunghe code di auto e automezzi in entrata e uscita dalla Città nelle ore di maggior confluenza (via Ferritto e via Caso sono quelle sotto la lente) con prolungati tempi di percorrenza per accedere alle abitazioni, ai luoghi di lavoro, ai servizi (sanitari, commerciali, pubblici o privati).
Piedimonte Matese non si è svegliata certo da un giorno all’altro con il problema della gestione del traffico urbano, ma l’attuale disposizione comunale esaspera una situazione di per sé già difficile e pesante: è soprattutto il caso dei danni denunciati dai commercianti, privati di comodi e pratici accessi per la clientela; Via Ferritto (dall’Epitaffio fino a Porta Vallata) ne è simbolo: se un tempo erano contestate le strisce blu (parcheggi a pagamento) che limitavano l’accesso dei veicoli in prossimità dei negozi, ora sono le code di auto a frenare nei cittadini anche solo il desiderio di spostarsi in quella zona della città; e così, per effetto domino, lamentele si alzano da quasi tutti i gestori delle attività commerciali. Ritorna però accanto al disagio oggettivo la domanda che da qualche decennio (da quando si sono moltiplicate le auto e le cilindrate di queste) accompagna ogni proposta di miglioramento della viabilità urbana: e se ci si muovesse anche a piedi, lì dove possibile? Perché spesso è possibile…a maggior ragione in una città alle porte del Parco del Matese, dove un evento ogni tre propone criteri di sostenibilità ambientale e di migliore qualità della vita.
Resta tuttavia il sogno di un piano traffico che in tanti avrebbero voluto discutere, condividere, comprendere, vedersi spiegato e giustificato dal Sindaco ancor prima di trovarsi imbrigliati nelle file interminabili senza la possibilità di cambiarlo (tanto comunicato con tono severo dall’Amministrazione), per poi invece subire nuovi accorgimenti e in ultimo l’invito ad avere “pazienza”: il primo cittadino fa appello al “coraggio di cambiare” in vista di un futuro migliore per costruire la vivibilità sperata per Piedimonte: “per cambiare occorre essere rivoluzionari; occorre anche avere l’umiltà di capire che probabilmente c’è una strada diversa”, lo ha detto tra le righe, toccando velocemente la vicenda “piano traffico” in apertura del Festival dell’Identità in corso dal 3 all’11 settembre. Costruire l’identità futura, questo è nei programmi dell’Amministrazione a cui i cittadini chiedono di partecipare secondo quella logica di “sussidiarietà” promesso loro in campagna elettorale e che tanto conta in ogni processo di crescita di una comunità: ascoltarsi, proporre, discutere, avere di fronte a sé un interlocutore, metabolizzare scelte difficili ma coraggiose e forse (perché no) lungimiranti: del resto i sensi unici sono diventati comodi servizi in molte città, ma in quelle città con un sistema viario di strade parallele e perpendicolari dove ritornare al punto di partenza è questione di pochi minuti e dove i servizi al cittadino sono raggiungibili anche dal trasporto pubblico. Piedimonte Matese non ha questo disegno nella sua struttura urbana.
Fin dai primi disagi è partita una raccolta di firme su iniziativa dei commercianti che gravitano su Via Caso e via Sant’Antonio nei pressi della Stazione ferroviaria.
Si parla di cambiamenti dallo scorso novembre, ma agosto, presumibilmente il mese con meno traffico, è stato scelto per sperimentare il piano; e considerati i disagi di questi giorni, la popolazione teme il peggio con l’inizio dell’anno scolastico per il confluire in città di un numero ben maggiore di auto e pullman per il trasporto degli studenti essendo qui concentrate tutte le Scuole superiori di questo versante matesino e della valle alifana.
“Senza dialogo non c’è buona amministrazione” titola il comunicato del gruppo di minoranza Progetto Piedimonte guidato da Costantino Leuci; sulla stessa scia si pone Andrea Boggia esponente dell’altra minoranza consiliare Per Piedimonte (che fa capo al gruppo cittadino di Fratelli d’Italia) il quale in un intervento pubblico sulla sua pagina facebook chiede rispetto per la democrazia ossia per il voto espresso dai cittadini che hanno posto la loro fiducia nel gruppo capeggiato da Civitillo. I gruppi di minoranza hanno più volte chiesto, anche formalmente, il confronto sulla vicenda piano traffico con l’idea di portare al tavolo della discussione le istanze di tutta la popolazione com’è vero che maggioranze e minoranze solo insieme sono rappresentativi di tutti: “il sindaco sta mostrando di non conoscere la città, la sua vita quotidiana e i suoi problemi più urgenti”, così il gruppo Progetto Piedimonte. Nel dibattito anche il gruppo politico Potere al Popolo.
Tante le polemiche che vanno sui social, per molti ormai l’unica strada percorribile senza fila per far giungere al Sindaco la rabbia, la protesta, il disagio; tra esse si inserisce seppur con fatica, il proposito di qualche cittadino che consapevole di ciò che accade invita alla calma e comunque ad una esposizione pacata degli effettivi problemi: se al sindaco si contesta il mancato lavoro di squadra con la comunità, è di squadra che si risponde, superando anche l’acceso e ininterrotto fluire di accuse che contaminano l’opinione pubblica non di soluzioni ma di fervori polemici.
Piedimonte è allo specchio: le prospettive di fuga che si intravedono mostrano una città intasata sì di auto ma soprattutto di cemento ed edifici fatti crescere un po’ ovunque nonostante un’Italia che avvisava i primi segnali di calo demografico e di nuove ondate migratorie verso il Nord; erano anche gli anni in cui maturava un po’ ovunque il valore dei centri storici da recuperare e abitare, ma non qui: ed ecco infatti condomini e villette sparsi ovunque nella città che fu la piccola Svizzera (per vivibilità e prosperità) a danno di due centri storici ormai dimora di pochi con l’eterna fatica per le botteghe locali di resistere e tirare avanti (ancor prima del difficile piano traffico attuale) che restano presidio di piccola economia e di socialità, poco aiutata ma tante volte mostrata per propagandare la memoria dei luoghi… Quelle auto che tanto consumano, che tanto ingorgano, che condanniamo nelle nostre teoriche battaglie ambientaliste, quando possibile, lasciamole da parte anche per amore di questa storia perché il pane, la pasta, la carne e la frutta hanno lo stesso sapore anche se acquistati sotto casa e non ammassati nei carrelli da autodromo delle cattedrali commerciali da raggiungere necessariamente se motorizzati; in quei negozi, dove lo spazio ristretto ci obbliga a scambiare parole con chi ci sta accanto non ci mancherà l’essenziale (perché è l’essenziale ciò di cui abbiamo bisogno, e meno tortillas messicane e brodi orientali…).
Se per cambiare serve coraggio, ognuno ci metta il suo.