Home Arte e Cultura Festival dell’Identità, l’esperienza e i nuovi orizzonti

Festival dell’Identità, l’esperienza e i nuovi orizzonti

Il Festival dell'Identità chiude i battenti, che in poco più di una settimana ha visto la presenza a Piedimonte Matese di docenti universitari, attori, pittori, cantanti lirici. Un cenno particolare va dato alla visita del critico d'arte, Vittorio Sgarbi, alle chiese della città

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Vittorio Sgarbi, al termine del suo intervento al Chiostro di San Domenico ha visitato alcune chiese di Piedimonte Matese. La foto lo ritrae in Ave Gratia Plena davanti alla tela raffigurante le Nozze di Cana, opera di Nicola Maria Rossi datata 1732

Armando Pepe – Il Festival dell’Identità ha da poco chiuso i battenti della prima edizione. È stata una scommessa, vista la lunga carrellata di ospiti, la diversificazione e una logistica in cui non sono mancate le difficoltà, ma, tirando le somme, si potrebbe dire che la scommessa è stata vinta. In tutta Italia si tengono eventi di ogni sorta, a cadenza mensile e in molti casi settimanale: dal “Festival del Medioevo” a Viterbo e a Pontremoli, al famosissimo “Lucca Comics and Games” nel ponte dei Santi, che catalizza l’attenzione di centinaia di migliaia di persone. I festival sono attrattori importanti, soprattutto perché mettono insieme persone e identità differenti, nella consapevolezza che soltanto la pluralità di visioni, la molteplicità di pareri, rendono migliori le relazioni umane e i contesti sociali in cui viviamo. Piedimonte Matese, in poco più di una settimana, ha ospitato più di trenta docenti universitari, pittori, attori, cantanti lirici. La direzione verso cui proseguire è già segnata, nella speranza che nei prossimi anni si ritrovi ancor di più quella curiosità intellettuale che da sola rappresenta il vero sale della vita.

Oltre alle conferenze, immortalate con professionalità e rara assiduità dal professor Fernando Occhibove, rimangono attuali i suggerimenti espliciti ed impliciti. In particolare, la visita serale di Vittorio Sgarbi alle chiese di Piedimonte ha riaperto un mondo senza veli. La nostra ricchezza artistica consiste, per più della metà, nel patrimonio ecclesiastico: quadri e affreschi che ci rimandano a fasti passati, ad un’operosità che è possibile ravvisare nell’iconologia, nella committenza, negli ex voto, nel particolare che si fonde col totale, l’anima stessa di una comunità.

Visitando la Chiesa dell’Annunziata, Vittorio Sgarbi ha voluto ammirare da vicino l’imponente Tela delle Nozze di Cana, dipinta dal pittore napoletano, allievo di Francesco Solimena, Nicola Maria Rossi, durante il Viceregno austriaco (1707-1734). Dato che Piedimonte ha la sua opera più grande, perché non si organizza una mostra antologica di Nicola Maria Rossi, prendendo in prestito le sue opere dai musei europei (Francia e Austria, ad esempio)? Nella sagrestia della Basilica di Santa Maria Maggiore, invece, sono conservate testimonianze di Francesco De Mura e Paolo De Matteis, oltre a tante altre rare preziosità.

A ragion veduta, si dovrebbe investire molto di più, anche in previsione dell’arrivo dei fondi del PNRR, per la manutenzione sia degli affreschi sia dei quadri che, specialmente nella chiesa annessa al Convento di San Domenico, appaiono evidentemente deteriorati. C’è molto da fare, né si ha la pretesa che si faccia tutto e subito, ma basta che si inizi. Bisogna comprendere che la cultura, se ben incanalata, può diventare un volano economico di primaria rilevanza; ma per far ciò occorre che si sia tutti concordi, enti, istituzioni e cittadini, che la via da percorrere sia contrassegnata dalla concordia, dall’unità d’intenti.

Degna di plauso è l’attività dell’amministrazione comunale, che sta percorrendo il difficile cammino della condivisione culturale, senza dimenticare l’identità che, per quanto termine ambiguo e polisemico, rappresenta il primo movente di una comunità. Notevole, infine, in epoca di cosplay, è stata la rievocazione storica, cronaca di una festa barocca, delle nozze di Aurora Sanseverino e Niccolò Gaetani, avvenute il 26 ottobre 1686 a Grumento Nova, in provincia di Potenza. La storia locale affratella.

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