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Ailano, sequestrata piantagione di cannabis. La tutela dei territori nelle responsabilità di ogni cittadino

In azione i Carabinieri di Ailano, i "Cacciatori di Puglia" e il Comando Provinciale dell'Arma: sequestrate 500 piante di cannabis in un'area di 1000 mq

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Più vicina di quel che pensiamo: una estesa piantagione di cannabis nel territorio di Ailano, in località “Verdesca” (nell’area verso Pietravairano).
Siamo alle porte del Parco del Matese, in una piacevole zona verde che guarda il massiccio appenninico dove in maniera indisturbata la banda criminale è riuscita a mettere in piedi una ordinata coltivazione: le riprese aeree concesse dal Comando Provinciale dei Carabinieri mostrano non solo il quantitativo di vegetazione illegale ma anche la predisposizione delle stesse, dunque la curata organizzazione dell’impianto.
Il sequestro effettuato lo scorso 7 settembre è stato reso noto ieri con un comunicato della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (scarica): la piantagione custodiva 500 piante di cannabis indica su un’area di 1000 mq; in azione i Carabinieri della Stazione di Ailano con il supporto dei “Cacciatori di Puglia” e del Comando Provinciale di Caserta che da tempo monitoravano e controllavano la zona e i sospettati. Sono stati arrestati in tre, un italiano e due uomini di nazionalità albanese.
In un casolare vicino, ben nascosto dalla fitta boscaglia, sono state rinvenute 2,5 chilogrammi di foglie di marijuana in essicazione; in un vicino container altra sostanza stupefacente già essiccata. I tre uomini sono stati arrestati e condotti al carcere di Santa Maria C. V.

 La tutela dei territori   Superata la cronaca e il sensazionalismo delle immagini che mostrano il lavoro ben portato a termine dall’Arma, resta l’amara consapevolezza di quanto territori tranquilli, distanti dal traffico, e spesso ritenuti intatti siano invece contaminati di illegalità divenendo indisturbate aree dove la criminalità gestisce e pianifica traffici illeciti. Riappropriarsi dei luoghi è una soluzione: non esserne padroni ma essere custodi e osservatori degli spazi che per storia e tradizione e geografia appartengono secolarmente alle comunità, è anche questo un modo per tenere lontano la mano pesante della criminalità organizzata.

 

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